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Tag: La fabbrica del cinema

Stranger than Fiction (vero come la finzione)

Stranger than Fiction (vero come la finzione)

Che bello : Hollywood con tutti i crismi – c’è persino Dustin Hoffmann e il superdivo del  momento Will Ferrel,non parliamo poi della presenza del regista di Neverland,Marc Forster –  ma  con l’aggiunta di  Emma Thompson e di una sceneggiatura  un po’ fuori dagli schemi.Il mix non poteva che funzionare :c’è una voce narrante che perseguita unagente delle tasse un po’ scialbo,metodico  e con il tic di contare tutto,descrivendone l’esistenza e predicendone la morte.Disperato,l’agente delle tasse si rivolge  ad un professore di letteratura per  capire, attraverso la conoscenza dei meccanismi del Racconto, se stia vivendo  una commedia o un dramma e chi potrebbe esserne l’autrice.Si scoprirà che la voce appartiene a una scrittrice depressa con il problema di far morire il protagonista del romanzo che sta scrivendo.Incisiva sintesi del rapporto tra finzione e realtà,letteratura e vita raccontata attraverso  l’abbandonodi schemi rassicuranti e la conseguente scoperta e messa in gioco di se stessi da parte del protagonista.Efficace anche l’allusione alla responsabilità dell’autore nei confronti del proprio talento.Bellissime le scene surreali,l’utilizzo di segni grafici sulle immagini e la recitazione, piuttosto impegnativa visto il non semplicissimo gioco narrativo e il finale che viene più volte annunciato e sempre disatteso.

Vero come la finzione è un film USA di Marc Forster con Emma Thompson,Will Ferrel,Dustin Hoffman

Metti una sera a cena con Avati

Metti una sera a cena con Avati

Pupi Avati ,31 film in 39 anni, più quattro programmi televisivi,più un film a episodi come produttore, dice che il cinema è morto ,è diventato un prodotto di èlite che non è più in grado di formare opinioni e creare tendenze, mentre  la televisione dilaga  annullando le coscienze con ignobili sottoprodotti tanto da essere diventata la peggiore maestra del secolo.Di questa visione un po’ apocalittica,  sebbene smentita dalla notevole produzione e soprattutto dalla qualità creativa che la contraddistingue, risente  il suo ultimo film La cena  per farli conoscere il cui tema (facile successo/devastante fallimento) somiglia vagamente a quello di Festival ,interprete Massimo Boldi alla sua, forse unica, pregevole prova d’attore .Qui invece abbiamo Diego Abatantuono,interprete di soap televisive ,ex bellone oltre il viale del tramonto che nel tentativo di rianimare la sua carriera con i metodi tradizionalmente in uso, riesce però solo a collezionare una serie crescente di fallimenti : si fa ospitare in  talk show  abominevoli,partecipa a reality ambientati nelle fogne, si sottopone a interventi di chirurgia plastica (malriusciti) e come estrema ratio, inscena un tentativo di suicidio la vigilia di Natale,tutto per poter essere ancora una volta  in prima pagina.Tutto in un crescendo di solitudine e disperazione.Viene soccorso dalle figlie (tre), avute da unioni differenti,colpevolmente trascurate ,sparse qua e là per L’Europa, ciascuna con una sua storia.La cena alla quale allude il titolo, è appunto quella che le tre ragazze organizzano per far incontrare al padre una donna  che gli  restituisca  uno scopo nella vita. L’operazione non riuscirà ma sarà servita egualmente a riavvicinare  le tre ragazze e a produrre un effetto benefico sulle loro esistenze.Il finale non è  facile ne’ scontato, come è nello stile  di Avati, regista di commedie sofisticate ed  eleganti con attori dalla recitazione estremamente misurata, senza nulla togliere all’intensità dell’interpretazione.In questo caso il quartetto di attrici(Incontrada,Neri,Sastre e Placido) non ha nulla da invidiare ad Abatantuono naturalmente e incredibilmente bravo ma già abituato a lavorare con Avati .E se il cinema non è capace più di formare opinioni, meglio così,quello di cui c’è bisogno è un intrattenimento intelligente e non una scuola di vita,un’opportunità di riflessione offerta da quelli,non molti,è vero,che sanno ancora parlare della nostra società senza indulgere in visioni di maniera.


La cena per farli conoscere è un film di Pupi Avati con Diego Abatantuono,Vanessa Incontrada,Francesca Neri,Ines Sastre,Violante Placido.

Bobby,il meglio di Hollywood

Bobby,il meglio di Hollywood

Il meglio di Hollywood – Helen Hunt,Demi Moore,Antony Hopkins,Harry Belafonte, Eliah Wood, Sharon Stone, Emilio e Sheen Estevez – a paga sindacale ( non bassissima ma certo, niente a che vedere con  i cachet ai quali ognuno di loro è abituato) per ricostruire, non la vicenda dell’assassinio di Robert Kennedy ma ,attraverso venti storie che da quella tragedia furono influenzate, lo spirito del tempo e particolarmente la speranza in un mondo migliore da cui quel tempo era  così profondamente segnato

Un progetto importante, ambizioso,  costato anni,un lavoro complesso nei contenuti e nel messaggio, strutturato  su consultazioni di materiale d’archivio,Bobby rappresenta l’occasione perduta, per il ragazzino nero che dopo la morte del reverendo King vede in Kennedy,l’unica speranza, per il ragazzo che sposa la sconosciuta per evitare il Viet nam ma anche per la ragazza venuta dall’ Ohio col sogno di diventare una star o per il cameriere che preferirebbe vedere una partita dei Dodgers piuttosto che subire turni massacranti.

Da quel 5 giugno siamo diventati sempre più  cinici e rassegnati e credo sia questo uno dei motivi per i motivi per cui ci troviamo a questo punto.Ed è veramente straziante” Estevez Sheen,il regista  sostiene che la data dell’assassinio di Robert Kennedy è importante per capire,un’occasione per chi non c’era e per chi se lo è dimenticato di scoprire lo spirito di un tempo lontanissimo che potrebbe tornare.Montaggio sorprendente.Sharon Stone stellare.Precisissima ricostruzione d’epoca attraverso costumi,scenografie e finanche fotografia.

Self-cinema (adopt a movie)

Self-cinema (adopt a movie)

Lo scopo è quello d’incoraggiare i distributori sempre più titubanti, l’idea quella promuovere film di qualità che per ragioni di mercato,difficilmente sarebbero proiettati nelle sale.Per questo, un gruppo di romani ha dato vita ad un’interessante iniziativa – Self-cinema –  che attraverso il meccanismo della prevendita rassicura gli esercenti garantendo alla pellicola una settimana di permanenza nelle sale.Si sceglie un film e lo si prenota presso alcune librerie,sei euro costa il biglietto e la raccolta continua fino al raggiungimento della cifra occorrente.Il primo film, l’Estate di mio fratello è di un giovane cineasta, Pietro Reggiani pluripremiato da numerose giurie di qualità in vari festival tra i quali anche quello di Tribeca ed è la storia delle fantasie di un bambino al quale è stata annunciata la nascita del fratellino.

Le librerie e i punti vendita  che partecipano all’iniziativa sono qui.Il resto,progetto,adesioni e schede film, compresa l’iscrizione alla newsletter  nel ricchissimo sito di Self-cinema

La sostanza di fare cinema

La sostanza di fare cinema


Marco Bellocchio dice che Sorelle è un film dilettantesco, nel senso che è stato fatto per diletto,non c’erano finanziamenti,tutti hanno lavorato gratis,la leggerezza democratica della macchina digitale ha garantito un gusto morbidamente scanzonato e l’assoluto piacere del cinema.Il cast è fatto dalla famiglia del regista : Elena e Piergiorgio che sono i figli,le sorella Maria Luisa e Letizia,Gianni Schicchi amico di famiglia da sempre,poi ci sono gli attori Donatella Finocchiaro,protagonista del Regista di matrimoni  e i luoghi.Bobbio dove Bellocchio ha passato la sua infanzia,la casa di famiglia con le stanze del suo cinema   I Pugni in tasca,dichiaratamente  ma in quella sala da pranzo apparecchiata per l’immutabile rito del pranzo c’è anche uno scorcio d’inquadratura dei pranzi della casa del Regista di matrimoni che s’intravedono nello sfumare tra il viso offuscato di Piergiorgio Bellocchio e quello in rabbioso bianco e nero di Lou Castel.Poi “fare cinema” la scuola estiva che da vent’anni Marco Bellocchio dirige sempre a Bobbio,venti studenti che incontrano professionisti,immaginano,scrivono,girano.Sorelle può considerarsi uno di questi esercizi.Non è un documentario però ne’ un film in cui si racconta la famiglia del regista o il lavoro di didattica.la realtà è punto di partenza in una tensione  sospesa di vissuto e film,un gioco di specchi dentro l’immaginario che commuove,diverte volteggia toccando nel profondo la sostanza stessa del fare cinema.Tre episodi che scaturiscono da uno stesso spunto narrativo,due fratelli sara aspirante attrice che nei primi due è assenza voce lontana al telefono,Piergiorgio ragazzo inquieto e Elena la figlia di Sara cresciuta dalle zie in quella piccola cittadina tra catechismo,preghiere,visite al cimitero e tavole apparecchiate o da apparecchiare.Gianni Schicchi che alle donne amministra il patrimonio e risolve i problemi della cappella al cimitero e le zie che conservano l’abito di nozze della madre,sognando il matrimonio dei nipoti e Sara che dice alla figlia “ci si sposa quando non si è più innamorati” mentre la bimba parla alla madre di cresima e catechismo.Eccolo lì il cinema di Bellocchio.Sorelle è come un puzzle di frammenti lucidi le cui combinazioni possono mutare ad ogni sguardo, Piergiorgio Elena le zie,Gianni Schicchi il documento di finzione con i veri nomi,nei veri luoghi.indizi sparsi tra le citazioni doppie e triple come i volti di donna che si sovrappongono a quelli di Donatella Finocchiaro,Paola Pitagora,Pamela Villoresi,la Nina del gabbiano di Cecov-Bellocchio.ma anche la noia il sogno,la fuga da quella provincia: “sono destinato a tornare qui forse aprendo un Hotel” dice il cinico Piergiorgio alla sorella scappata a Milano anche lei inseguendo fantasie di felicità e successo.Ritorni e partenze,la casa che resta sempre lì,i due ragazzi che vanno e vengono,la bimba che corre verso l’adolescenza stando ferma nello stesso luogo..Il movimento del cinema della poetica (politica) di un cineasta,restare se stessi col cambiamento necesario ad esprimere urgenza,vitalità.Come accade a marco bellocchio questa scatola delle meraviglie che è Sorelle ci porta con grazia raffinata dentro al suo cinema e al tempo stesso libera qualcosa che è sempre diverso che spiazza e sorprende la rete dei rimandi a ogni fotogramma,aprendo diverse prospettive,orizzonti inediti ,non si tratta solo di citazioni ma lampi dentro una macchina complessa,in continua trasformazione.Ed è appunto la voglia di sperimentare condividendo insieme ad altri il suo cinema, nell’attimo stesso del divenire da narrazione a messinscena,laddove realtà e fiction s’ispirano reciprocamente.Lo sguardo che sentiamo osservare i due figli zio e nipote,giocare, ridere assolutamente costruito,un precipitato di verità.

SORELLE  è un film di Marco Bellocchio prodotto dal Comune di Bobbio.Cast : Piergiorgio Bellocchio, Elena Bellocchio, Mariuccia Bellocchio, Letizia Bellocchio