Run alone
L’aritmetica è importante in politica e in democrazia ma non è il solo criterio di valutazione , soprattutto sconsiglia di sommare grandezze non omogenee. Disabituati a ragionare in termini politici, può capitare di perdersi in dietrologie o alchimie interpretative estrose (molto di moda) come se la decisione del Partito Democratico di presentarsi al vaglio degli elettori da solo, fosse dettata da ragionamenti velleitari o di riduzione di un danno che ove mai dovesse inverarsi, sarebbe difficile attenuare. Abbiamo probabilmente dimenticato che ogni strategia politica o elettorale contiene un margine di rischio che nessuna alleanza, per quanto ampia, o patto di desistenza o accordo tecnico potrebbe mai diminuire. Abbiamo disimparato il coraggio e la determinazione e dissipato il talento di far progetti non ideologici ma egualmente improntati ad una visione del mondo, ad una coerente direttrice di pensiero.Nella pratica quotidiana del puro e semplice smussare gli angoli, un po’ a me, un po’ a te, abbiamo annacquato la stessa idea di Sintesi. Oggi possiamo contare sulla certezza che le differenze tra il PD e i possibili alleati, sono tali da poter consentire un risultato soddisfacente solo dal punto di vista numerico, NON certo da quello politico. A che serve rabberciare un’alleanza, un cartello elettorale che in teoria potrebbe più agevolmente guadagnare il risultato ma rischia di sgretolarsi in ogni momento per mancanza di una comune visione del mondo? L’ideale cassetto della scrivania del Consiglio dei Ministri presieduto da Romano Prodi , è pieno di Progetti di Legge approvati e mai pervenuti all’Aula per mancanza di numeri. Unioni di fatto, Conflitto d’interessi, Legge sull’immigrazione … Che vittoria è stata quella del 2006 ? Ogni provvedimento assunto è stato l’esito di un lungo lavorìo per contrastare veti o comporre litigiosità. Se il buono che il governo Prodi ha realizzato, stenta ad emergere lo si deve anche all’immagine di disgregazione che ha prevalso su tutto. Oggi per delineare un’alleanza a priori, il PD dovrebbe smentire la propria identità, i maggioritari per vocazione è bene che anticipino nei fatti, il proprio senso del fare politico non solo quello pur nobile del testimoniare. Se trattasi o meno di scivolamento al centro, lo decidano i Programmi e non le aggregazioni. Ma sia chiaro da subito, il PD non corre con spirito olimpico. Corre per vincere.
Difficile pensare ad un’etica della vita scollegata dal Principio di Responsabilità e se è pur vero che trent’anni fa gli strumenti di diagnosi prenatale erano meno evoluti rispetto a quelli odierni è altrettanto vero che la legge 194 è stata, quanto alle possibili innovazioni tecnologiche e al progresso della scienza medica , egualmente saggia e lungimirante nel sancire la possibilità di sottoporsi ad aborto terapeutico oltre i 90 giorni , senza fissare limiti temporali, affidando ogni valutazione in tal senso, al rapporto medico paziente. All’interno di questo spazio che oggi si tende a mostrare come un vuoto legislativo, è inscritto il principio della maternità cosciente e responsabile, il diritto alla salute della madre e del concepito il codice deontologico e l’obbligo espresso di rianimare il feto abortito vivo. La gestazione è convivenza di due soggetti dipendenti uno dall’altro, entrambi titolari di diritti potenzialmente in contraddizione, l’articolo 6 e 7 della legge 194 sono un miracolo d’equilibrio nella tragica circostanza in cui il riconoscimento pieno dei diritti di uno, potrebbe tradursi nella negazione dei diritti dell’altro, risolvendo nel contempo il problema dell’ incostituzionale obbligo di portare a termine la gravidanza costi quel che costi e l’ incostituzionalità della la pura e semplice volontà della donna e cioè il suo diritto potestativo sul concepito.Atteggiamenti dogmatici non appartengono alla cultura delle donne e sui temi della maternità responsabile sarà sempre possibile stabilire un confronto.Non sul terreno delle intimidazioni morali però, tantomeno della criminalizzazione o peggio di strane equiparazioni aborto/pena di morte.Nel referendum confermativo del 1981 questo Paese percepì il Dramma e la Necessità stabilendo che il difficile lavoro di sintesi tra differenti istanze che era alla base della Legge 194 , andasse preservato.Quello spirito noi dovremmo tutelare senza pasticci, chiedendo che le eventuali innovazioni tecnologiche vengano messe al servizio della tutela del diritto alla salute della madre e del concepito sulla strada già delineata dalla legge 194.
