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Tutti pazzi per Obama

Tutti pazzi per Obama

Anche lui ha pronunziato il suo Presidential Announcement , lo ha fatto davanti al parlamento dell’Illinois con sottofondo musicale degli U2, citando Abramo Lincoln – una casa divisa al suo interno non può stare in piedi,questo governo non potrà durare in eterno mezzo schiavo e mezzo libero – promettendo il ritiro dall’Iraq entro la primavera del 2008 e l’assistenza sanitaria per tutti. Avrà anche poca esperienza Barack Obama, senatore da soli due anni, ma l’impatto è fortissimo soprattutto quando mira dritto al cuore dell’amministrazione Bush Negli ultimi sei anni ci è stato detto che il nostro debito crescente non ha importanza, che la nostra ansia per l’aumento dei costi sanitari e l’immobilità dei salari era un’illusione, che il mutamento del clima era una beffa, che discorsi da macho e una guerra mal concepita, possono sostituire la diplomazia e la strategia. Difficile inquadrare le posizioni di Barack Hussein Obama senza calarsi nella realtà americana :rappresentante del ghetto nero di Chicago ma anche laureato ad Harvad, giurista raffinato, tiepido abortista,  favorevole alla pena di morte seppure in casi estremi, assente dal senato all’epoca in cui i repubblicani, sull’onda emotiva procurata dagli attacchi terroristici, esercitavano forti pressioni sui democratici, non si è nemmeno compromesso con posizioni della prima ora ,favorevoli alla guerra in Iraq. Barack ha decisamente tutti i numeri per rappresentare in pieno il Rinnovamento senza scombussolare troppo la mentalità americana : un allampanato avvocato di Spriengfield con (bellissima) famiglia al seguito, curriculum impeccabile ed eloquio convincente. Un winner amato dai media e da Hollywood (Spielberg non fa mistero di tirargli  la volata a suon di cene elettorali, con raccolta di fondi miliardaria).Resta da vedere se nei prossimi mesi la sua campagna riuscirà ad offuscare quella di Hillary Clinton e soprattutto a convincere la comunità african-american, perplessa per l’irresistibile ascesa, e non del tutto convinta a sostenere la candidatura di uno che non aiuta la sua gente, allusione nemmeno troppo sottile al fatto che Obama non ha mai partecipato alle lotte dei neri.

Ognuno

Ognuno

Mentre i traduttori finiscono di lavorare intorno a The Castle in the Forest ultimo,in ordine di tempo ,libro di Norman Mailer,  esce, atteso (come merita) Everyman di Philip Roth.Centoventitrè pagine (meno di un pomeriggio, per il fortunato lettore) delle considerazioni di un uomo senza qualità, sulla propria morte che giunge al culmine di una vita che egli stesso definisce deludente seppure densa di avvenimenti e non priva di affetti.Differentemente dalle morality play del medioevo britannico cui il titolo – Everyman – allude, nelle quali i protagonisti in vista della fine, cercano di recuperare il tempo perduto diventando uomini migliori in virtù di percorsi edificanti, il Nostro protagonista (senza nome), s’impegna in un’ autoanalisi impietosa, in cui i flashback dei ricordi si mescolano alle considerazioni sull’Oggi scandito dall’abbandono progressivo di prestanza fisica  e salute ,(temi centrali),o dall’ennesima delusione procurata da un talento per la pittura in cui aveva sempre pensato di potersi rifugiare in vecchiaia e che invece, scopre, non esserci nemmeno.Ma indipendentemente dalla trama o dall’interesse che comunque possono suscitare le riflessioni proposte,quel che colpisce di Roth è la scrittura,potente, strutturata priva di orpelli,di compiacimenti intorno  ad un tema quello della Morte che pure è fortemente a rischio di cedimenti verso il lirismo,la nostalgia,il pentimento il recupero della  spiritualità religiosa.Mancando tutto ciò, non rimane che l’osso : la propria mortalità contro la quale combattere tutta la vita ma attraverso la quale, infine,  liberarsi del peso di esistere.

Everyman è un libro di Philip Roth tradotto da Vincenzo Mantovani ed edito da Einaudi

Criminal Case 05 – 394 (Ciagate)

Criminal Case 05 – 394 (Ciagate)

Più interessante dei toni imploranti e della svolta ecologista di George Bush al penultimo discorso sullo Stato dell’Unione del suo mandato presidenzale, c’è solo quel che accade  nell’aula n 16 della E. Barret Prettyman Us Court House – Gli Stati Uniti d’America contro  Lewis “Scooter" Libby – Qui si celebra il processo all’affermazione di sedici parole con cui George Bush spiegò agli americani che la guerra in Iraq era inevitabile “Il governo inglese ha appreso che Saddam Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità di uranio dall’Africa e alla sequela di menzogne e manipolazioni  con cui la Casa Bianca ha tentato in questi anni di nascondere le invenzioni e l’uso di un ‘Intelligence improbabile, quanto pataccara.Le 500 tonnellate di Yellowcake,l’uranio grezzo, mai trovato e un solo uomo alla sbarra : il repubblicano Libby, già capo di gabinetto e consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Cheney, chiamato a distruggere la reputazione di un altro uomo l’ex ambasciatore Joseph Wilson, colui che sfidando la Casa Bianca  rivelò al New York Times di avere ,dopo una missione in Niger,riferito a Bush che la questione dell’uranio era infondata.

L’operazione si risolse nel dare Wilson in pasto alla stampa, soprattutto “bruciando",la di lui moglie Valerie Plame,agente sotto copertura della CIA.Fuga di notizie dunque ma anche spergiuro in un paio di circostanze .Tuttavia dopo due anni di indagini in cui l’ombra dell’ex sottosegretario di Stato Richard Armitage si è materializzata più d’una volta dietro alle “soffiate",  il Procuratore Patrick Fitzgerald ha stabilito che  imputato in questo processo debba essere uno solo,ieri la sua requisitoria di apertura è stata a dir poco affascinante, rivolto alla giuria popolare di fresco insediata, ha detto “Dimostrerò contro ogni ragionevole dubbio che Libby è un ladro di verità.Ma voi non dovete dimenticare come questa storia è cominciata : le sedici parole del Presidente.Non dovete chiedervi  se la guerra in Iraq è stata o meno giusta.Dovete chiedervi perchè Libby abbia spergiurato sulla Bibbia. Non da meno è stato l’avvocato di Libby, Tedd Wells che ha avvisato la giuria che il sua assistito “ha una sola colpa, non aver ricordato correttamente ciò che era logico non ricordasse.Essere diventato l’agnello sacrificale della Casa Bianca,in cambio della salvezza di Karl Rove,linfa vitale del Presidente”

Bobby,il meglio di Hollywood

Bobby,il meglio di Hollywood

Il meglio di Hollywood – Helen Hunt,Demi Moore,Antony Hopkins,Harry Belafonte, Eliah Wood, Sharon Stone, Emilio e Sheen Estevez – a paga sindacale ( non bassissima ma certo, niente a che vedere con  i cachet ai quali ognuno di loro è abituato) per ricostruire, non la vicenda dell’assassinio di Robert Kennedy ma ,attraverso venti storie che da quella tragedia furono influenzate, lo spirito del tempo e particolarmente la speranza in un mondo migliore da cui quel tempo era  così profondamente segnato

Un progetto importante, ambizioso,  costato anni,un lavoro complesso nei contenuti e nel messaggio, strutturato  su consultazioni di materiale d’archivio,Bobby rappresenta l’occasione perduta, per il ragazzino nero che dopo la morte del reverendo King vede in Kennedy,l’unica speranza, per il ragazzo che sposa la sconosciuta per evitare il Viet nam ma anche per la ragazza venuta dall’ Ohio col sogno di diventare una star o per il cameriere che preferirebbe vedere una partita dei Dodgers piuttosto che subire turni massacranti.

Da quel 5 giugno siamo diventati sempre più  cinici e rassegnati e credo sia questo uno dei motivi per i motivi per cui ci troviamo a questo punto.Ed è veramente straziante” Estevez Sheen,il regista  sostiene che la data dell’assassinio di Robert Kennedy è importante per capire,un’occasione per chi non c’era e per chi se lo è dimenticato di scoprire lo spirito di un tempo lontanissimo che potrebbe tornare.Montaggio sorprendente.Sharon Stone stellare.Precisissima ricostruzione d’epoca attraverso costumi,scenografie e finanche fotografia.

Ci sono e ci sono per vincere

Ci sono e ci sono per vincere

Voglio che voi vi uniate a me, non solo per la campagna ma per un confronto sul futuro del nostro paese, sulle riforme coraggiose ma concrete che sono necessarie per superare i sei anni di fallimenti dell’amministrazione Bush”. Per questo, “nei prossimi giorni voglio parlare direttamente con il popolo americano e iniziero’ invitandovi a unirvi a me in una serie di conversazioni sul web”.

Sarà una campagna elettorale all’insegna delle note di colore, dei sui tailleur e delle rassicuranti tappezzerie Laura Ashley con le quali saranno rivestiti i divani e le poltrone durante i futuri video o  le interviste che rilascerà da casa.E’ il prezzo che dovremo pagare e che include anche l’allusione pressocchè costante ai tradimenti del marito, probabile futuro first gentlemen d’America.Ma lei fa confezionare un video in cui annuncia che correrà per le presidenziali e non ce n’è più per nessuno : straccia ai sondaggi persino Barack Obama,il più amato dai media.La verità è che Hillary Rodham Clinton,curriculum da docente universitaria, da avvocato e da senatrice che fa tremare i polsi,non ha da proporre solo la stoffa dei suoi divani o l’elegante gestione della scappatella coniugale, quel che più conta è che darà filo da torcere all’avversario repubblicano chiunque esso sia.Sanità Ambiente Diritti e Iraq i temi forti del suo programma e del suo impegno per superare i fallimenti di Bush.Non c’è che da augurarle di farcela.

Nelle immagini il gay pride di New York City del 2005