Vous n’avez encore rien vu

Vous n’avez encore rien vu

Cronenberg – padre e figlio, giudiziosamente inseriti, il primo in Concorso, il secondo in Un certain regard –   e ancora Haneke, Vinterberg, Carax, Loach, Hillcoat, Daniels ,Kiarostami, Resnais, il nostro Garrone – con Bertolucci e Argento fuori concorso –  sono  solo parte  di una generosa selezione  – ancora da rifinire avvertono Thierry Fremaux  e Gilles Jacob che in questi anni ci hanno abituati a sorprendenti inserimenti last minute –

 

Insomma, mentre altrove l’unico pensiero sembra essere quale presidente – mai quale Progetto,ovvero :chi sostenuto da quali forze politiche –  sistemare ai vertici delle principali Rassegne, a Cannes i moventi  restano mostrare il Meglio del Cinema e far funzionare il Marché du film  secondo lo slogan  efficacité, visibilité, opportunité.Anche qui si cerca di aver ragione della crisi.

 

Non a caso è questo il più importante evento cinematografico al mondo.

 

Affiche dedicata a Marilyn nel cinquantenario della morte. Solido cartellone. Prestigiosa giuria, degnamente presieduta. Titolo del post in omaggio al film di Resnais – novantenne regista del cuore – e augurale di cose mai viste, missione principale del Cinema quando è Cinema. Pronti a partire,mi sembra.

 

 

 

Nell’illustrazione il manifesto ufficiale della mostra realizzato da Bronx (Parigi) da una foto  di Otto L. Bettmann

 

 

 

François ci prova

François ci prova

Durante il confronto televisivo con Alain Juppé, fondatore dell’UMP, Hollande  aveva già  precisato che in caso di elezione si sarebbe innanzitutto recato a Berlino, ma, nel riconfermare  la validità dell’intesa franco – tedesca, avrebbe anche chiarito che l’era Merkozy, poteva definirsi conclusa.

François  Hollande durante la sua campagna non ha mai mancato di esprimere la necessità di una rinegoziazione del Patto di bilancio – in vigore dal 1 gennaio 2013 –   che impegna i paesi dell’UE a un maggior rigore fiscale e all’attuazione di meccanismi per il contenimento del debito. Stesso concetto ha ripetuto in un’intervista a Der Spiegel precisando di voler mantenere in linea di massima  l’accordo con l’aggiunta però di un paragrafo sulla crescita, senza la quale non sarebbe possibile alcun riordino delle finanze pubbliche.

Dichiarazioni talmente elogiate dal  Financial Times da provocare le ire di Sarkozy che quanto a politiche europee si limita a vagheggiare una – poco attuabile – uscita da Schengen, tema eternamente caro alle Destre che in ogni angolo del continente fomentano divisioni speculando sull’idiosincrasia di una parte dell’elettorato a dover condividere welfare e servizi con gli immigrati.

Se François dovesse,come ci si augura,  spuntarla, si aprirebbero nuove prospettive per una ripartenza della sinistra in Europa nella quale oltretutto, da qui a un anno, si prevedono altre consultazioni elettorali in Italia come in Germania. 

 

Hollande che certo non dispone della verve che caratterizza le uscite pubbliche degli avversari, accende così  l’attenzione su una campagna presidenziale  non proprio interessantissima e questo nonostante  un gran numero di iniziative pubbliche, centinaia di militanti impegnati nei porta a porta e un discreto utilizzo della Rete (una valanga di messaggi inonda ogni giorno  twitter,attività praticata su larga scala anche dallo staff di Mélenchon). Ma al netto di ogni considerazione sulla natura fin troppo tranquilla del candidato, non si può certo dire che non esprima egualmente un’idea di Francia in contrapposizione a quella di Sarkozy.

Contrapposizione che spereremmo di ritrovare anche nella nostra futura campagna politica che così continuando rischia di vedere una materia del contendere appiattita, sfumata,inquinata da false problematiche.

Da ultimo, ma è una piccola notazione personale, ho trovato apprezzabilissimo l’ intendimento del candidato  socialista di sopprimere la parola razza dalla Costituzione. “Non c’è posto nella Repubblica per il razzismo ed è per questo che chiederò all’ indomani delle presidenziali in Parlamento di sopprimere la parola razza dalla nostra Costituzione” dove figura all’articolo 1)  “la Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l’eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione.

Non resta che incrociare le dita per lui.

Nell’illustrazione Hollande durante un’iniziativa a Cap – Gris – Nez . Foto di Calvet  da Libération

Don’t clean up…

Don’t clean up…

 

La più grave sospensione dei diritti della storia repubblicana, secondo Amnesty, si consumò nelle strade di Genova durante il G8 del 2001.  I fatti documentati da numerose troupe televisive,cinematografiche – Maselli, Scola, Monicelli, Pontecorvo, Pietrangeli, R.Tognazzi, Salvatores F.Comencini, Labate   ed altri – e dalle telecamere digitali di parecchi manifestanti, sono noti, poiché di quel girato non solo si  fecero film documentari, reportage visti in tutto il mondo ma parte di esso costituì materiale per le indagini e prove nei processi che seguirono.

 

 

L’inaudita gestione dell’ordine pubblico,la violenza gratuita ed i soprusi che caratterizzarono quelle giornate culminarono nella notte tra 21  e il   22 con l’irruzione da parte di reparti di polizia nella scuola Diaz,uno dei luoghi di raduno degli aderenti al Social Forum.Qui avvenne l’incredibile : persone inermi colte nel sonno e malmenate brutalmente furono prelevate a forza e tradotte nella caserma di Bolzaneto dove nei giorni successivi continuò lo scempio senza che nessuno,famiglie avvocati, deputati della repubblica potessero qualcosa per impedire gli abusi.

 

 

Vicari racconta questi episodi  in cui  rappresentanti dello Stato e tutori dell’ordine raggiunsero  livelli di sadismo inimmaginabili e lo fa ponendosi alla giusta distanza attraverso un’operazione filologica accurata che tiene conto delle carte processuali e pur senza costruire particolari teoremi non smette mai d’interrogarsi e di interrogare gli spettatori. Mostrare e non dimostrare è uno dei tratti del cinema maturo,laddove sono sufficienti le sequenze delle forze dell’ordine che introducono molotov nella scuola per capire che senso avesse l’intera operazione.

 

 

Un film duro e necessario che seppure lascia fuori campo quel che accadde nelle strade, di quei giorni è in grado di trasmettere il senso d’insicurezza dato dallo stravolgimento dei ruoli :  poliziotti che dovrebbero garantire il diritto di chi manifesta pacificamente che invece ne compromettono l’incolumità attraverso un’infame strategia esito di addestramenti irresponsabili.Ovvio che un simile racconto dovesse generare polemiche vuoi per quello che secondo alcuni testimoni manca vuoi per il momento di autocoscienza che il racconto regala al poliziotto interpretato da Santamaria.Gli amanti dei buoni tutti qua e i cattivi tutti là,sono sempre in agguato.

 

 

Così Agnoletto del Social Forum e Maccari del Coisp si sono subito lamentati. Secondo il primo Diaz è un’operazione commerciale piena di colpevoli omissioni – segue elenco dettagliato – e per il secondo il film è addirittura pericoloso rischiando la visione di fomentare nuove violenze. La solita zuppa,insomma, è servita.

 

Leggendo articolo e comunicato mi sono venuti in mente  film – politici e non – che non si preoccupano di trattare minuziosamente i fatti ma ne riescono egualmente a trasmettere il senso in modo così compiuto che i singoli episodi diventano elementi marginali anche quando non lo sono del tutto.E – so anche perchè – ho pensato a Gillo Pontecorvo che in quei giorni era in strada con Arriflex e operatore a documentare l’ultima battaglia.

 

 

 

Diaz (Diaz – Don’t Clean Up This Blood) è un film a colori di genere drammatico della durata di 120 min. diretto da Daniele Vicari e interpretato da Claudio SantamariaJennifer UlrichElio Germano,David JacopiniRalph AmoussouFabrizio RangioneRenato ScarpaMattia SbragiaAntonio GerardiPaolo Calabresi.
E’ anche noto con gli altri titoli “Diaz – Non pulire questo sangue”.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da Fandango

Vento del Nord

Vento del Nord

 

Si sarebbe potuto dire che martedì scorso tra prima e seconda serata – apertura affidata a  la rabbia e l’orgoglio del comizio di Bergamo, chiusura verso notte, da Vespa, con i dinieghi e le lacrime di  Rosi Mauro  –  fosse andato in onda l’annunciato  repulisti. Le ramazze di saggina ci sono e anche, sostenuta da un gran bisogno di rimozione, la volontà di chiudere a viva forza un capitolo decisamente imbarazzante.

 

Magari  solo in omaggio alla buona fede dei presenti accorsi  pagandosi la benzina come sottolinea a più riprese qualche  notabile.  Senonchè man mano che incalzano gl’interventi e monta il pathos quello che si profila sotto gli occhi di tutti è un modello sociale e culturale che quanto a perversione supera di gran lungo le possibili contestazioni di reato, tra mitologia del Capo,tradimenti, complotti, servizi segreti, punizioni esemplari, figli scavezzacollo, padri nobili  e mogli maestre. C’è la signora matura con carica di prestigio che non si accontenta del fidanzato decorativo, lo vuole pure laureato, chi noleggia la Porsche  ed esibisce la scorta, chi pensa di essere entrato nel Gotha dei finanzieri per via di quegli investimenti esotici (salvo poi accorgersi che persino in Africa hanno una legge sulla tracciabilità e quei soldi non li hanno voluti).

 

La promozione sociale costi quel che costi, sembra uno dei  loro criteri guida. E per ottenere il sospirato traguardo, sono disposti a tutto.

 

C’è infine chi guarda con apparente distacco tutto ciò : ha aspettato pazientemente sulla sponda  il cadavere del nemico che infine è passato e ora generosamente lo abbraccia e bacia e protegge .Tutto è perdonato.E tutta per lui si fa la festa.

 

Non sono solo gli ingredienti di un magistrale feuilleton, ma  tutti i colori della provincia smaniosa, mitomane e piccolo borghese riuniti in un tableau vivant ad alto contenuto drammatico, mentre, dopo aver offerto teste docili a parziale risarcimento del danno subito, si torna a casa felici : chi di aver avuto ragione di un periodo di veleni, chi di averla fatta franca – almeno per il momento – chi pensando di avere, con la sua brava scopa, davvero pulito il pollaio.

 

Può darsi che quei notabili, presi com’erano dall’alto compito di governare il Paese o il Comune o la Regione, davvero abbiano ignorato i singoli illeciti. Difficile ma possibile. Assai meno però che non si siano resi conto di cosa fossero diventati  nel frattempo quei figli,quelle mogli quegli amici. A meno di un totale distacco dalla realtà,inimmaginabile da parte di chi quella stessa realtà vorrebbe così consistentemente modificare.Cerchi magici senza incantesimi e Barbari sognanti ma con un sogno piccolo piccolo.

 

Venire a capo delle inchieste sarà niente rispetto al compito di rovistare in  quel pattume per tirarne fuori un semino di vera rinascita.Si costituiscono parte civile in uno dei  procedimenti, intanto,sentendosi danneggiati. Lo dovremmo fare anche noi, magari solo per lo spettacolo offerto.Ma sarebbe impossibile quantificare un congruo risarcimento.

 

In alto il sole sulle Alpi (foto di Ingegnere 86)

Miriam

Miriam

 

Molti anni dopo mi sono chiesta se in questa dedizione al partito non venisse esaltato un tratto tipico del nostro essere donne :  la disponibilità agli altri, il desiderio di assecondare la volontà dei dirigenti,  di conquistarli con la nostra devozione e obbedienza con il nostro lavoro così attento,disinteressato,ben fatto. Come si comportano le bambine nei confronti dei padri, amati e irraggiungibili.Si forse ci fu anche questo. E infatti molti nostri coetanei misero ben presto le briglie alla loro passione,e cominciarono – ma noi ce ne accorgemmo tardi – a ragionare,da uomini, anche in termini di potere.

 

 

Miriam Mafai Botteghe Oscure addio.Com’eravamo comunisti. 1996 Mondadori

 

(foto olycom Corriere)