Perché no
Diceva che non gli sarebbe dispiaciuto guidare la sinistra e per quanto remota potesse sembrare quell’ennesima ambizione espressa in giorni di entusiasmi arancioni e immancabili promesse strillate dal palco, veniva da augurarsi un condottiero con un’idea di Giustizia meno ingombrante e barricadera di quanto l’inchiesta Why not di cui era stato la star, più che il titolare, avesse rivelato.
Certo un capitolo non esaltante del suo curriculum, tra schiere d’indagati eccellenti e governanti, intercettazioni indiscriminate e a raffica, scontri titanici tra Procure, colpi di mano e di scena, provvidenziali interventi quirinalizi e numerose passerelle televisive a suggellare accuse talora improbabili come quella di Massoneria. Senza farsi mancare nulla nemmeno nel settore Complotti & Poteri. Forti, questi ultimi, almeno quanto il linguaggio con cui venivano descritti : tonante, gonfio, retorico.
Rilevanza penale modesta,stralci, archiviazioni e qualche risarcimento : la fine è nota.
E adesso che l’aspirante condottiero è stato condannato in primo grado per Abuso – mica robetta – di Potere si comporta, a riprova se non altro che la legge è uguale per tutti, esattamente come tutti i condannati : proclama la sua innocenza, grida all’errore giudiziario e alla camarilla, impreca contro i giudici, l’iniquità della legge Severino e non vuole dimettersi. Fuori dalle righe come ex magistrato. Decisamente inadatto a guidare alcunché.Speriamo con ciò di esserci tolti il pensiero del grande timoniere giustizialista.
Sulle dimissioni, tecnicismi a parte, si registrano molte certezze e spade fiammeggianti in un caso o nell’altro ma questo,come spesso capita, è uno di quei frangenti in cui non è dato sapere quale sia davvero il Bene della città che De Magistris amministra. Se la permanenza di un sindaco che molti ritengono inadeguato o un interregno gestito dal vicesindaco con maggioranza precaria e una compagine di consiglieri eletti in circostanze assai particolari e probabilmente irripetibili, dunque inevitabilmente tentati dall’istinto di sopravvivenza.Che poi in Politica sarebbe tra le iatture da evitare accuratamente. A Napoli più che mai.
Come si può ben vedere, le sentenze vanno rispettate ma talvolta producono conseguenze inattese. Paradosso sul quale gli estimatori della confusione Politica-Giustizia farebbero bene a riflettere avendo cura,per il futuro, di tenere ben separati i campi, magari invocando, in nome del Bene Comune, stavolta sì, maggiore sobrietà quanto a ruoli e funzioni. Altrettanto per i patiti della Società Civile che ci ha procurato e ancora ci procura dispiaceri tali da rimpiangere vivamente i politici di professione.
Torna De Mita, tutto è perdonato?Magari no. A parte il fatto di non essere mai andato via.
Nell’illustrazione Luigi De Magistris festeggia la vittoria arancione vestito da Masaniello (un altro che non se n’è mai andato)