Un festival normal (l’aggiornamento vien di notte)

Un festival normal (l’aggiornamento vien di notte)

 

Le président du jury, l’Italien Nanni Moretti :

Insediatosi al Gray d’Albion – niente Carlton, siamo sobri – e rilasciata un’ intervista a Libè destinata a rimanere unica almeno fino alla fine del Concorso, il presidente du jury occupa da un paio di giorni ogni tipo di cronaca per aver imposto lo stile Conclave ad un andamento spensierato che, negli anni scorsi, tra quotazioni dei bookmakers, interviste, esternazioni, balli, canti e ammicchi aveva fatto carta straccia della riservatezza, elemento indispensabile ad accompagnare ogni decisione che si rispetti. Le raccomandazioni – tre –  peraltro uguali a quelle di Venezia 2001, salvo abrogazione di una quarta sulla partecipazione alle feste delle produzioni,sono apparse troppo severe e ciò con buona pace dei soliti maligni  sempre pronti a sostenere come non sia del tutto inutile ricordare ai giurati che i film vanno visti per intero, che le riunioni non si disertano e che alle proiezioni pubbliche è  meglio non applaudire. 

C’è un giudice a Cannes.

Ouverture  :

Affidata come meglio non si sarebbe potuto a Wes Anderson e al suo tradizionale reliquiario di magnifiche ossessioni – dal cast stellare allo stile narrativo meticoloso e mai fine a se stesso – coadiuvato nella scrittura da Roman Coppola realizza questo Moonrise Kingdom ,fuga romantica dalla famiglia ( o dall’assenza della medesima) di due problem kids inseguiti, sceriffo Willis in testa,  da un’intera comunità.Tenero racconto del primo amore vissuto in un malinconico  e disfunzionale universo di adulti.

Non sarà un festival per donne..

ma Marion Cotillard mette a segno l’ interpretazione difficile, cioè a dire : intensa e non compassionevole di una donna che perde le gambe ma non la voglia di vivere in De rouille et d’os, film dell’habituee di Cannes Jacques Audiard. E Kathryn Bigelow ha presentato al Marché il suo Zero Dark thirty sui Navy Seals che fecero l’impresa (di catturare e uccidere Bin Laden).

Biografie:

A Roman Polanski  – Roman Polanski a film memoir di Laurent Bouzereau – e a Woody Allen – Woody Allen a documentary di Robert B. Weide – sono dedicati questi due belle biografie in forma di documentario. Taglio drammatico per il primo, esilarante per l’altro. Entrambi da non perdere.

Polemiche (non stucchevoli) :

Yousry Nasrallah preferirebbe che il suo  Après la bataille  non fosse venduto in Israele che considera un paese non in linea con le attuali aspirazioni del popolo egiziano.  Comprensibile – sebbene le vendite non dipendano dalla sua volontà – desiderio ma eventuale  perdita per il pubblico israeliano di un film  di grande efficacia proprio nel momento in cui  racconta lo scontro/incontro tra due universi – lealista e rivoluzionario –  incomunicabili.Quanto di meglio ci si potrebbe attendere in una sala di Gerusalemme.

Domani (oggi)

Reality !

 

 

Chi ha paura dei pirati

Chi ha paura dei pirati

 

 

 

 

 

 

 

I numeri ridotti –  nove milioni di aventi diritto –  che nell’ansia politologica di indicazioni generali devono essere spacchettati,  confrontati, riaggregati  e proiettati. Insomma rimaneggiati al punto da sortire risultati sorprendenti : in  una di queste tante operazioni di analisi del voto è persino saltato fuori un PDL stimato al 40% probabile vincitore di future consultazioni politiche.Tanto per dire.

 

Con tutto il rispetto per le discipline che soprintendono i conteggi di questo tipo ,sarebbe forse più utile limitare ogni speculazione ai dati in sé e soprattutto aspettare gli esiti del secondo turno. Per il resto, il quadro era già noto prima ancora di cominciare la campagna : sarebbe stato stupefacente se il centro destra tra bufere  internazionali, domestiche e (soprattutto) malgoverno avesse mantenuto i propri consensi, che a seguito di ciò non si fossero manifestati fenomeni quali l’astensione o la frammentazione in migliaia di liste civiche difficilmente classificabili – anche ai fini dei conteggi di cui sopra-  e che, come nel resto d’Europa, il Populismo discendente diretto della crisi, dell’euroscetticismo,del rigore come misura unica di risoluzione dei problemi economici, non determinasse il successo di formazioni come il Movimento 5 stelle.

 

 

Ovunque presenti. Si chiamano Partito per la  Libertà (Paesi Bassi) Grande Romania, Piratenpartei  (Germania) , Jobbik (Ungheria), Ataka (Bulgaria) Democratici (Svezia) English Defense League ( Gran Bretagna) ai quali si aggiungono vecchie conoscenze come il Front National  (Francia) e Alba d’oro (Grecia). Sono contro le élite liberali colpevoli di essersi allontanate dal popolo e contro la globalizzazione che con la libera circolazione di merci ed esseri umani minaccia l’economia degli stati. Agiscono su pulsioni semplici offrendo soluzioni altrettanto  semplici a problematiche complesse mentre con la pretesa che l’idea di popolo possa essere definita con chiarezza, credono che sia possibile rappresentarne le istanze  in maniera univoca.

 

In questa logica si colloca il movimento di Grillo, pesca voti dall’astensionismo e dai delusi di una politica talmente immiserita che a fronte di simili preoccupanti risultati – ma non è ovviamente il 5 Stelle  il vero problema – continua a parlare di alleanze, rifondazioni e congressi, come se una giusta Reimpostazione  bastasse a vincere le prossime Politiche.Come se vincere le prossime Politiche fosse l’unico assillo possibile in costanza dello sfracello.

 

 

 

Destra o sinistra,vincenti o perdenti del secondo turno, poche sono le cose a cui mettere mano per restituire a se stessi un poco di credibilità. Legge elettorale in primis, regolazione dei Partiti, sulla scorta dell’articolo 49 della Costituzione, riduzione dei rimborsi elettorali e avvio della prima lettura per la riforma costituzionale che prevede la riduzione dei parlamentari a partire dalla prossima legislatura.Il tempo stringe ma (ancora) c’è.

 

E infine smetterla di agitare il populismo e l’anti-politica per nascondere le proprie responsabilità spostando su altro l’attenzione. Nel momento in cui il popolo sovrano ha affidato ai Pirati di casa nostra il compito di essere rappresentato, costoro meritano ogni rispetto, non ultimo quello che li sottopone alla prova dei fatti, come chiunque altro, prima di essere giudicato.

 

Superare i partiti, come da ambizioso programma grillesco, può essere un obiettivo affascinante.Per fare cosa, vedremo in corso d’opera.

Dix-sept ans après (enfin un homme normal)

Dix-sept ans après (enfin un homme normal)

Laddove per normal s’intenda una tradizionale formazione da  École nationale d’administration,  borsa di studio con soggiorno negli USA e una carriera  tra Parlamento e Partito  fino ai massimi vertici, dunque segnata da grandi soddisfazioni  ma anche da pesanti insuccessi, in effetti François  Hollande può considerarsi un uomo politico normale.

 

Ovvero senza glamour, bling, amici impresentabili, finanziamenti discutibili da parte di  anziane e ricche signore, né matrimoni e nascite di Stato esibiti in finta e rutilante riservatezza. E senza Vacheron Constantin.

 

E bene ha fatto François a valorizzare al massimo quel dispregiativo  normal  affibbiatogli dall’avversario – il più gentile, i meno gratificanti da fronte interno  spaziavano da Flanby a Couille molle passando per Monsieur Royal e Mashmallow – rendendolo immediatamente un indicatore  di controtendenza.

 

François Hollande è plasticamente tutto quello che Nicolas Sarkozy non potrebbe mai essere. Lo confermano i suoi modi, la sua visione e il suo progetto politico. Nessuno spettatore dopo aver assistito a le Débat avrebbe potuto concludere che non fossero stati a confronto due programmi differenti. Certo tassare i più ricchi,investire nell’istruzione, pensare ad un diverso rapporto con l’Europa sono stati gli elementi forti e più convincenti del programma di Hollande  Ma i francesi che l’hanno scelto hanno in modo inequivocabile espresso la volontà di metter fine ad un’era deprimente dal punto di vista culturale.

 

Non so se il ritorno di quel  François,  così come auspicato dallo striscione qui sopra, potrà davvero realizzarsi ma è sempre motivo di grande soddisfazione quando gli elettori affidano le loro speranze di cambiamento alla sinistra.E in un momento come quello che stiamo vivendo potremmo azzardare.. di felicità.

(ah …ce joli mois de mai)

 

 

 

 

 

 


Soirée extrême au FN (l’esprit de la France)

Soirée extrême au FN (l’esprit de la France)

Quattro elettori su cinque hanno preferito un candidato diverso dal presidente uscente che pertanto arriva al secondo turno in posizione di svantaggio. Primo inedito ed epocale dato nella storia della V Repubblica. E bocciatura secca di una politica di grandi annunci, grandi aspettative e scarsi risultati.

 

Il Secondo dato  assegna una consistente percentuale a Marine Le Pen, meritevole di aver dato una ripulita al vecchio Front e a se medesima da vecchi orpelli e parole d’ordine  estreme  e di aver infine scoperto il welfare –  Attention! Solo per i francesi – di aver intercettato la protesta,la disillusione e il malcontento e forse anche lo spleen,  ponendosi  come un classicissimo  candidato anti-sistema del tipo dopo di me niente sarà come prima. Il suo quasi 20% in termini di voti assoluti vale più del risultato del 2002 quando papà si posizionò al secondo turno seminando il panico e costringendo tutti a votare Chirac.

 

Marine pesca voti nelle banlieus,  miete consensi da nord a sud, spopola  nella nerissima Gard, la  lingua d’oca, e ha ragione quando rivendica essere il suo un voto eminentemente popolare.Niente di nuovo sotto il sole, qui la protesta contro tutto e contro tutti spesso pende a destra.

 

Una campagna fortemente antisarkozy – vendicando così l’affronto di un’operazione di ridimensionamento della destra estrema condotta nella scorsa tornata e con successo dal futuro Presidente – non lascerebbe spazio ad apparentamenti ufficiali. Papà del resto,tra le prime dichiarazioni rese, ha tenuto a precisare che Sarkozy è già finito.Non dovrebbero dunque esserci sorprese del primo maggio, data in cui il Front organizza il suo tradizionale defilee di nostalgici e nazionalisti in omaggio a Jeanne d’Arc in Place – mummia più, mummia meno- des Pyramides. In quella occasione Marine ha promesso che parlerà, si presume per un rompete le righe che sarà letto in chiave astensionista solo in parte.Non si escludono percentuali di antisarkozismi estremi in favore di Hollande e viceversa,questo secondo molti analisti, in evidente ossequio alla regola aurea del doppio turno ( al primo si vota per, al secondo contro)

 

Escluso dal Parlamento in virtù dei meccanismi elettorali, il Front coglierà, credo   l’occasione per tentare di entrarvi,le legislative di giugno potrebbero essere il momento giusto.In attesa di incontrare Jeanne D’Arc prima e di entrare in Parlamento,(forse),poi, militanti del front si scatenano nel loro quartier generale.L’ampia documentazione titolata da Libé  Quelle ambiance hier soir, au Front national à votre disposition 

 

Nell’illustrazione una delle più brutte raffigurazioni  di Jeanne d’Arc, quella di  place de Piramydes  (foto di Iain Mc Lauchlan)

Greetings from Rome

Greetings from Rome

 

E va bene : tra via Garibaldi e via dei Panieri pare che abbiano dato la cera al pavè, pettinato gli alberi e sistemato i vasi dei fiori :  non un sacchetto della differenziata, un motorino abbandonato, una foglia secca o un bruscolo e grazie ad una particolare scelta di  filtri  l’intera città sembra immersa nell’arancione (in un eterno colore d’estate?).

 

C’è sempre qualcuno che rimprovera a Woody Allen di non essere abbastanza neo – o  post – realista, pretesa assurda visto il regista e il tipo di storie che preferisce raccontare. E che sarebbe magari improprio ambientare tra le cartacce e il degrado di Torbellamonaca. To Rome with love non sfugge al tic demolitorio  di chi vorrebbe che i fasti della creatività fossero celebrati in ogni fotogramma.Quindi, nessuna sorpresa se anche in questa circostanza non sono mancate allusioni al luogo comune, alla cartolina, alle situazioni un po’ macchiettistiche e in buona sostanza ad una mancanza d’idee che oramai da tempo affliggerebbe il Genio.

 

Allora mettiamola così : abbiamo un americano a Roma che – come ti sbagli –  ama Trastevere e il cinema italiano degli sceicchi bianchi e dei vigili in servizio a piazza Venezia,  al quale non è sfuggita affatto l’aria che tirava (e forse ancora tira) l’estate scorsa mentre girava un film che avrebbe volentieri titolato Nero FiddledBop Decameron se a qualcuno non  fosse venuto il dubbio che Boccaccio non sia abbastanza conosciuto qui da noi.

 

Visione superficiale?Stereotipizzata della città? Forse. Ma questa  è esattamente l’idea che Roma suggerisce ad un qualsiasi  americano a Roma . Basterebbe un giro tra la dilagante comunità trasteverino-newyorkese  di via dei Panieri e limitrofe per rendersene conto.

 

Largo quindi alla prostituta simpatica e di buon cuore in rosso Almodovar,al modesto impiegato colpito da improvvisa notorietà, all’Opera lirica, all’impresario di pompe funebri con voce tenorile ma solo sotto la doccia, all’americano arrivato dove voleva (proiettivo e nostalgico) e a quello che deve arrivare (vagamente pecione e con le idee confuse) ma anche largo all’ironia,al divertimento,alla bellezza, alla cialtroneria e al disorientamento di questa città, idealizzata come del resto tutte le altre, secondo Allen (non vedo perché l’eventuale cartolina  dovrebbe risultare offensiva).

 

Abile  miscuglio di stili e atmosfere – il che è bene – per una pletora di attori in gran parte italiani impegnati in parti, particine e brevi apparizioni (con gran turbamento della critica per certe scelte,come se per dire il pranzo è servito ci volesse ogni volta Meryl Streep) e bella prova di Alec Baldwin,Jesse Eisenberg e Judy Davis.Oltre che di Allen stesso.

 

E siamo anche d’accordo che To Rome with love non è Manhattan,non è Annie e soprattutto non è Interiors –  il filone europeo senza europa di cui sembra  imprescindibile avvertire la mancanza –  ma uno non può passare la vita a fare il genio, soprattutto non può lavorare perennemente condizionato da soffocanti aspettative di nuovi Interiors,nuovi Settembre, nuove Pallottole su Broadway.Come se quell’ispirazione potesse riproporsi ogni volta con facilità.


La verità è che a Woody Allen piace lavorare.Spendersi e non centellinarsi. Da questa sua ferma determinazione sono nati buoni film e qualche capolavoro.Il resto sono gradevoli visioni, in genere ben scritte e decorosamente confezionate.Avercene. Roma ha già ringraziato durante le riprese.Figuriamoci se non ringrazia adesso.

 

 

 

To Rome with Love è un film a colori diretto da Woody Allen e interpretato da Woody AllenAlec BaldwinRoberto Benigni,Penelope CruzJudy DavisJesse EisenbergGreta Gerwig,Ellen PageAntonio AlbaneseFabio Armiliato.
Prodotto nel 2012  e distribuito in Italia da Medusa