Renato Nicolini candidato

Renato Nicolini candidato

nicolini

Essendo partito con ritardo, è possibile che Renato Nicolini abbia difficoltà con la raccolta delle  firme per la presentazione della sua candidatura a segretario. Il dibattito congressuale, in caso di esito negativo, perderebbe così un contributo importante.

Se invece ce la dovesse fare, ogni riserva rispetto alla mia personale collocazione all’interno del Congresso, cadrebbe e non solo per il richiamo ad esperienze condivise o perchè  in quel che Nicolini dice  ritrovo la mia storia – che già non sarebbe poco – ma perchè nella sua proposta politica c’è quel che, a mio parere, assolutamente manca alla discussione:  un’idea precisa di cultura, di società e infine di futuro.

Nel suo blog sono reperibili indicazioni varie nonché ;il video con la presentazione della candidatura. Da ascoltare con attenzione. Comunque vada.

I nuovissimi mostri

I nuovissimi mostri

 

 

Se è vero che il cinema si fa col cuore e con le idee – e in queste circostanze sempre si trova qualche bell’ingegno che rifrigge l’antica tiritera – è altrettanto vero che senza quattrini, le idee rimangono nel cassetto e il cuore finisce , se sei fortunato, a battere solo per pochi intimi.

Capita dunque che il Fondo unico per lo spettacolo, da questo Esecutivo considerato – come del resto l’intera partita della Cultura –  voce di spesa e non  investimento, si assottiglia e su iniziativa di Tremonti passa dai 460 milioni del 2008  ai 378 di quest’anno, con buona pace –  anzi all’insaputa, così almeno si giustifica –    del ministro poeta, eternamente attonito, Bondi e degli addetti al ramo, Carlucci e Barbareschi. 

In compenso, nel più puro stile governativo detto della Dissociazione e della Sconnessione,  tax shelter e tax credit,  sono state acquisite. Benissimo. Ma senza adeguati fondi, ciò significa che saranno detassati gli utili di operazioni che non si potranno nemmeno avviare.

Bel colpo. Ricorda un’altra inutile detassazione prodotta all’ esordio di questo governo. E manco male che a Milano – rullino i tamburi e sia dato fiato ai (sempre allertati) tromboni – si aprono gli studi della Cinecittà del Nord. Che senza non se ne sarebbe potuto fare, pena l’avvilimento dato da overdose  di  visione romanescocentrica della vita, di tutti i cittadini di Quarto Oggiaro e dintorni.

Le speranze di veder almeno ripristinato l’antico stanziamento, sono così esigue da imporre la mobilitazione dell’intera categoria. A  rischio gli spettacoli, la cultura, una delle più forti possibilità di ripresa e  duecentomila posti di lavoro. Così, lunedì scorso, manifestazione con attori registi e maestranze davanti a Montecitorio ampiamente documentata dalla stampa e ieri sera, delegazione ( ristretta e prestigiosissima) a seguire i lavori Parlamentari.

Per il resto, i vari comitati dovranno discutere e concordare le iniziative, dunque lo sciopero a oltranza e si parla, pur con qualche perplessità di bloccare il festival di Venezia ( Roma, no? Essù.. due piccioni con una fava).

Ma il fatto che colpisce di più in questa chiamata alle armi sotto la canicola – lunedì a Roma, si bolliva –  è l’assoluta disinvoltura dei maestri Montaldo, Scola, Maselli, Lizzani, Monicelli.

Li si penserebbe  stanchi, non tanto per età – il cinema, come è noto, allunga la vita di chi lo fa e di chi lo ama – ma perchè di queste scalate a Montecitorio, per dirla con Montaldo, sono zeppe le cronache dagli anni 60 in poi. E invece niente, qualcuno di loro addirittura tira le fila dell’organizzazione, altri discutono animatamente, si fanno sentire, non mancando ad uno solo degli appuntamenti.

D’altronde come astenersi : sotto i loro (e i nostri occhi) sta accadendo qualcosa che oltrepassa e perfeziona il feroce Immaginario che portò diritto alla realizzazione di opere come i Mostri, Boccaccio 70 e di tante altre commedie dette all’italiana. Se dovessero sentirsi superati anche solo per un attimo, non potrebbe essere altro che per questa Realtà che ci è toccata in sorte e che ha scavalcato anche il peggiore degl’incubi a 26 fotogrammi il secondo.

Nell’illustrazione Citto Maselli, Cristina Comencini, Mario Monicelli nelle tribune di Montecitorio

Piacere alle donne

Piacere alle donne


Vero è che ascoltare le ultime  registrazioni dell’affaire D’Addario, è come ravanare nell’ Indifferenziata, come pure è vero che a voler separare quei rifiuti, ci si rende immediatamente conto di come le autentiche scorie tossiche siano quelle meno riconoscibili, celate come restano, nelle apparenze innocue di alcuni dettagli : dalla manifestazione di lui in accappatoio bianco abbagliante, al letto con le tende – e figurati se quell’altro burino ripulito dell’ amico  Putin, perdeva l’occasione di un omaggio fortemente allusivo ai charms del Buon Ricordo a forma di tartarughina o di farfalla – ma se ne hai già uno e questo è un doppione, cara,  lo puoi regalare a qualcuno –  fino ai  porta un’amica o ai telefonici  tesoro,bacio, bacione ciao, ciao.

Il resto del vomitevole  repertorio –  lui che si vanta, lei che ne asseconda il narcisismo –  è roba di normale amministrazione, dunque da stoccare nel collettore principale. Così fan tutti/e. A Palazzo, è il prezzo che si paga per un posto vicino al sole, in questo il premier è inflessibile e parzialmente indifferente ai generi  : da tutti pretende ammirazione e gratitudine  incondizionate.

Le esalazioni venefiche della stupidità provengono dunque da quel tipo di  discarica in cui, in una cornice assolutamente volgare, va in scena  come unica rappresentazione, il sottocutaneo disprezzo per il genere femminile, quello che, alla bisogna,  trascolora in galanteria pelosa, appiccicaticcia, melliflua.

Forte del proprio ruolo, il premier riceve in casa sua ragazzotte rese docili dall’ansia di riscatto sociale o dalla difficoltà a ritagliarsi un qualunque ruolo, per poi  speculare su questo effettivo stato di debolezza ovvero sull’ ignoranza di sè e  sulla scarsa fiducia nelle proprie capacità di farcela senza sponsor.

Possibile che un uomo che ha denaro, potere, consenso, abbia bisogno anche di questo tipo di conferme?

Scrive la stampa estera dopo le pubblicazioni di ieri : allora è tutto vero.C’è di che annegare  in un mare di imbarazzo. Sesso contro favori, denaro , quando non candidature o cariche, non è la massima espressione di etica pubblica che un presidente del consiglio possa rappresentare. Qualcuno ha ancora voglia di parlare di privacy violata?

Ovvio che Mavalà non trovi di meglio che negare addirittura il fatto. Ovvio che gli alleati strillino all’abuso, alla menzogna e al complotto. Strategie consumate ma di breve respiro. Fino alla prossima testimonianza, filmato, foto, registrazione, memoriale, instant book. Le ragazze sono una ventina, non c’è di che stare allegri. E i fatti sono fatti, al di là delle considerazioni di contorno.

Nel frattempo, ma era fatale, il consenso scivola via, attestandosi intorno al 50%. Un evento fisiologico, appena lambito dalla questione degli  scandali. Dicono. Ma uno studio, avverte che le prime defezioni sono di provenienza femminile. Il premier ama le donne, ci è stato ripetuto a mò di giustificazione, più volte in questi ultimi tempi. Magari è solo successo che qualcuna si sia accorta di non essere poi così amata.

Nell’illustrazione Iuppiter di Ingres

Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

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Certo sventolare questioni territoriali, sotto il naso di Beppe Grillo, non è stata una gran mossa. Data la complessiva fragilità dell’ impianto partitico e l’intento chiaramente provocatorio del richiedente tessera e possibilità di candidatura, c’erano diverse strade da percorrere prima di mettere mano alla soluzione strettamente statutaria, evitando così di  passare per quelli che non vorremmo mai essere : rigidi burocrati.

Una soluzione era quella di accettare che Grillo dicesse la sua, che  sottoponesse candidatura e proposta politica ai diversi passaggi precongressuali, Primarie comprese. Ovvero che gli si opponessero circostanziatamente motivazioni di carattere politico.

In un congresso di partito  vince la maggioranza, pertanto chiunque può ambire alla scalata, nello stesso tempo, poichè quello stesso partito va preservato da intenti distruttivi, ogni ambizione è lecita purchè in armonia con valori, prerogative e missione politica che la Formazione esprime. In questo caso, forse, mettere al lavoro lo Statuto avrebbe avuto un senso. Concludendo, al di là delle cose dette in passato, Grillo può essere in sintonia con quei valori? Nel dubbio, meglio un pubblico confronto che un pretestuoso diniego.

Invece si è temuta la manovra entrista –  termine obsoleto, prelevato dal basso politichese d’antàn, rivelatore di antiche paranoie –  e questo sarebbe ancora niente se, con l’occasione, quei timori non fossero apparsi in tutta la loro scabrosa evidenza.

Leggero o pesante, liquido o solido  che lo si voglia, in questo partito, invece  Beppe Grillo ha posto nemmeno troppo indirettamente una questione elementare di democrazia e, a mio sommesso parere, l’episodio della sua candidatura rivela una connaturata tendenza all’ istinto di fuga di certi elementi dell’ establishment.

La formula congresso-presepe con i gggiovani, i vecchi, i padri e le madri nobili, i fondatori, i duellanti,  gli outsider – purchè siano di professione –  i laici, i teodem e quant’altri, andrebbe accuratamente evitata. Quello sì, che sarebbe un remake  di Helzapoppin, per dirla con Fassino, persona stimabilissima, ma che evidentemente non ha visto con gli occhi giusti  quel bel film e i suoi magnifici tormentoni.

Non posso pensare ad un congresso che non rispecchi la nostra travagliata realtà di donne e di uomini di centro-sinistra alle prese con rosiconi epocali. I quali, sia ben chiaro,  non speriamo di risolvere con un colpo di bacchetta magica ma quantomeno di allineare, di mettere a tema,  di rendere disponibili al dibattito e pronti per essere tradotti in proposte politiche. Se Grillo fa parte di questo universo o egli stesso rappresenta un rosicone, lasciamo che dica la sua. Se non dovesse piacerci, possiamo sempre batterlo. Democraticamente. ( e se la solfa dovesse essere la solita, molti di noi sono già pronti)

Nell’illustrazione uno spettacolo di Grillo, la foto è di  Molinari

…avec un jeu de mots d’un mauvais goût

…avec un jeu de mots d’un mauvais goût

Certo, dobbiamo riconoscere che Carlà è sempre stata molto attenta alla beneficenza nei confronti dei diseredati, di questo gliene va dato atto: ma se poi ti comporti così, anche la beneficenza puzza. E puzza non tanto di gauchismo con cui si dice ch’ella abbia dipinto l’Eliseo, se non altro perché il gauchismo è roba troppo seria per lasciarlo in balìa del fare gattomortesco della damazza. No, puzza in realtà di semplice protagonismo, il piacere incontrollabile del coup de théatre: quello di girotondare in difesa dei terroristi rossi, ad esempio, con una sbornia buonista da fare invidia a tutta la prima fila di ombrelloni dell’Ultima Spiaggia di Capalbio. Quando Berlusconi scherzò sull’Obama abbronzato, si disse «felice d’esser diventata francese». E visto che al G8 tutto sembra filare liscio, ne approfittiamo per porle una domanda: excusez moi, come si dice «guastafeste” en français? No perché stavolta, nonostante ce l’abbia messa tutta, Carlà la festa non è riuscita a guastarla. Forse voleva davvero sembrare la più buona del summit: e invece, così facendo, resta quello che è. Solo la più bona.

Da il Giornale venerdì 10 luglio 2009

Certo dobbiamo riconoscere che il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, con Carla Bruni c’ha il dente avvelenato a prescindere. Come del resto ce l’ha con tutte le donne che si rifiutano di recitare il ruolo di orpello del capo. O di zerbino. Vecchie acredini risalenti ai  tempi dell’elezione di Obama e alla nota gaffe presidenziale sull’abbronzatura.

Obama attualmente è osannato anche dalla destra, soprattutto  per aver ringraziato pubblicamente Berlusconi delle magnifiche rose – come direbbe Arbasino – ma con Carla Bruni rea di snobbare il cerimoniale delle signore, la guerra è  ancora aperta.

Del resto diciamola tutta : perchè obbligare donne intelligenti, che al paese loro  sono spesso impegnate nel sociale, in politica o nella professione,  al ruolo di moglie di. E tutti questi pranzi e questi the ai margini di un convegno che si vuole risolutivo dei  problemi del mondo, sui quali si sono spesi fiumi d’inchiostro, se proprio necessari, non potrebbero svolgersi in un clima di maggiore sobrietà? Che senso ha trasformare Michelle Obama in una simpatica sellerona in giallo catarifrangente?

E se pure fosse indispensabile portare a conoscenza dell’umanità tutta, che lo chic di Madame X è insuperabile e quello della sua collega Y abbagliante, non si potrebbe almeno lasciare libere le signore di scegliere se sottoporsi o meno all’esamino di stile ed eleganza?

 E se alla Première Dame di Francia, putacaso viene affidata dal governo  una missione umanitaria invece che turistica, perchè i conti non dovrebbero tornare? Perchè obbligarla alla confusione di ruoli, oggi passerella romana con colazione tra le rovine, domani visita ai terremotati con consegna degl’impegni governativi?

Invece niente chi sciupa la mise en scene allestita dal capo secondo Libero ha da morì. Come si permette questa ex top model di sinistra che da noi probabilmente sarebbe finita in nomination a La Talpa con Flavia Vento, e invece è diventata la prima donna di Francia. ?

Lasciamo perdere l’eloquio e la scarsa conoscenza del funzionamento del mondo dello spettacolo oltralpe. Lasciamo pure stare il fatto che Carla Bruni le nozze con Niko non le ha vinte alla lotteria ne’ è entrata all’Eliseo dalla porta di servizio come usa alle volte qui da noi, ma davvero la fedeltà al proprietario comporta in automatico tali manifestazioni di livore?

Del resto l’offerta di 3,2 milioni di euro che Madame Bruni ha buttato sul piatto della ricostruzione, sono una  beneficienza che può anche essere rifiutata se si ritiene provenire da indegni e spocchiosi governanti.

Tanta acredine meriterebbe lo scatto d’orgoglio. Un lusso che non possiamo permetterci, visto che di quattrini non ce ne è per le case e gli ospedali  – figuriamoci per le opere d’arte –  e tutto questo baraccone è stato messo in piedi per chiedere il necessario sostegno al resto del mondo, quantomeno un minimo di cortesia per i generosi offerenti, sarebbe d’obbligo.