Solo da noi (rise up)

Solo da noi (rise up)

Una spiegazione, magari parziale, ai fatti di ieri,  c’è  ed è presto detta : scegliendo di impegnare  il grosso delle forze dell’ordine  a proteggere l’immancabile Zona Rossa –   leggi  il triangolo Montecitorio, Senato, Residenza del Premier – presumibile obiettivo dell’ Assalto, si è messa a repentaglio la sicurezza di tutta la città,  impedendo al tempo stesso lo svolgimento di una  libera manifestazione.


Ergo : si sapeva che sarebbero arrivati i soliti.


E così  da un clima rasserenante ,  un po’ fasullo a dire il vero, tra complimenti e finezze,  Principi delle Asturie in visita agli indignados spagnoli, Presidenti e  Governatori in apprensione – operetta, stavolta, più che fiction  –  si è passati bruscamente alla visione, in senso strettamente materiale, di una  realtà – proprio qui da noi, nel paese cioè del governo imbalsamato che non riesce più nemmeno a compiere gli atti dovuti – che si manifesta sempre più con l’ evidenza dei quadri plastici.


Allora via alle banalità del giorno dopo : alle condanne, chi la polizia, chi i manifestanti violenti, dal c’era una volta il servizio d’ordine fino al giustificare la disperazione autolesionista di chi crede che incendiare un blindato in cinquanta sia più rivoluzionario che lasciar entrare in piazza una valanga di esseri umani ciascuno col proprio carico di esperienza e forse anche di disperazione, nel tentativo di tradurre quella presenza in gesto politico autentico e concretamente antagonista.


Ma la difesa di Palazzi vuoti in luogo della tutela di cittadini malmenati, svillaneggiati, frustrati nell’esercizio di un proprio diritto e irrisi da una banda di piccoli guastatori ben organizzati non riesce più nemmeno ad essere un’azzeccata metafora del presente : è esattamente ciò che accade.


Ce ne vuole stavolta di pelo sullo stomaco per il rituale esercizio della strumentalizzazione ma non dubito che qualcuno ben provvisto sia già al lavoro, vuoi per continuare a raccontarci la favola bella della sinistra origine di ogni disastro, vuoi minacciando il ritorno di un tempo che, nonostante gli sforzi di alcuni disperati,  non può tornare più. Statevene a casa ché è meglio, recita il sottotesto.


In ogni parte del mondo si sono svolte manifestazioni indignate, solo da noi è finita in tragedia grazie all’irresponsabilità diffusa dei soliti arcinoti : felpa o doppio petto. Gli uni degni degli altri.

Nell’illustrazione  da (Libération) un occupy wall street all’opera


Le parole per dirlo

Le parole per dirlo


Loro, i socialisti francesi, lo hanno chiamato engagement de reconnainsance dans les valeurs de la Gauche.L’impegno che, a scanso di equivoci, gli elettori delle primarie dovranno firmare prima di ricevere la scheda recita così:


Je me reconnais dans les valeurs de la Gauche et de la République, dans le projet d’une société de liberté, d’égalité, de fraternité, de laïcité, de justice et de progrès solidaire.


Difficile esprimere credibilità in epoca di concetti  sfibrati per abuso di passi indietro, ricette, crescita, alternativa e venti che cambiano ma, come si può vedere, il punto non è tanto cercarne di nuovi, piuttosto di netti e riconoscibili. Qualcuno poi dirà che liberté, égalité,  fraternité,  laïcité, justice et  progrès solidaire non sono appannaggio esclusivo della gauche mentre altri hanno già osservato che la firma di un simile impegno allontanerà dalle primarie gli elettori moderati. Nessuno però potrà affermare con troppa sicurezza che tra questo progetto di società e quello espresso dalla destra non ci sia differenza.In Francia come altrove.



The talking cure

The talking cure

Atmosfera checoviana, tutta mussole, orologi da taschino e pince-nez. Salvo poi scoprire che le tradizionali efferatezze cronenberghiane vivono egualmente – e nemmeno troppo tra le pieghe – in questo suo  The dangerous method ovvero :   The talking cure dal lavoro teatrale di  Hampton  a sua volta  riadattato da un libro di  Kerr.


Dove si narra della triangolazione, non propriamente  amorosa tra  Freud,  l’allievo prediletto Jung e la di lui paziente Sabine Spielrein la cui schizofrenia, sottratta alle infernali terapie dell’ospedale Burgohzli, sarà trattata appunto con la emergente talking cure:  riesumanti confessioni in luogo di immersioni in acqua gelida e chissà cos’altro.


La Spielrein, com’è noto funzionerà da detonatore nel  contrasto per divergenze  scientifiche dei due psicoanalisti, provocandone la rottura definitiva. Cronenberg si adopera a dar conto di tutto : dal poco deontologico rapporto erotico sentimentale tra medico e paziente, alle differenze d’impostazione tra maestro e allievo, comprese rivalità di generi diversi e del contesto, tra vendicative mogli tradite e poligamici  uffici dell’amico Otto Gross ( Vincent Cassel, sempre perfetto nel ruolo dello sciupafemmine, qui anche  ingravidatore seriale).


L’epilogo racconta  l’inevitabile fine del rapporto d’amore  ma soprattutto il gioco di sponda del terzetto con Sabine che si confida con Freud – e quest’ultimo, manco a dirlo,  severamente la rimprovera – mentre Jung coraggiosamente nega ogni addebito.


Non stupisca la dimensione miserevolmente umana soprattutto dei due conoscitori dell’anima, le cose andarono esattamente così : Sabine cui, tra una disputa e l’altra, furono  persino sottratte (da Freud) intuizioni scientifiche , una volta guarita, diverrà psichiatra – ovviamente freudiana, alla faccia dell’ex – costringerà il reprobo ad ammettere la relazione e infine prenderà il tè con la di lui moglie.


Ogni cosa al suo posto grazie ad un tragitto e ad un metodo pericolosi. Sembrerebbe.


Si attendevano polemiche e smentite dagli addetti che per fortuna non sono arrivate. Meglio così : le visioni, non funestate da chiacchiere sull’intangibilità del Genio, risultano più interessanti e a questo film, dall’accuratezza-  nonostante i territori decisamente ostici –  dei dialoghi alla consueta perfezione formale, non manca nulla per esserlo davvero.





A Dangerous Method è un film di genere drammatico della durata di 99 min. diretto da David Cronenberg e interpretato daViggo MortensenKeira KnightleyMichael FassbenderVincent CasselSarah GadonAndré HennickeArndt Schwering-Sohnrey,Mignon ReméMareike CarrièreFranziska Arndt.
Prodotto nel 2011 in USA e distribuito in Italia da Bim Distribuzione

Il dio della carneficina (e quello della regia)

Il dio della carneficina (e quello della regia)

Niente in Carnage è del tutto sconosciuto : Non la storia, da una pìece teatrale, ovunque e con successo, rappresentata,  di Jasmina Reza, (qui anche co-sceneggiatrice),  né la messa in scena dell’ipocrisia borghese o della labile inconsistenza di Principi solo orecchiati ed esibiti alla maniera del mazzo di tulipani gialli che Tavoularis ha piazzato al centro della scena.

Tantomeno  il racconto del massacro senza spargimenti di sangue, tema assai caro a Polanski, o la dimestichezza con la quale  l’unità tempo spazio –  complessa da rendere al cinema – viene assoggettata a  cambi di inquadrature frequenti ma disciplinate da un montaggio cui l’intero film deve molto.


Eppure per ognuno dei  novantasette minuti, opportunamente sforbiciati da un testo  forse troppo parlato, niente riesce ad essere prevedibile. L’incontro tra i Cowen e i Longstreet genera una dinamica feroce, tra scontri verbali e mutevoli alleanze,  prima di coppia, poi di genere, infine tutti contro tutti. E mentre l’aggressività monta, la camera si muove lasciando intravedere gli scorci di un appartamento newyorkese tipicamente upper class : Polanski ha trasferito la vicenda dalla Francia in America (Variety, seppur sommessamente, non ha gradito).Una piccola vendicativa deroga alla fedeltà del copione.Come dargli torto.

Finale affidato non tanto ai giovanissimi Cowen e Longstreet, i ragazzini che dopo essersele suonate e aver involontariamente provocato l’incontro massacrante  tra le rispettive famiglie, tornano a giocare tranquillamente ma ad un piccolo animale domestico abbandonato che scappa via, felice di non dover avere a che fare con gli orridi padroni.

Attori molto bravi e compenetrati nell’indispensabile sopra le righe.Bravissimo anche il vicino di casa che ad un certo punto si avvicina alla porta incuriosito dagli strepiti  nell’appartamento accanto. Un’intrusione alla Hitchcock. Piacevolmente appropriata.










Carnage è un film a colori di genere drammatico della durata di 79 min. diretto da Roman Polanski e interpretato da Jodie FosterKate WinsletChristoph WaltzJohn C. Reilly.
E’ anche noto con gli altri titoli “God of Carnage”.
Prodotto nel 2011 in Francia, Germania, Spagna, Polonia e distribuito in Italia da Medusa il 16 settembre 2011.


Cose di questo mondo

Cose di questo mondo



A proposito della nutrita lista di film sull’ Immigrazione sparsi un po’ per tutte le Sezioni della Mostra,  non potevano mancare ironie – l’espressione istituiamo il premio gommone d’oro, sarebbe degna di Abatantuono/Patierno se non fosse stata davvero pronunciata – nè conclusioni tirate per i capelli sul fatto che il cinema italiano  sarebbe ossessionato dai Migranti. Ma visti i cartelloni dei concorsi internazionali  in cui film ad analogo tema, per di più provenienti da paesi – Francia o Stati Uniti – che con l’integrazione fanno i conti da decenni, trovano ampio spazio, il problema non si dovrebbe nemmeno porre.

Resta il fatto che qui da noi siamo semplicemente afflitti dalla Bossi Fini, madre di tutti i disastri legislativi , da una politica che – parola di Olmi – non è più degna di rispetto e da un’informazione che distorce fatti e numeri alimentando paure e xenofobia .

Seppure fosse ossessionato, il nostro cinema ne avrebbe ben donde.


Dunque Olmi,  Crialese, Lombardi, Patierno, Cupisti, Segre, Gipi. Ciascuno con il mezzo che gli è proprio  –  l’apologo, la commedia, il dramma,il racconto fantastico, il documentario –  ma tutti lodevolmente intenzionati a resistere alla tentazione del lacrimevole, a scantonare il didascalico, la lezioncina, il luogo comune per mettere in scena, dell’immigrazione, il punto di vista di chi attraversa il mare in cerca di futuro ovvero gli sconquassi che il fenomeno determina nelle comunità di eventuale accoglienza. Ultimi e penultimi non sempre solidarizzanti in situazioni di sfruttamento, schiavitù, criminalità, assenza di valori.



Approcci differenti,  e mentre Patierno citando  Un dìa sin mexicanos – un mondo senza migranti non è nemmeno concepibile – ridicolizza l’imprenditore del nord est che invece vorrebbe spedirli tutti a casa, Olmi restituisce un senso e una funzione ad una chiesa abbandonata che riprende vita accogliendo una comunità di clandestini e  Crialese tocco lieve – anche troppo – ma gran partecipazione emotiva nel descrivere cosa davvero succede nell’isola degli sbarchi  tra pescatori,clandestini, turisti.


E poi c’è Là Bas,  lavoro  riuscitissimo sull’educazione criminale di un giovane migrante di Castelvolturno sullo sfondo della strage del 2008. Racconto veritiero, onesto, quasi in presa diretta, recitato in francese inglese e dialetto del luogo – ci sono i sottotitoli – da un cast all black di attori non professionisti. Lombardo mette a servizio della verità la sua esperienza di cameramen  conferendo alla narrazione l’immediatezza che le è indispensabile. E se è consentita una nota personale, a me ha ricordato, in più tratti , il miglior cinema italiano.


Ma la buona notizia, è un’altra : oltre il Leone per la migliore opera prima, Là Bas a Venezia ha trovato persino un distributore.All’ultimo all’ultimo…e pensare che nessuno voleva crederci




Cose dell’altro mondo è un film a colori di genere commedia della durata di 90 min. diretto da Francesco Patierno e interpretato daDiego AbatantuonoValerio MastandreaValentina Lodovini,Sandra CollodelGrazia SchiavoMaurizio DonadoniVitaliano Trevisan, Riccardo Bergo, Sergio BustricFulvio Molena.
Prodotto nel 2011 in Italia e distribuito in Italia da Medusa


Là-bas è un film a colori di genere drammatico della durata di 100 min. diretto da Guido Lombardi e interpretato da Kader Alassane,Moussa MoneEsther ElishaBilly Serigne FayeFatima Traore,Salvatore Ruocco.


Terraferma è un film a colori di genere drammatico della durata di 88 min. diretto da Emanuele Crialese e interpretato da Filippo Pucillo,Donatella FinocchiaroMimmo CuticchioBeppe FiorelloTimnit T.Martina CodecasaFilippo ScarafiaPierpaolo SpollonTiziana LodatoRubel Tsegay Abraha.
Prodotto nel 2011 in Italia, Francia e distribuito in Italia da 01 Distribution


Il villaggio di cartone è un film a colori di genere drammatico della durata di 87 min. diretto da Ermanno Olmi e interpretato da Michael LonsdaleRutger HauerMassimo De FrancovichAlessandro Haber.
Prodotto nel 2011 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution