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Mettersi a fare

Mettersi a fare

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Il risultato  supera largamente la somma tra gl’iscritti della Margherita e quelli dei DS. Tre volte tanto. Questa inattesa partecipazione  spiazza, e se  fino a ieri sembrava doversi profilare per la sinistra tutta, lo spauracchio dell’ astensionismo , questi tre milioni e passa di cittadini (ma anche, qualche giorno fa, i cinque milioni della consultazione sindacale sul protocollo d’intesa del welfare) oltre che rassicurare sulla credibilità dell’operazione Partito Democratico , mitigano le preoccupazioni rispetto all’altro spauracchio , il disgregante ( e diffuso ) sentimento a-politico, obbligando ad una differente analisi. Stanchi e in parte delusi,forse, ma ancora intenzionati a cambiare  utilizzando gli  strumenti  democratici. Non poco, in epoca di assalto alla casta e di idiosincrasia nei confronti del sostantivo Partito .Dalla ricognizione dei seggi compiuta ieri tra Centro e Periferie di Roma, più che speranze ed aspettative emergevano richieste , prima tra tutte, quella di unità e chiarezza, dopo un anno e più di litigi nella coalizione, spesso incomprensibili e vissuti con vero fastidio dai cittadini , a seguire, fortissime volontà riformatrici .Rispetto a questo, sembrano obsolete ed oziose le discussioni , se svolgerà il PD il ruolo di governo ombra, se significherà definitivo indebolimento di Prodi o se ne determinerà il rafforzamento. Ancor più improbabili, le accuse di democraticismo o giovanilismo (per aver ammesso i sedicenni al voto) quando non di contributo del PD alla fine della politica. Ancora più incredibili poichè provenienti da pulpiti che sono l’esito di scissioni e scissioni delle scissioni, laddove dividersi , viene ritenuto sintomo di purezza e non di frantumante operazione d’Apparato . Senza trionfalismi , nelle mani dell’Assemblea Nazionale e di Walter Veltroni direttamente eletti , come è nelle migliori tradizioni, ora c’è un patrimonio di Richieste da tradurre  in Politiche e di consensi da mettere a profitto. Stamane tutti dicono staremo a vedere ma forse l’atteggiamento migliore è quello di mettersi a fare

Intenzione di volo ( un altro trasloco)

Intenzione di volo ( un altro trasloco)

FuneralitogliattiQuesto trasloco è  meno travagliato di tutti gli altri . E costa meno fatica perchè è il più urgente :

Qualcuno era comunista perchè glielo avevano detto. Qualcuno era comunista perchè non gli avevano detto tutto.Qualcuno era comunista perchè la storia è dalla nostra parte .Qualcuno era comunista perchè si sentiva solo..

E così via.Giorgio Gaber enumera altre cinquanta buone ragioni per le quali si poteva essere comunisti. Ma soprattutto …

perchè era una forza, un sogno un volo, era uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

I comunisti erano convinti di poter salvare il mondo. Il loro impegno militante era un investimento su un futuro che pensavano si sarebbe sicuramente realizzato.Ciò non non è accaduto, procurando ad ognuno inevitabili lacerazioni.

No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare..come gabbiani ipotetici. Ed ora? Il gabbiano senza l’intenzione del volo..perchè oramai il sogno si è rattrappito.

Il primo trasloco si compì in seguito ad una dolorosa presa d’atto. Nessuno poteva credere che gli uomini e le donne di quel partito che stava per sciogliersi, discutevano di politica e identità con lo stesso atteggimento di quando   mettendo in discussione  la propria esistenza,ci si smarrisce.Gabbiani ipotetici o senza intenzione di volo,coloro che furono comunisti e quanti si considerano eredi di quella storia, conservano e finanche coltivano una particolare sensibilità per i mali del mondo.E se hanno abbandonato l’idea di salvarlo tutto,tentano almeno di fare qualcosa : e se non si può impedire un massacro in un paese lontano,forse si può aiutare un bambino, magari uno solo, ad uscire dall’inferno di quel paese.E’ un sogno rattrappito? C’è in questa scelta dal grande al piccolo, dall’universale al particolare, un cambiamento di ottica e di cultura che preserva il nucleo forte di un’ originaria esigenza morale.Il patrimonio politico culturale non è andato disperso.Si manifesta in un modo diverso rispetto ad allora ma si riconosce nell’indignazione con la quale,in cento,in dieci ma anche da soli si reagisce ad un’aggressione razzista, sopravvive nel rifiuto dell’ingiustizia, nella difesa dei deboli,nella voglia di cambiare,se non il mondo,almeno il proprio paese o magari soltanto la propria città,il proprio quartiere.Chi si è occupato di politica alla grande,ai tempi in cui il mondo era diviso in due e tutti eravamo felici di schierarci,può considerare questa una povera eredità,un succedaneo di quella maiuscola Politica che doveva cambiare il destino degli uomini e che disegnava su un’ideale carta geografica i confini del Bene e del Male.E tuttavia se non sono io per gli altri,chi sono io? E se non ora quando?. Una povera eredità? Non tanto povera,non tanto piccola,affidata a coloro che lasciano la Casa per costruirne una nuova.

Cantieri a sinistra (senza piagnistei)

Cantieri a sinistra (senza piagnistei)

07Ottimisticamente, ieri Anna Finocchiaro, dopo aver delineato i connotati della nascente formazione politica, ha concluso “questa volta non siamo incalzati dalla storia” alludendo probabilmente alla temperie che sospinse il PCI allo scioglimento, dopo la caduta del muro. In realtà la nascita del PD, altro non è se non la tappa largamente annunciata di un percorso che,sempre incalzato dalla storia, indusse Togliatti a richiamare all’ordine e alla legalità le migliaia di militanti scesi in piazza in armi,per vendicare il suo attentato,suggerì ad Enrico Berlinguer lo strappo con Mosca e il riconoscimento della Democrazia come Valore e impose a Occhetto la svolta della Bolognina.Lo sapevano molto bene tutti coloro che, assai prima  della dismissione dei simboli e del nome “comunista",erano fortemente critici nei confronti del partito di Berlinguer, preconizzandone fin dagli anni 60, le derive odierne.Oggi, non un solo evento catastrofico e dirompente, ma mille cataclismi sparsi per il mondo, incalzano ed  esigono risposte.La sinistra tutta  è di fronte ad un problema speculare.La nascita di una formazione democratica e riformista, così come è stata prospettata all’interno del Quarto Congresso dei Democratici di Sinistra,producendo una scissione al proprio interno,pone automaticamente la necessità dell’ Unità a sinistra.In questa direzione si colloca un bell’articolo di Armando Cossutta sul Manifesto di ieri. “Che si aspetta per creare aggregazione,massa critica,operatività collettiva,massa unitaria?Si unifichino i gruppi parlamentari,i gruppi consiliari e si chiarisca che si sta producendo unificazione della sinistra senza aggettivi.Si dica che il panorama è cambiato in maniera radicale e dunque va compiuta una scelta adeguata”.Quasi mai sono stata d’accordo con Cossutta ma gli ho sempre riconosciuto una certa qual lucidità d’analisi.Se la sinistra radicale e/o antagonista, cogliesse quest’occasione,finirebbero tutti i mal di pancia identitari e i dubbi se diventare forza di lotta o di governo o tutte e due le cose.Se l’effetto PD riuscisse a produrre almeno  unità a sinistra  (oltre che suggerire soluzioni federative a destra)sarebbe già un risultato apprezzabile.Persistere nell’aggregazione come da molte parti, richiedono coloro i quali sentono il peso del Distacco,ha logorato la nostra capacità di generare.Nella convivenza forzata, isterilita dai battibecchi, rischiamo la nostra sopravvivenza .Il problema è politico.E laico deve essere l’approccio. Senza piagnistei. Grazie.

Saluti comunisti

Saluti comunisti

12Questa volta –  tutti dicono – non c’è la stessa  tensione emotiva dell’altra volta.La tensione emotiva dell’altra volta fu raccontata,con la verve e l’ efficacia loro congeniali, dai registi Ettore Scola, con Mario Maria Mario  e Nanni Moretti  con  La Cosa.Nel primo, la vicenda di un gruppo di militanti del PCI alle prese con lo strambuglione politico esistenziale che investì il popolo comunista dopo l’annuncio di Occhetto alla Bolognina, il secondo, il filmato – verità, che più verità non si potrebbe, di una delle assemblee precongressuali della sezione di Testaccio.Il PCI alle soglie di quello che veniva definito  passaggio epocale, era proprio così: militanti incazzati  perplessi,malinconici,  preda di stati d’ansia da salto nel buio o di esaltazione da nuovo che avanza,  il Politico che s’insinuava nel Privato (e viceversa) a condizionarne, in qualche caso decisivamente, addirittura gli eventi. All’epoca Fabio Mussi, occhettiano della prima ora,di quel marasma  ,dal quale sembrava non saremmo  mai usciti vivi  ,aveva trovato una colorita  sintesi.Con alcuni compagni rattristati dalla possibile dimissione di simboli e bandiere, esplose " Ma insomma, basta ! Sembra che vi abbiano tolto la bambola di pezza”. Diciassette anni dopo, la nascita di una nuova formazione non poteva avvenire nello stesso clima di emotività scoperte, ne’ sarebbe,a mio avviso, salutare rimpiangere quella stagione contrassegnata da appassionati conservatorismi e  da velleità di rinascita.In mezzo un’antica questione romanticamente definita identitaria ma che allora,come ora, concerneva problemi di Sopravvivenza  Politica nel mondo che cambia .L’operazione verticistica, come è stata definita quella relativa al Partito Democratico, è passata nei congressi di sezione senza particolari drammi. Credo che su molti abbia agito quell’ansia  di chiarezza che negli ultimi tempi si era fatta Urgenza.Che siano state Palpitazioni al Senato o Malumori o Manifestazioni  organizzate Per ma anche Contro,ogni volta ci si è domandati se fosse poi così complicato  essere in una coalizione e se il sacrosanto diritto a critica e a dialettica interna, dovesse essere esercitato necessariamente in corso d’opera e come mai, nelle elaborate sedute della Fabbrica del Programma,non si fossero assunti accordi precisi su temi dirimenti quali missioni all’estero, costruzione di caserme,coppie di fatto o quel che è. Ma soprattutto perchè, una volta raggiunta faticosamente la postazione di Governo, non funzionasse per tutti quel collante che si chiama via via Appartenenza,  Priorità, Bene Comune, Fedeltà ai Patti. Allora succede che di quasi nulla possiamo dirci veramente soddisfatti, se non dell’avvio di un processo di chiarificazione.Da una parte una fase Costituente dai confini definiti solo in parte, come del resto è giusto che sia . Dall’altra, ipotesi altrettanto indefinite di cartelli o fusioni  ma la raggiunta libertà, per i dissenzienti, di costruire la propria casa.Liberi tutti dunque.Senza incubi di mediazioni,identità e sensibilità ferite, senza dismissioni di armamentari da glorioso passato,senza traditi e traditori,  lontani da tentazioni di Realpolitik da combinare con l’Ideale,senza preoccupazioni da difficile Rappresentanza di chi, di come e di perchè. L’esperienza di governo avrebbe dovuto essere un banco di prova ben differente,se non si è riusciti a trovare un terreno comune nemmeno in questa circostanza,sarà bene prendere atto di una difficoltà insormontabile.Noi pensavamo che una compagine variegata garantisse ricchezza e abbondanza di correttivi a tentazioni estreme,così perlomeno intendevamo l’idea di  Sintesi.Così non è stato. Non c’è tristezza nei saluti,quel che ha davvero rattristato, caratterizzando malamente  questo ultimo periodo, è stata la discesa agl’inferi della banalità e dell’impolitica  del cosidetto dibattito interno.Chi vive in questo mondo soffrendone la complessità e le ingiustizie non può essere attratto da un dibattito dal quale il fare politico  è perennemente assente o si considerano dirimenti questioni marginali di nomi o collocazioni.Dopo la Sopravvivenza viene il Salvare il Salvabile con chi vuole, con chi c’è e con chi ci crede.

Un nuovo pensiero per questo secolo (al Pantheon andateci voi)

Un nuovo pensiero per questo secolo (al Pantheon andateci voi)

Devo dire che la mia idea di rinnovamento non contemplava affatto l’ipotesi di un Pantheon, vuoi perchè il Tempio di Agrippa, è un monumento celebrativo infinitamente più funereo del necessario, vuoi perchè quest’ansia di trasloco in ulteriori (ennesime) case, socialiste o popolari o liberali che siano,al seguito della galleria degli antenati (e per di più discutendo se il ritratto del nonno sia meglio di quello del prozio o se quello del biscugino tocchi a me oppure a te) mi pare un’inutile pratica. Ciascuno è la storia che è, per darne conto non ha bisogno di esporre le medaglie e nemmeno i santini. Se i processi di beatificazione degli artisti o degli scrittori – De Andrè con l’aureola, per dirne una o Pasolini interrogato costantemente su disastri contemporanei  - chissà che avrebbe detto – mi sembrano operazioni niente affatto rispettose e di pura necrofilia delirante, per i politici, i pensatori, i filosofi , stante l’epoca di grandi capovolgimenti dalla caduta del muro in qua, al senso di inutilità si aggiunge quello dell’inopportunità. Chiunque  , da Togliatti a Berlinguer a Gramsci a Bordiga, fino a Malatesta (così sono contenti tutti) , trovandosi proiettato in questo secolo, avrebbe bisogno di nuove riflessioni,nuove articolazioni dell’analisi, prima di profferir parola e tornare a impartire le istruzioni del caso.Mi ci vedo comunicare a Carlo Marx  che il capitalismo dopo aver fatto man bassa ,ha vinto anche  la più importante delle battaglie : quella culturale. E a Berlinguer che da un momento all’altro…puf ..sono spariti i blocchi e l’assetto mondiale si è stravolto con le annesse minacce alla sicurezza di milioni di donne e di uomini o a Togliatti che la partita oggi si gioca sui Diritti,sull’Ecologia,sulla mancanza di cibo e di libertà di moltitudini nel pianeta. e che l’idea del pacchetto onnicomprensivo del comunismo, all’interno del quale abitava la soluzione di tutti i problemi, è defunta.La nostra ricetta di cambiamento dello stato delle cose è fallita e di fronte alla complessità delle sfide a venire, anche l’idea novecentesca del socialismo, che ha lavorato soprattutto sulle quantità, vuoi per redistribuzione, vuoi per utopia egualitaria è superata.Oggi abbiamo bisogno di discutere di qualità dello sviluppo che non può essere risolta nell’ambito esclusivo e limitato del pensiero liberal democratico.Del resto mi sembrano incredibili anche le etichette : che vuol dire essere socialisti oggi ?: Voler più bene ai lavoratori?Il problema non ha una risposta definita tantomeno possiamo credere che basti l’incentivo distribuito dalle Urne dei Forti, a costruire  un nuovo pensiero, per questo secolo.C’è un passaggio molto incisivo nella Mozione di Piero Fassino che recita più o meno : Non si governa il mondo nuovo senza un nuovo linguaggio.Mi ha convinta.Io dunque non so ancora  se il Partito Democratico sarà la mia nuova casa.So soltanto che potrò rendere disponibile il mio impegno solo nei luoghi in cui si vogliono costruire alleanze e un nuovo linguaggio che veicoli  idee nuove .Il che è tanto di più che limitarsi a recuperare il meglio di una tradizione.La concreta priorità data  alle donne e ai giovani, nella nuova casa, sarà la cartina di tornasole.Altrimenti va bene anche restare a occuparsi dei fatti propri.Se tanto mi da tanto…al Pantheon finiteci voi…