Sfogliato da
Categoria: Nuovo Palazzo

Perché no

Perché no

de-magistris-704x400Diceva  che non gli sarebbe dispiaciuto  guidare la sinistra e per quanto remota potesse sembrare quell’ennesima ambizione espressa in giorni di entusiasmi arancioni e immancabili promesse strillate dal palco, veniva da augurarsi un condottiero con un’idea di Giustizia meno ingombrante e barricadera di quanto l’inchiesta Why not  di cui era stato la star, più che il  titolare, avesse rivelato.

Certo un  capitolo non esaltante del suo curriculum,  tra schiere d’indagati eccellenti e governanti, intercettazioni indiscriminate e a raffica, scontri titanici tra Procure, colpi di mano e di scena, provvidenziali interventi quirinalizi e numerose passerelle televisive a suggellare accuse talora improbabili come quella di Massoneria. Senza farsi mancare nulla nemmeno nel settore Complotti & Poteri. Forti, questi ultimi, almeno quanto il linguaggio con cui venivano descritti : tonante, gonfio, retorico.

Rilevanza penale modesta,stralci, archiviazioni e qualche risarcimento :  la fine è nota.

E adesso che l’aspirante condottiero è stato condannato in primo grado per Abuso  – mica robetta –  di Potere si comporta, a riprova se non altro che la legge è uguale per tutti, esattamente come tutti i condannati : proclama la sua innocenza, grida all’errore giudiziario e alla camarilla,  impreca contro i giudici, l’iniquità della legge Severino e non vuole dimettersi. Fuori dalle righe come ex magistrato. Decisamente inadatto a guidare alcunché.Speriamo con ciò di esserci tolti il pensiero del grande timoniere giustizialista.

Sulle dimissioni, tecnicismi a parte, si registrano molte certezze e spade fiammeggianti in un caso o nell’altro ma questo,come spesso capita,  è uno di quei frangenti in cui non è dato sapere quale sia davvero il Bene della città che De Magistris amministra. Se la permanenza di un sindaco che molti ritengono inadeguato o un interregno gestito dal vicesindaco con maggioranza precaria e una compagine di consiglieri eletti in circostanze assai particolari e probabilmente irripetibili,  dunque inevitabilmente tentati  dall’istinto di sopravvivenza.Che poi in Politica sarebbe tra le iatture da evitare accuratamente. A Napoli più che mai.

Come si può ben vedere, le sentenze vanno rispettate ma talvolta producono conseguenze inattese. Paradosso sul quale gli estimatori della confusione Politica-Giustizia farebbero bene a riflettere avendo cura,per il futuro, di tenere ben separati i campi, magari  invocando, in nome del Bene Comune, stavolta sì, maggiore sobrietà quanto a ruoli e funzioni. Altrettanto per i patiti della Società Civile che  ci ha procurato e ancora ci procura dispiaceri tali da  rimpiangere vivamente i politici di professione.

Torna De Mita, tutto è perdonato?Magari no. A parte il fatto di non essere mai andato via.

 

 

Nell’illustrazione Luigi De Magistris  festeggia la vittoria arancione vestito da Masaniello (un altro che non se n’è mai andato)

Diconsi undicimilionicentomila (ed esigono rispetto)

Diconsi undicimilionicentomila (ed esigono rispetto)

 

 

 

 

Hanno continuato e continuano a raccontarci un paese  che non c’è, con espressioni talmente abusate che le parole hanno oramai perso la strada del vocabolario.Né soccorrono i numeri, eternamente distanti dalle previsioni  della vigilia.

Tra il paese com’è e come pensiamo sia  o vorremmo che fosse, resta uno scarto da nevrosi dissociativa.In quello scarto  la visione da prontuario dilaga assieme alla volontà di catalogare velocemente tutto.

Così si manifestano tardivi eredi di Enrico Berlinguer, analisti del parallelismo a vanvera e sociologi  del precotto che, ignorando l’Asse e i Legati, il senso storico e l’arte della contestualizzazione, rifanno il mondo nuovo a suon di questioni morali – ma avrà pur lasciato detto qualcosa d’altro la buonanima di Enrico? – resurrezioni democratico cristiane o berlusconiane a piacere : a ciascuno la sua (ossessione)

Peggio della peggior campagna elettorale c’è solo la successiva analisi del voto, chi ha votato chi, perché,aspettandosi cosa e quanto durerà. A questo proposito una moratoria su complotti,voti di scambio, generale disprezzo per l’elettorato dei partiti che non ci piacciono, andrebbe pure richiesta .E manco male che la nettezza del risultato almeno questa volta ci salva dallo stravolgimento dell’aritmetica elettorale,quella del chi ha vinto davvero e chi no. 

Ma il dato davvero epocale è che per la prima volta parte consistente degli elettori di questo Paese ha superato la storica  resistenza a votare un partito di centrosinistra. Per ottenere ciò non è bastato, come vorrebbe una lettura piuttosto grossolana, lo spostamento a destra del Partito Democratico ma una vera e propria rivoluzione in termini di classe dirigente, linguaggio e finanche approccio con la realtà. Comunque lo si valuti, tale cambiamento voluto fortemente dal PD ed incarnato da Matteo Renzi  è stato infine visibile e compreso da tutti.

Che tutto questo sia dovuto anche alla particolarità del carattere di Renzi è indubbio ma che il successo del leader poggi su di un lavoro avviato molto tempo fa, è un fatto incontestabile. L’uomo solo al comando, come amano definirlo i detrattori, staff  e consensi a parte, è stato sospinto da una forza politica che negli ultimi anni ha fatto del modo più efficace di esprimere il cambiamento uno dei propri rovelli principali.

Si scrive rovello, si legge : intere stagioni a districare questioni relative a come governare pluralità e differenze, scelta del leader,della classe dirigente e delle modalità comunicative, offrendo spesso un’immagine di compagine sempre alle prese con le proprie divisioni e col proprio dibattito interno.Ora si può dire che questa stagione è alle spalle,ritrovato il bandolo della matassa resta il buono del partito in cui le diverse sensibilità lavorano in modo dialettico in direzione di un obiettivo comune. All’elettorato non deve essere sfuggito questo cambio di passo.

La doppia legittimazione di Renzi premier e di Renzi leader europeo rafforzerà i propositi e l’azione riformista in patria e porterà in dote al PSE una forza contrattuale differente,necessaria ed indispensabile, particolarmente oggi che l’euroscetticismo divenendo forza parlamentare convoca il resto delle forze politiche ad un’azione decisa. 

Diconsi undicimilionicentomila. Hanno chiesto cambiamento e innovazione Esigono il rispetto degli impegni e quello che si deve ad un elettorato consapevole.Il Partito Democratico deve farsi carico di onorare le aspettative e le promesse.

 

 

 

..o come dicevan tutti, Renzi

..o come dicevan tutti, Renzi

 

 

 (Per me il migliore era un altro,titolare di una visione differente, meno personalistica e più votata alla Politica.Non eravamo,(non siamo) d’accordo su tutto ma secondo me quella visione,quel modo meritavano spazio all’interno del Partito.Così alle primarie ho votato quello di Shining e di Dante.Minoranza ma non irrilevanza. E senza ripensamenti, particolarmente dopo l’ultima Direzione : è stato un voto speso bene)

 

Il vento sulla faccia. E’ curioso. Non più tardi di qualche mese fa affabulava  per attivismo, freschezza, novità, gioventù, linguaggio e volontà di scalzare il Vecchio senza tanti complimenti. Nel momento in cui vince le primarie, si attiva per le riforme, spara alzo zero – con coro di consensi a non finire –  sul governo un giorno si e l’altro pure, chiede la scossa invoca il cambio di passo e l’uscita dalla palude si appresta a scalzare il Vecchio sempre senza tanti complimenti e parte per l’avventura col vento sulla faccia, ci si meraviglia? E di che?

 

 La mossa del cavallo. Non troppo sorprendente ovvero inattesa date le premesse anzi minuziosamente studiata a partire dal giorno in cui la Corte Costituzionale epurò il Porcellum dello spropositato premio di maggioranza trasformandolo in sistema proporzionale puro : sconveniente prodromo di larghe intese, comunque  forte deterrente di elezioni anticipate. Quelle che avrebbero dovuto portare Matteo Renzi in trionfo a palazzo Chigi. Incoronato dalle Primarie ma stretto nell’angolo di un probabile logoramento dato dal tempo e soprattutto dallo scarso gradimento del governo Letta, ha rischiato il tutto per tutto.

 

Bandwagon Ha fatto dunque  quel che ha promesso in mille occasioni, a meno di credere alle favole della lealtà,della funzione di stimolo al governo, dell’ idiosincrasia per le manovre di palazzo e per le poltrone.A meno di aver letto,fin qui, un altro libro e un’altra storia.E lo ha fatto con la benedizione della quasi totalità – parte della minoranza inclusa – del suo Partito, in una Direzione di fresco eletta.Stavolta l’altra favola bella : quella dei Cattivi Apparati e dei Burocrati,non è spendibile.

Crisi della Politica Mille perplessità accompagnano l’operazione : dal quadro pressoché  immutato delle forze di coalizione in campo,all’inesperienza, al fatto che in tutto questo si è taciuto di progetti. Insomma la scossa non si è ancora materializzata in punti programmatici mentre segnali di discontinuità rispetto alla conduzione Letta risiedono fin qui solo nei modi spicci o in aspetti del tutto esteriori.Francamente un po’ troppo poco.Taccio poi sugli aspetti istituzionali e sulle numerose anomalie, talune serie, talune drammatizzate. Forse è giunto il momento di prendere atto che anche Matteo Renzi è un altro segnale inequivocabile di crisi della Politica.Si può sopravvivere alla gestione della crisi fuori degli ambiti preposti o al mancato passaggio in Parlamento atteso che fin qui alcuna dinamica costituzionale è stata violata ma non alla mancanza di un progetto preciso.Le liste dei ministri vere o inventate o quelle delle cariche in scadenza –  Poste, Rai, Finmeccanica –  non sono sufficienti a definire  con quale ruolino di marcia s’intenderà imprimere il cambiaverso.

( Non l’ho votato e tutt’ora, pur nel rispetto dovuto a chi si è preso sulle spalle una grande responsabilità, mi lascia perplessa.Ma …il successo dell’operazione dipenderà dalla sua capacità di portare a casa risultati che abbiano effetti positivi sulla vita dei molti in difficoltà e che aspettano.L’ultima cosa da fare è sperare nell’insuccesso.La prima è augurare a lui e alla squadra la buona sorte)

Versione Giuditta (brutta aria)

Versione Giuditta (brutta aria)

 

(Giuditta e Oloferne di Fede Galizia pittrice della seconda metà del cinquecento. Ritratto interessante per ‘accuratezza e per quel mezzo sorriso di soddisfazione sulle labbra della vendicatrice. E siccome Oloferne è da sempre  simbolo di Superbia un piccolo accenno trionfale sul dramma dell’omicidio  le dev’essere sembrato indispensabile)

 


 Aule in fiamme Da Donna Eleonora a le Roi Soleil,  spensieratamente confuso con Carlo V, da  Pajetta ai partigiani con corollari di padri costituenti a piacere, li hanno scomodati proprio tutti e anche i commentatori non si sono risparmiati  tra psicanalisi,sociologia e regolamenti parlamentari. Il fenomeno del resto è tale  da escludere passaggi frettolosi, anche se poi il tutto si rimescola nel  blob consueto delle definizioni, dei parallelismi e delle similitudini forzate : nuovi resistenti, nuovi partigiani nuovi fascisti nuovi Aventino.Senza farsi mancare un tocco di retorica dato dai meravigliosi guerrieri e quel tanto di allarmismo che può procurare l’evocazione del colpo di stato.C’era una volta il senso storico e quello del limite l’uno teneva in gran conto i contesti, l’altro impediva alla risata di seppellirci.

In realtà l’unica considerazione che emerge con chiarezza in questi giorni di caos parlamentare ma non solo è quanto sia difficile non tanto esprimere – come vorrebbe la paranoica visione delle 5 Stelle  – ma soprattutto mettere a profitto il Dissenso e questo non certo per la protervia di un Sistema in declino – incapace di dare segni di vita figuriamoci  la protervia –  quanto per l’inconcludenza del metodo movimentista applicato alle sedi istituzionali e per una curiosa discrasia tra la teorizzazione dello scontro e la bizzarra pretesa di supportare episodi di antagonismo con leggi e regolamenti.Della serie : impedisco ai parlamentari di accedere all’aula delle commissioni perché l’ostruzionismo è un diritto sancito dai regolamenti.Che poi contestualmente altri regolamenti tutelino il funzionamento poco interessa.E che la quadra vada trovata tra il diritto di mettersi di traverso e il dovere di licenziare i provvedimenti interessa ancor meno. C’era una volta l’ostruzionismo parlamentare che si esercitava ininterrottamente notte e dì ma che doveva avere un termine magari dato dallo sfinimento degli oratori o da un accordo nella conferenza dei capigruppo chè altrimenti Pannella sarebbe ancora lì a parlare.

Ricadute In una parola viene sottratto alle altre forze di Opposizione il diritto ad esercitare il proprio ruolo.In un’altra, far saltare il tavolo sembra essere l’unica ragione sociale del Movimento che vuoi per impoliticità strutturata, vuoi per impossibilità di stare a galla attraverso un utile Fare Politico gioca la carta del gesto disperato per giustificare la propria esistenza. C’era una volta la possibilità di discutere e modificare i provvedimenti e il diritto degli elettori veder rappresentate le proprie obiezioni in materia di legge elettorale o d’altro.

 

Il brutto impiccio – Lo scarso rigore giuridico e la sciatteria con cui è stata redatta la messa in stato d’accusa del presidente Napolitano rassicurerebbe circa l’esito della procedura ma la strumentalità con cui si è condotta l’operazione non promette bene.Vuoi perché alcune alterazioni delle dinamiche legate alla funzione presidenziale non costituiscono  violazione premeditata  rientrando pienamente nella fisiologia del sistema costituzionale, vuoi per l’intento chiaramente diffamatorio,vuoi per la rinuncia a connettere la condotta del presidente con la debolezza della politica.Alterazione per alterazione varrebbe la pena semmai di mettere sotto accusa la Politica.Procedura non prevista certo ma egualmente rintracciabile in una robusta azione riformatrice.

Giuditta – Nota dolente per la ripetitività degli attacchi e inevitabilmente delle – seppur necessarie  –  risposte. Il Movimento cinque stelle è contrario alla parità di genere nella legge elettorale.Sostengono di averla già realizzata e non sono interessati alla codifica.Nelle more di votare o meno gli emendamenti riguardanti la presenza femminile nelle liste, dimostrano una eccezionale idiosincrasia per le donne in genere, fatte segno di attacchi verbali e manifestazioni d’odio rintracciabili nel trattamento destinato dal blog di Grillo alla Presidente della Camera o direttamente in Aula alle elette nelle liste del PD che giustamente denunciano – anche alla magistratura – l’affronto.Tra le reazioni spicca per acume quella della deputata di Carpi Giuditta Pini, giovane turca,redattrice di una tesi di laurea sulla morale comunista che ha molto incuriosito il Presidente della Repubblica e che, a fronte della volgarità dell’accusa di essere stata eletta per aver elargito prestazioni sessuali, ha rivendicato le sue 7.100 preferenze accusando persistenti dolori alla mandibola.Geniale.

 

 

Il giorno dopo

Il giorno dopo

 

 


 Della giornata di ieri  ricorderemo il freddo e le parole grosse, l’enfasi delle tribune e le signore in gramaglie, la regia mal orchestrata – qui via del Plebiscito, a voi Palazzo Madama –  di un finale fuori sincrono e infine la rinuncia all’esibizione serale in favore  di un ritorno a casa per cenare in famiglia.

 

Spero che nel ritorno alla normalità – che tutti invocano stamane –  sia contenuto anche il recupero  di una terminologia meno emotiva e più rispettosa del racconto politico e ciò in ossequio alla differenza che corre tra passione e isterismo, fatti e opinioni,realtà come vorremmo che fosse e come invece è.

La fiction, che gran cosa quando esemplifica e metaforizza rendendo più intellegibile il Vero ma che dire della sovrapposizione tra l’una e l’altro e delle torsioni generate da una simile confusione : la condanna di uno solo che diventa fine dello Stato di Diritto e addirittura della Democrazia. Per tutti.

E ancora : nell’auspicabile  fine dell’eccezione, spero  sia ristabilito il giusto rapporto tra Politica e Legalità e tra Politica e Legge. Che l’una e l’altra non servano al superamento delle reciproche contraddizioni.La Politica non può essere utilizzata contro la Legge come troppo spesso è accaduto in questi anni  ma nemmeno la Legge è l’unico strumento idoneo a  superare le storture della Politica.

I conti col berlusconismo,per dirla con Vendola,sono appena cominciati e tuttavia qualche motivo di soddisfazione  è doveroso registrare nel marasma delle molte questioni ancora aperte : che dopo molte peripezie il  nostro Sistema di Regole e di Principi abbia resistito a duri contraccolpi è un fatto che di tanto in tanto si manifesta.Vuol dire che in fondo a tutto abbiamo anticorpi sufficienti a preservarci dallo sfacelo. Affermare l’uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge dovrebbe costarci meno fatica,è vero, ma tant’è.

La consapevolezza del tempo perduto è dura da digerire e non solo politicamente.Ma per chi ha futuro e ci crede,è il momento di attivare la speranza ovvero tutte le scelte  che servono a renderne meno fugace e consolatorio il concetto.