Chi ben comincia…( tanti auguri al cinema italiano )

Chi ben comincia…( tanti auguri al cinema italiano )

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Tanti auguri al cinema italiano, che riesca a liberarsi di querelles oziose, di battibecchi stucchevoli, di polemiche provinciali  su chi riempie le sale col nazionalpopolare e chi le svuota con i film raffinati, su chi è premiato ai festival  ma fa crollare il box office, mentre quelli snobbati alle mostre internazionali con i loro mirabolanti incassi  mantengono l’intero sistema.
E via di seguito, tra commissioni ministeriali che conferiscono fondi a chi già ne ha, autori che perdono la vita in cerca di finanziamenti, disinformazione e paccottiglia di ogni genere.
Manco non avessimo fatto tutti, nella nostra vita, indigestioni a non finire di cinema americano, laddove, tra le altre cose,  si dimostra che per portare gli spettatori in sala non serve abbassare il livello, ma raccontare storie con accuratezza, coerenza e professionalità.

L’anno dunque comincia con Carlo Verdone perfetto esempio di cinema intelligente, popolare, di successo  e con il suo – storico, per la verità – desiderio, in barba  alle numerose conferme, di reinventarsi.
Ma soprattutto con quanto  sia difficile raccontare con il linguaggio  tradizionale della commedia, la società in cui viviamo.

Che ci vuole, si dirà, basta una storia di corna, due belle figliole, ammiccamenti d’attore, qualche parolaccia, una location esotica e il gioco è fatto.
Ma a ben vedere, anzi a leggere le cronache italiane allineando i fatti uno ad uno, i film del filone natalizio – vacanziero, d’evasione, finiscono con l’essere poco credibili come specchio dell’attuale società – espressione cara a chi quel cinema realizza o interpreta Nel senso che gli eventi e i personaggi hanno oramai di gran lunga superato anche la più iperbolica delle rappresentazioni. Inservibili come misura dello stato delle cose, valgono per quel che sono: innocui giocattoli usa e getta, divertenti, se uno ci si diverte.

Probabilmente è per quella difficoltà ovvero per scantonare il rischio stereotipizzante che la scelta di Verdone è caduta su di una storia ed un protagonista atipici ( anche Virzì e Soldini, in uscita nelle prossime settimane, hanno praticato analoghe deviazioni dall’abituale percorso).E su un filo conduttore, quello di chi dopo un periodo di allontanamento, ritrova il proprio mondo a soqquadro, non nuovo – come pure non lo è l’elemento destabilizzante Lara che riesce nel caos a ricondurre le cose ad un senso –  tuttavia affrontato con tocco lieve e privo di qualsiasi intento moralistico.Uno sguardo realmente esterno e quindi distante che diventa un prezioso tramite per lo spettatore.

Una grande prova d’attore – più è misurato, più coinvolge o diverte – e di regista oramai alla soglia dei trent’anni di carriera, quindi maturo (e pronto per il suo capolavoro).
Cast diretto con perizia e al meglio. Distributore con possibilità di lancio internazionale. Che pienamente merita.

Qui finisce…

Qui finisce…

l’avventura su Splinder. Il resto continuerà, non appena saranno risolte alcune disfunzioni, in uno spazio mio, svincolato da piattaforme e comunità.
Dovrei dire che dopo tanto tempo sono commossa etc etc che la partenza mi riempie di malinconia e invece niente di tutto questo.
Sono solo ansiosa di andare
. Non appena avrò tolto gli scatoloni dalla nuova casa, comunicherò l’ indirizzo.
 A presto.

Aye!

Aye!

L’anno si chiude con il novantaduenne senatore democratico della West Virginia Robert Byrd. Qui sopra lo vediamo all’opera, l’immagine è di qualche anno fa. Prima di Natale, esattamente nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, nonostante fosse molto malato, è stato condotto al Congresso in carrozzella a pronunziare  un voto indispensabile per battere l’ostruzionismo repubblicano e  riportare la legge sulla Sanità alla Camera per l’approvazione.
Con buona pace  dell’avversario politico che,  nella persona di Tom Coburne, senatore dell’ Oklaoma, gli aveva pubblicamente  augurato di morire quella stessa notte, quand’è arrivato il suo turno, Mr Byrd ha alzato la mano in segno di vittoria esprimendo, forte e chiaro, il suo assenso :  Aye ! Ovvero :  Si!

Se oggi  il suo paese si trova alle soglie di un passaggio epocale, lo deve anche a lui, al suo entusiasmo e al suo spirito di servizio.
Robert Carlyle Byrd, col suo curriculum ricco e importante, sebbene  non privo di errori dei quali  ha dovuto dolorosamente fare ammenda, mi fa pensare a quante energie si sono spese nel corso degli ultimi cinquant’anni nel tentativo di  migliorare il nostro paese e allo sperpero in termini di entusiasmo e volontà di cambiamento in cui si è risolto tutto quell’intenso lavorìo.

Ma il tempo che stiamo perdendo – e che probabilmente ancora perderemo –  al palo di un eterno che fare o di sfibranti diatribe intestine, difficilmente potrà essere recuperato. Poiché come si può vedere anche in America, dopo una fase involutiva, nemmeno la volontà di cambiamento espressa con nettezza dal popolo attraverso un voto a dir poco rivoluzionario, riesce a sostenere una Riforma che è stata l’asse portante della Campagna dei democratici ma che , al dunque, passata di mediazione in negoziazione, molto ha perduto del suo spirito originario. Non è perfetta ma può migliorare, ha concluso Obama. Come dire : intanto incassiamo questa, mentre ci rimettiamo in marcia. Quasi li invidio. Per avere raggiunto un obiettivo e per avere uno scopo preciso da perseguire.

Alla fine, non rimane che augurare a noi stessi, anno o non anno nuovo, di riprendere  al più presto il cammino.

 

Ebenezer!!

Ebenezer!!

Delle cinquanta versioni televisive, più una ventina  per il cinema, questa è la più rivoluzionaria. Ma  – curiosamente – anche la più fedele a Dickens. Testo, spirito, ambientazione.
Nel corso del tempo, lo Scrooge più stilè  – e dunque poco credibile – fu  quello  interpretato da Michael  Caine. Meraviglioso egualmente, a patto di non pensare a Ebenezer.
Il più impeccabile,  zio Paperone
, perfettamente a suo agio  nel ruolo  del perfido usuraio, ovviamente affiancato dagli abitanti dell’intera Topolinia, ciascuno a vestire i panni più congeniali al proprio abituale personaggio . Mentre il palmares per la lettura più trucida del racconto, va senz’altro a Barbie che ha prestato il suo universo plastificato per l’immortale Barbie in a Christmas Carol .Ma c’è modo e modo di ritagliarsi un posto d’onore a Cartoonia e questo di prendere attori veri, far infilare loro una tuta sintetica, dopo averli cosparsi di sensori, passerà alla storia. Cartoonizzati gl’interpreti, eliminato materialmente il set, non restano  che il disegno di una prodigiosa scenografia e la recitazione esaltata da una macchina da presa inesorabile nel catturare l’espressione fin nelle pieghe più segrete. Si può immaginare cosa succede tra cinepresa e attore se questi è Jim Carrey trasformista, mobilissimo e più indiavolato che mai.Un vero Ebenezer. Tanto paradossale e fuori dalle righe da mettere, a tratti,  in crisi la macchina , rivelando qualche magagna in una nuova tecnica che  probabilmente  ha ancora bisogno di essere affinata Zemeckis dunque mette in piedi un racconto gotico in cui Scrooge e i tre fantasmi sono interpretati, come è giusto, da un unico attore. Del resto un tragitto  di civile redenzione com’è nel Canto di Natale,  non può prescindere dai Mostri incalzanti di Passato e Presente che invariabilmente suggeriscono una visione drammatica del Futuro.
Per bambini abituati a disimpegnarsi con le differenze tra finzione e realtà, diversamente  l’elemento orrorifico, potenziato dal 3D, prevale con la sensazione di essere al centro dell’ incubo.
E poi per  tutti gli altri perché ,sia ben chiaro,
Ebenezer – Chiuso controllato e solitario come un ‘ostrica siamo noi e l’universo di ingiustizia che lo circonda, cambiati alcuni dettagli, è ancora il nostro. Con differenti mostruosità e sempre meno speranza rispetto a Dickens.
A Christmas Carol è un film di Robert Zemeckis del 2009, con Jim Carrey, Gary Oldman, Robin Wright Penn, Colin Firth, Cary Elwes, Bob Hoskins, Daryl Sabara, Sammi Hanratty, Fay Masterson, Molly C. Quinn. Prodotto in USA. Durata: 96 minuti. Disponibile in formato 3D. Distribuito in Italia da Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Mina & Bilal ( Welcome)

Mina & Bilal ( Welcome)

Con risultati alterni, qualche capolavoro ma anche diverse operazioni ambigue, melense quando non  ruffiane, il tema dell’immigrazione è oramai entrato a far parte della cinematografia di tutto il mondo.
Welcome del francese Loiret però è  un film diversissimo da tutti gli altri. A marcare la differenza una visione lucida – anzi ruvida –  sia degli  effetti devastanti di certe inutili leggi sull’immigrazione, sia del dispotismo di alcune tradizioni nella cultura musulmana dei matrimoni combinati e del non riconoscimento della libertà di scelta delle donne.
Ci troviamo a Calais, detta dai francesi  la frontiera messicana, dove la clandestinità è reato e dove vige il clima asfissiante del vero e proprio stato di polizia
Ma Calais è anche l’ ultima meta di un viaggio verso il Regno Unitoche dovrebbe offrire a Bilal, diciassettenne curdo, (presumibilmente ) un  futuro migliore ma soprattutto l’opportunità di raggiungere Mina, la ragazza che ama e che vorrebbe sottrarre appunto ad un matrimonio combinato.

Ma Bilal che s’è fatto quattromila chilometri a piedi per giungere fin lì,  non ha soldi da offrire ai contrabbandieri, ne’ documenti, tenta la sorte nascosto in un camion ma viene scoperto. Offrirgli ricovero o sostegno significa per gli abitanti del luogo rischiare la galera, per cui il ragazzo che sa appena stare a galla, decide per l’unica soluzione possibile : la traversata della manica a nuoto.


Perchè come tutti i poveri disgraziati che si ammassano a Calais o in qualunque altra zona di transito per Terre Promesse, pensa che tutto sia  meglio che la povertà, la guerra, l’essere escluso, criminalizzato, braccato. Tutto, possibilità di morire inclusa.
La storia ruota intorno all’incontro con Simon il maestro di nuoto anch’egli  bastonato,seppur per altri aspetti, dalla vita, che dovrà prepararlo alla traversata e al rapporto che a poco a poco nasce  tra i due. Ergo la denuncia pur evidente ed ineludibile,  non è che il sottofondo di questo incontro di solitudini.
Alla fine nulla si salva in questa vicenda in cui il lieto fine potrebbe anche non rivelarsi precisamente lieto. Niente dunque a parte la storia d’amore e determinazione di Bilal e il rapporto quasi paterno con Simon .
Un film solidamente orchestrato mentre si avvale di un linguaggio che se non è originale, stravolge egualmente l’ottica tradizionale con cui, anche con le migliori intenzioni,  guardiamo all’immigrazione.
Da portarci lo staff leghista al completo. Campione d’incassi in Francia dove il ministro per l’Immigrazione s’è innervosito parecchio. E ben gli sta.

Welcome è un film di Philippe Lioret del 2009, con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Olivier Rabourdin, Thierry Godard, Murat Subasi, Firat Celik, Selim Akgul, Yannick Renier. Prodotto in Francia. Durata: 110 minuti. Distribuito in Italia da Teodora