Parola di Romano
Si può essere o meno d’accordo con la politica del Governo ma non si può negare che, dopo una settimana dominata da discussioni sui nuovi modi della comunicazione politica,l’apparizione di Romano Prodi in televisione, ci abbia riconciliato con il valore della Parola intesa come strumento per produrre dialogo,e non come oggetto contundente da scaraventare addosso agli intelocutori.Adottare un registro improntato più che alla semplice pacatezza, a quella civiltà che s’incarica delle argomentazioni dell’altro senza dovere per questo rinunziare ad un linguaggio dirimente,rappresentano una fatica che importa un retroterra culturale e politico che a Romano Prodi non fa davvero difetto,impresa resa ancor più difficile in una televisione in cui fa più sensazione il costo della buvette che l’aver riportato a livelli accettabili ,il disavanzo primario.Sarà anche letargico, poco incline agli effettacci dell’arte oratoria o a quella d’indovinare la cravatta, il Presidente, ma è di tutta evidenza che al Fare Politico servono rigore,diligenza,chiarezza e coraggio, non le definizioni rifritte o le denunce strillate ma l’indicazione dei percorsi con i quali procedere al superamento degli ostacoli.Lì si determina la Differenza e in tal caso, il linguaggio attraverso il quale ci si esprime, non è mai neutro. Romano Prodi ci ha trasmesso un po’ di chiarezza sugli orientamenti del Governo, senza creare aspettative con annunci trionfali (che pure gli sono stati vivamente richiesti) e riuscendo a parlare di risultati raggiunti.Che non sono pochi ne’ di poco conto.Anche se per sua stessa amissione, molto rimane ancora da fare. Stamattina invece, leggo che gli si imputa di appartenere ad una classe politica tutta chiacchiere e televisione.Può darsi. Ma visto che le nuovissime invettive invitano a scegliere con quali chiacchiere stare,io non ho dubbi : sto con quelle di Prodi.