Dumping

Dumping

Tra le mani i cartelli – tanto per chiedere conto a Gordon Brown  di qualche improvvida dichiarazione – mentre sopra le teste sventola la bandiera del sindacato. Non è un film di Ken Loach con la musica dei Clash. E’ la crisi . Se ognuno difende la sua produzione e i suoi lavoratori, il risultato sarà che per essere più competitivi occorre costar di meno.

Dunque è’ anche la guerra dei poveri. Non per niente fuori campo, lì ad  Immingham nel North Lincolnshire, c’è un gruppo di operai italiani che fa gestacci. Qualche giornale italiano l’ha sin pubblicata. La Lega dichiara : presto succederà anche in Veneto.

E allora? Quali provvedimenti qui da noi ? Ah beh. Noi siamo ottimisti.

…e vai con Wagner

…e vai con Wagner

 


Bryan Singer, regista di rango alla prova di thriller emozionanti – The Usual Suspects, Legal Eagles, X Men – qui si cimenta con il filone sempreverde dei film sul nazismo, mentre dello stesso Genere stanno per arrivare qui da noi anche altri esemplari  – Good, Ingloriosous Basterd, The Reader – avendo il pubblico italiano già visto DefianceIl bambino dal pigiama a righe. Tutta colpa dell’11 settembre –  dicono – e del ritorno di quel senso di smarrimento e di morte per niente che l’idea delle stragi naziste implica.

Film preceduto e seguito da polemiche a non finire – germaniche specialmente – circa l’opportunità che un esponente di Scientology interpretasse il ruolo di un eroe nazionale ovvero gran preoccupazione per la lunga teoria di disgrazie, contrattempi e abbandoni  durante la lavorazione. Tutto questo fino alle varie Première europee, allorquando al consueto repertorio di rumors  si è  aggiunta – nonostante la pignoleria degli sceneggiatori –  la Madre di tutte le Querelles, quella sull’attendibilità storica, sui buoni e sui cattivi etc etc etc

Ciò che invece non è per niente chiaro e che nemmeno William Shirer, storico del Terzo Reich, ;rivela, è come fu  possibile che nell’ambito dell’operazione Valchiaria – uno dei dieci o dodici tentativi, purtroppo andati a male, di putsch contro Hitler – l’innesco dei due ordigni da sistemare nella Wolfsschanze, sia stato affidato ad un orbo, con una mano sola e due dita mancanti da quella cosiddetta buona. Tale era la condizione di Herr Kolonnel von Stauffenberg – il protagonista – all’epoca dei fatti.

Per il resto su Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg,  Shirer scrive che il ripensamento sul nazismo fu un po’ troppo tardivo e il complotto fortemente sospetto di voler semplicemente sostituire un gruppo di potere ad un altro, volendo i congiurati eliminare da quel regime solo gli stermini, tenendosi però tutto il resto. Cioè l’idea della Grande Santa Germania.

Mentre altri invece sono convinti che la congiura fu ordita per instaurare una sorta di regime liberaldemocratico e che il colonnello Claus fosse un eroe. Coraggioso invero lo fu, ma sfortunato oltreché obiettivamente impedito da quelle sue menomazioni. Ragion per cui, non riuscì ad innescare la seconda delle due cariche previste. Inoltre la riunione presieduta da Hitler non si tenne in quella stanza  ma altrove, poiché era luglio e faceva caldo. L’esplosione ci fu, ma il Führer se la cavò con qualche graffio. I congiurati invece furono passati per le armi il giorno stesso.

Ma qualunque sia la valutazione su Von Stauffenberg e su Cruise, legnoso & assorto, del resto come sempre –  atteso che un conte tedesco elegante ed austero, appartenente alle alte sfere militari, non è che esprima tanto di più- sarebbe un errore pensare a questo film come un prodotto scontatamente hollywoodiano. Molto perché risente della documentata ed elegante regia, molto perché il racconto poggia su di una ricostruzione accurata e su ipotesi razionali  in cui i personaggi non risultano, tutto sommato, centrali, col risultato che il rischio retorico santificante sfuma nella storia o nelle storie. Che poi è quel che più conta.

 

Operazione Valchiria è un  film di Bryan Singer. Con Tom Cruise, Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Carice van Houten Titolo originale Valkyrie. Thriller, durata 120 min. – USA, Germania 2008. – 01 Distribution

Sister Meryl, Father Philip

Sister Meryl, Father Philip

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L’unico dubbio che non rimane dopo la visione di questo cupo e claustrofobico film, è che L’Academy possa esimersi dal rifilargli – vista anche la scariolata di nominations –  qualche statuetta. Per il resto, in omaggio al titolo,  gl’interrogativi si susseguiranno dal primo all’ultimo fotogramma, senza tregua.

Andatura classica, classicissima – ma non per questo vecchia – secondo un filone Hollywoodiano che a quanto sembra di capire, torna a prendere piede – Valchiria, Appaloosa etc – e tutto questo dopo una stagione cinematograficamente apocalittica, sanguinolenta e priva di speranza che sembrava non voler finire più. Magari anche gli studios hanno inaugurato la loro era della Responsabilità. Purché non esagerino.

 Dunque old fashioned way, a partire dall’elogiatissima sceneggiatura, un testo teatrale di John Patrick Shanley  che nel travaso cinematografico , operazione mai semplice, nulla  ha smarrito dell’originaria e ben congegnata struttura. (peraltro in questa stagione, la versione teatrale, interpretata da Stefano Accorsi e Lucilla Morlacchi per la regia di Sergio Castellitto, è prevista nel cartellone di diverse città)

Senza considerare gli attori – tutti nominati – che nemmeno recitano, calzano il ruolo senza l’ingombro di sostanze aggiuntive.

E’ il 1964, Kennedy è stato assassinato l’anno prima e Vaticano II promette un’apertura epocale della chiesa alla modernità. Il clima politico sembra annunciare gran cambiamenti  a venire ed è proprio a questo nuovo in avanzata che suor Aloysius, inflessibile preside di una scuola cattolica del Bronx, intende resistere.

Occasione di molti dubbi è un possibile  crimine – tra i più odiosi e all’epoca  meno confessabili – le attenzioni, in odore di molestia, che il progressista e carismatico padre Flynn sembrerebbe rivolgere al primo allievo di colore della scuola.

Il dubbio di colpevolezza rimarrà tale, non essendo interessante ai fini del racconto accertare quel tipo di verità. Dunque, non ci troviamo  al cospetto di una detection, bensì di un’autentica macchinazione della sceneggiatura che, attraverso uno scontro senza demonizzazioni né santificazioni tra un asfissiante conservatorismo e un progressismo battagliero ( ma che però alla fine sceglierà la ritirata) , insinua rovelli a getto continuo nello spettatore.

Privi di chiavi di lettura, non rimangono che riflessioni e per l’appunto dubbi e anche se l’autore nega il tema religioso come centrale, non si può fare a meno di connettere la natura intransigente di Sister Aloysius che, esclusivamente sulla scorta di intuizioni e sospetti, senza cioè prove effettive,  perseguita Father Flynn, con la recente intolleranza ecclesiastica, favorevole a pene capitali, laddove previste, pur di ostacolare la depenalizzazione di rapporti omosessuali tra adulti consenzienti.

Ma assumere il dubbio come criterio guida  significa anche farsi carico di innumerevoli peccati di eresia. Un rischio che non sempre paga assumersi in epoche di granitiche certezze e di apparenze che ingannano. Scontro titanico Streep vs Seymour a parte, straordinaria prova di Viola Davis nel ruolo della madre del bambino

 

 

Il Dubbio è un film di John Patrick Shanley. Con Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis, Lloyd Clay Brown Titolo originale Doubt. Drammatico, durata 104 min. – USA 2008. – Walt Disney

Les Trois Glorieuses

Les Trois Glorieuses

 

Il giovane anarchico arrampicato sul basamento della Colonna di luglio è stato ritratto ieri in occasione dello sciopero generale. Il monumento si trova in Place de la Bastille in memoria delle Trois Glorieuses, le giornate del 27 28 e 29 luglio 1830, note anche come Seconda Rivoluzione. In cima alla colonna, è posta la statua che rappresenta il Genio della Libertà, una figurina alata, leggera e trionfante nell’atto di spezzare le catene. La foto è stata presa da Libération di oggi, l’ha scattata un lettore,  Franois Jouve ed è titolata Un bon début . Come si può vedere, ieri a Parigi era una bella giornata

Tutti sanno benissimo

Tutti sanno benissimo

Gianni Alemanno sa benissimo che lo stupratore di Fiumicino, scontando la misura cautelare a casa propria, è tecnicamente in stato di detenzione, sottoposto cioè a limitazoni quali il divieto, ovviamente, di uscire di casa ma anche di ricevere visite, telefonare, usare internet. Non gli pioverà nella cella, ma questo, io spero  sia (ancora considerato)  inauspicabile per qualsiasi detenuto. Comunque l’indagato non si trova in Hotel e men che meno a piede libero come ambiguamente ha lasciato intendere qualche giornale e lo stesso sindaco che nondimeno tralascia occasione pubblica  per lamentarsi del lassismo e della manifesta ingiustizia della decisione del magistrato. Un’istituzione che si schiera contro un’altra istituzione. Alè.

Angiolino Alfano sa benissimo che gl’ispettori, inviati presso il tribunale, battendo con scrupolo la grancassa, altro compito non hanno se non di verificare sulla correttezza procedurale, dunque NON entreranno nel merito delle scelte, ma i passaggi di natura tecnica che quelle scelte hanno contribuito a determinare, controlleranno. Questo vuol dire che a meno di grosse castronerie, le decisioni assunte,  rimarranno tali. Cionondimeno, dichiarandosi anch’egli assai preoccupato per l’avvento di tutto  questo clima da manica larga, lavora su impossibili aspettative mentre,  invece di riflettere su possibili modifiche alla legge, corre in Parlamento, insieme ad altri preoccupatissimi, per far approvare la legge sulle intercettazioni. Che poi è quel che più interessa in questo momento.

Franco Frattini sa benissimo che una volta acclarata la colpevolezza dei cittadini romeni indagati per lo stupro di Guidonia, gli stessi potranno scontare la pena in Romania, a patto che consentano al proprio trasferimento in quelle carceri. Cionondimeno con molta enfasi annuncia che appena possibile – cioè dopo tre gradi di giudizio – i colpevoli saranno accompagnati oltre frontiera, come se il trattato di Strasburgo del 1983, non esistesse.

Antonio Di Pietro sa benissimo che le eccezioni di incostuzionalità  sollevate sul Lodo Alfano non sono affatto scontate, che in merito pende il parere della Consulta e che il Capo dello Stato, per quelli che sono i suoi poteri,   non poteva far altro che promulgare quella legge. Sa anche che, in altra circostanza e precisamente in occasione della bagarre tra le Procure di Catanzaro e di Salerno, l’intervento di Giorgio Napolitano, che sarà pure un uomo d’età ma appare tutt’altro che sonnecchiante, è stato salvifico di una situazione che già deteriorata, rischiava il parossismo.  Cionondimeno non gli pare il vero, quando è possibile, di attaccare il Presidente, spesso con espressioni offensive ed ambigue. Stessa sorte subiscono il CSM organo di autogoverno e l’ANM ente di tutela e rappresentanza, per aver disposto il trasferimento del magistrato Apicella, gli uni e per non essersi opposti al medesimo provvedimento, gli altri. La Consulta curiosamente viene lasciata fuori dalle invettive . Tornerà buona per un’altra volta.

Si dirà che in politica è scontato seppur riprovevole, l’uso strumentale della mezza verità – quando non del falso – per il raggiungimento di un tornaconto. Nei casi in questione, il tentativo di speculare sul clima d’incertezza è evidente. Chi è al governo e sta per varare una riforma della Giustizia che presumibilmente vedrà limitata l’autonomia della magistratura e chi è all’Opposizione ed è sempre in famelica ricerca di facili crediti.

 Qui però non si tratta in nessun caso di tutelare l’interesse dei cittadini alla sicurezza o ad una giustizia che funzioni, ma in maniera poco responsabile di aumentarne le ansie e le paure.

Poichè nessun provvedimento si sta assumendo ne’ è in calendario, sulla misura cautelare, ne’ sulla velocità dei procedimenti, ne’ sulla riforma del codice. Quanto alle Forze dell’Ordine, dati i consistenti tagli alle risorse loro destinate, c’è da credere che più di quel che fanno, sarà difficile riescano a fare.

Ergo, i cittadini – e ahimè le vittime – dovranno accontentarsi delle dichiarazioni di Alemanno, di Alfano e di Frattini. Al più potranno consolarsi, accendendo il televisore che a getto continuo rimanda  le sequenze del tentativo di linciaggio di Guidonia. Anche quello sapientemente utilizzato per reclamare una severità che si sa in partenza impraticabile, nei confronti dei colpevoli s’intende. La folla inferocita serve.