Naturalezza dei diritti

Naturalezza dei diritti

E’ possibile che stanco degli equilibrismi lessicali, delle acrobazie normative, dei distinguo e delle carte in regola, che contraddistinguono il dibattito sui DICO, Michele Santoro giovedì sera, abbia preferito  mostrare la comunità omosessuale al Gay Pride di Roma 2000 e non intenta alla scrivania manageriale o in sala operatoria o in cattedra  a la Sorbonne,  tutti luoghi in cui si cimentano gli omosessuali di successo in favore di camera,ciò a dimostrazione, da una parte che ce l’hanno fatta anche loro e dall’altra che oramai sono tra di noi in grisaglia e non più a laccarsi le unghie nel segreto dei ghetti.Ben precisando il senso di quella scelta,il conduttore ha messo l’accento sul problema dell’Eccesso come sintomo di negata visibilità.Come dire che continuare a sventolare Dolce & Gabbana come esponenti del mondo gay vuol dire davvero poco, anzi nel caso in cui si dovessero esprimere entrambi,addirittura niente.A seguire la trasmissione si è avvalsa della presenza di un amministratore pubblico e del suo compagno notevolmente più giovane e di una coppia di lesbiche che grazie alla fecondazione assistita (in altro paese) e ai pacs (idem) ha messo su famiglia in Italia,con tanto di pupetta in età scolare.Un amore venticinquennale, a quanto si apprende.Arrivati a questo punto, se qualcuno ,incauto,avesse voluto, avrebbe potuto anche introdurre il piatto forte teodem del dibattito sui DICO  costituito dal richiamo al  diritto naturale peccato che,guardandosi intorno,chiunque avrebbe concluso come la naturalezza in realtà viaggi in tutt’altra direzione.Ed è  stato così che, irritato dal clima che nel frattempo Marco Travaglio aveva contribuito ad arroventare agitando lo spettro di Andreotti e del clero talvolta pedofilo,il Guardasigilli sdegnato è uscito per la comune prima ancora di poter sorridere compiaciuto (così usa tra gente di mondo, in questi casi) alle vignette di Vauro.La trappola tesa,perchè di questo si è trattato, si è rivelata fatale.Quel che stupisce è che il Ministro abbia dimostrato risentimento e finanche minacciato provvedimenti nei confronti della faziosità del conduttore (hai capito la novità).Insomma vanno bene le arene, i realities di scontro fisico e umiliazione,le torte in faccia e gli schiaffoni in diretta ma quello che davvero è intollerabile è un conduttore non addomesticato e un programma in cui si parli apertamente di Diritti, chiamando le cose con il proprio nome.Che mestiere fa un giornalista che concorda preventivamente con il suo ospite ancorchè ministro il taglio da dare alla trasmissione.E poi Santoro un problema reale l’ha evidenziato : il rifiuto dei politici di confrontarsi con i cittadini che poi è quel che determina l’ allontanamento degli stessi dalla politica.Per qualsiasi intimo motivo Michele Santoro lo abbia fatto (Gigioneria?Propensione all’arringa?Narcisismo spinto?) poco importa : egli ha detto la verità che oltre che essere,come qualcuno ricordava,rivoluzionaria,ha anche il gran pregio di avere consistentemente a che vedere con il mestiere che assai compiutamente,svolge.Può dire la stessa cosa il Guardasigilli?

A guide to recognizing your saints

A guide to recognizing your saints

guida 07 

Guida per riconoscere i tuoi santi è uno di quei  film con le carte in regola :dai produttori (Sting e signora) ai premi ottenuti (il Sundance di Robert Redford, ma è anche stato  miglior film per  la Settimana della Critica a Venezia) e poi ci sono gli attori Robert Downey jr,Chazz Palminteri e Diane Wiest nonchè il regista di talento Dito Montiel alla sua Opera Prima.Infine ci si è messo anche Nanni Moretti che, conquistato dalla pellicola, ne ha organizzato l’anteprima al cinema Sacher, presenti più o meno tutti i santi fin qui nominati.Sting in testa,il quale dichiara di non voler far più il produttore (ed è un peccato) e a sorpresa anche Chazz Palminteri .Tutto l’armamentario fa pensare al  tipico film  indie destinato però a divenire mainstream della qual cosa non si può che essere lieti :

Storia di un ragazzo che tagliando i ponti con famiglia d’immigrati e amici bulli laggiù nel Queens,approda a Los Angeles e diventa sceneggiatore di successo.Intensa calligrafia fatta di incroci di flashback a contrasto seppure in modalità rigorosamente atemporale : da una parte il presente con Doneway azzimato e di successo ,dall’altra il passato con lo stesso Doneway un po’ più degagèe, figlio dell’immigrazione nicaragueno- irlandese vittima di emarginazione e miseria.

guida14

Il ritorno a casa per assistere il padre moribondo diventa un ‘occasione classica  di riflessione sul conflitto presente/passato,qui Monteil affronta necessariamente un sistema emozionale complesso anche se l’indubbio talento gli consente di dominare con destrezza una materia, delicata e sempre a rischio di sbavature.Bello il set,le atmosfere e soprattutto la descrizione degli amici sopravvissuti all’aids alle sparatorie e alla galera.Sono loro i santi da riconoscere.

Guida per riconoscere i tuoi santi (A Guide to Recognizing Your Saints) è un film a colori di genere drammatico, poliziesco della durata di 98 min. diretto da Dito Montiel e interpretato da Robert Downey Jr., Rosario Dawson, Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Eric Roberts, Channing Tatum, Scott Michael Campbell, Melonie Diaz.
Prodotto nel 2006 in USA e distribuito in Italia da Mikado

  

Marc delle meraviglie

Marc delle meraviglie

gli amanti in rosaesterne072046120703204754_big

Un compendio di  sensualità dato dal bisticcio tra espressione di abbandono e  compostezza dell’intera mise – dalla capigliatura all’irreprensibile polsino –  di questa donna che con il suo sconcerto, sovrasta e quasi nasconde la figura dell’amante. Di lui  egualmente s’intuisce la passione : sono quelle braccia intorno al collo ma soprattutto è la leggera pressione della mano di lei sull’avambraccio a rivelarne l’intensità.Sullo sfondo il colore più adatto a rappresentare quel che sta accadendo tra questi due esseri.

Marc Chagall – Gli amanti in rosa – Complesso del Vittoriano.Mostra  Chagall delle meraviglie a cura di Claudia Beltramo e Meret Meyer.Fino al 1 luglio.

Reclusione portatile

Reclusione portatile

8ap99273170803172201_big

La liberazione delle donne afghane dalla schiavitù del burqa, doveva diventare la success story dell’intervento militare occidentale.Sei anni dopo, nonostante alcuni significativi cambiamenti in campo legale ed istituzionale,la realtà è ancora molto critica e le donne che hanno il coraggio di esporsi,lo fanno a proprio rischio.Fuori da Kabul,là dove domina la santa alleanza tra i talebani,i signori della guerra e le milizie private,la vita delle donne procede tra insicurezza personale ed abusi quotidiani.I governi locali prendono impunemente decisioni che limitano la libertà femminile non molto diverse nella sostanza, da quelle dei talebani.L’onore della famiglia si misura attraverso il comportamento delle donne  e il burqa – reclusione portatile, come da brillante definizione dell’antropologa Hanna Papanek – è uno strumento per salvaguardare questi valori.Soprattutto è diventato una misura di sicurezza,un modo per uscire di casa senza essere aggredite.

foto Reuters

8marzoap99286080803172135_big

Olympe de Gouges (dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791)

Olympe de Gouges (dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791)

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA

 

 

Uomo, sei capace d’essere giusto ? E’ una donna che ti pone la domanda ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e rendi a te l’evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso a questo capolavoro immortale.
Solo l’uomo s’è affastellato un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacità, nell’ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più.

 

 

Preambolo

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina. 

Articolo I

La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

Articolo II

 Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.

Articolo III

 Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata.

Articolo IV

 La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione. 

Articolo V

 Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.

Articolo VI

 La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti. 

Articolo VII

 Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa. 

Articolo VIII

 

 La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne. 

Articolo IX

 Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole. 

Articolo X

 Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge. 

Articolo XI

 La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge. 

Articolo XII

 La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata.

Articolo XIII

 Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria. 

Articolo XIV 

Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse ad un’uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta. 

Articolo XV 

La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, ad ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione. 

Articolo XVI

 Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione. 

Articolo XVII Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità