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Anno: 2007

Inevitabile ripescaggio

Inevitabile ripescaggio

In questi giorni di dibattito sul Calcio, che un po’ è il solito vociferare melmoso e confuso,un po’ è anche l’occasione per riflessioni serie (Portelli sul Manifesto,Gianni Mura,John Lloyd su Repubblica, tutti di oggi ),il continuo e spesso inopportuno riferimento al calcio inglese, mi ha suggerito di disseppellire il Nick Hornby di Febbre a 90′ e  ciò perchè, poco dopo la sua uscita in Italia, erano in molti a definire questo suo libro sulla passione per il calcio, (scritto da  supporter dell’Arsenal piuttosto agguerrito quale egli è, ma nel contempo ironico,autocritico e ben consapevole di vivere un’esperienza così totalizzante da condizionare l’intera propria esistenza)come la Bibbia dei Tifosi.Il ripescaggio attiene alle pagine sulla vicenda dell’ Heysel.Illuminanti :

Penso che sia questa la ragione per cui quella sera mi vergognai tanto dell’accaduto : sapevo che i tifosi dell’Arsenal avrebbero potuto fare lo stesso,e che se all’Heysel ci fosse stato l’Arsenal a giocare,io di certo sarei statò là – non nei disordini o a caricare la gente – ma comunque parte integrande della comunità che generava quel comportamento.Poichè il punto fondamentale della tragedia fu questo : i tifosi di calcio avevano potuto guardare in televisione i servizi,per esempio,sui disordini di Luton Millwall o sul ragazzo accoltellato  in occasione della partita Asenal – West Ham e provare un senso di profondo orrore ma senza sentirsi in qualche modo legati o coinvolti.Gli esecutori materiali non erano il genere di persone che noialtri capivamo o con i quali ci identificavamo.Ma il gioco da ragazzi che a Bruxelles si rivelò omicida,s’inseriva chiaramente e con prepotenza in una serie di atti apparentemente inoffensivi ma evidentemente minacciosi – cori violenti,gesti volgari,,tutto quell’insieme di stupide smargiassate – a cui un ‘ampia “minoranza" di tifosi si abbandonava oramai da una ventina d’anni..In breve l’Heysel fu l’espressione di una cultura che la maggioranza di noi,me incluso,aveva contribuito a creare.Non potevi guardare quei tifosi del Liverpool e chiederti come avevi potuto fare con i tifosi del Millwall a Luton o con i tifosi del Chelsea nellapartita di Coppa di Lega ” Ma chi è quella gente?”.Perchè lo sapevi già.

Nick Hornby Febbre a 90′ Capitolo Liverpool – Juventus  29 maggio 1985 Edizioni Guanda pagina 154

Ognuno

Ognuno

Mentre i traduttori finiscono di lavorare intorno a The Castle in the Forest ultimo,in ordine di tempo ,libro di Norman Mailer,  esce, atteso (come merita) Everyman di Philip Roth.Centoventitrè pagine (meno di un pomeriggio, per il fortunato lettore) delle considerazioni di un uomo senza qualità, sulla propria morte che giunge al culmine di una vita che egli stesso definisce deludente seppure densa di avvenimenti e non priva di affetti.Differentemente dalle morality play del medioevo britannico cui il titolo – Everyman – allude, nelle quali i protagonisti in vista della fine, cercano di recuperare il tempo perduto diventando uomini migliori in virtù di percorsi edificanti, il Nostro protagonista (senza nome), s’impegna in un’ autoanalisi impietosa, in cui i flashback dei ricordi si mescolano alle considerazioni sull’Oggi scandito dall’abbandono progressivo di prestanza fisica  e salute ,(temi centrali),o dall’ennesima delusione procurata da un talento per la pittura in cui aveva sempre pensato di potersi rifugiare in vecchiaia e che invece, scopre, non esserci nemmeno.Ma indipendentemente dalla trama o dall’interesse che comunque possono suscitare le riflessioni proposte,quel che colpisce di Roth è la scrittura,potente, strutturata priva di orpelli,di compiacimenti intorno  ad un tema quello della Morte che pure è fortemente a rischio di cedimenti verso il lirismo,la nostalgia,il pentimento il recupero della  spiritualità religiosa.Mancando tutto ciò, non rimane che l’osso : la propria mortalità contro la quale combattere tutta la vita ma attraverso la quale, infine,  liberarsi del peso di esistere.

Everyman è un libro di Philip Roth tradotto da Vincenzo Mantovani ed edito da Einaudi

Rischio d’Impresa

Rischio d’Impresa

Se lo spettacolo deve come da più parti si sostiene,continuare, non è certo perchè non bisogna cedere ai violenti o perchè non si vogliono privare incolpevoli appassionati del loro sport preferito.Il vero motivo sono quei 500 milioni di euro di perdita già calcolati dagli esperti e che rappresentano il paletto ricattatorio che ogni volta viene opposto alla realizzazione di qualunque tipo di riforma.La coazione a ripetere dunque, è arrivata al suo momento clou.Dopo la sequenza : Dramma – Esecrazione-Denunzia – Proposte, dovrebbe esserci il passaggio che riguarda l’Intervento Concreto, quello che non si può mai realizzare perchè “penalizzerebbe le Società" e ovviamente il Sistema Italia .Stamane apprendiamo dalla stampa che Matarrese si sente come la Fiat, quella che per mettere a punto il proprio risanamento non si è fermata nemmeno un giorno.Se è così che stanno le cose,se il calcio cioè ha,come sostiene il presidente della FIGC, dignità d’Impresa, che allora se ne assuma i Rischi, a partire da quegli interventi in Sicurezza tanto disattesi dalle società  e  in assenza dei quali, gl’Imprenditori verrebbero normalmente sanzionati.Fermare il calcio non sarà il rimedio ma chi vive la pausa come una punizione, porta su di sè il peso della cattiva coscienza.Serve tempo per scrivere le regole,acquisire assunzioni di responsabilità e impegni per il futuro.Se tutto ciò decreti o meno una vittoria per gli ultras, è una faccenda che si potrà vedere solo dopo.Intanto gli stadi restano chiusi.Il Sistema Italia se ne avvanteggerà senz’altro.

Stranger than Fiction (vero come la finzione)

Stranger than Fiction (vero come la finzione)

Che bello : Hollywood con tutti i crismi – c’è persino Dustin Hoffmann e il superdivo del  momento Will Ferrel,non parliamo poi della presenza del regista di Neverland,Marc Forster –  ma  con l’aggiunta di  Emma Thompson e di una sceneggiatura  un po’ fuori dagli schemi.Il mix non poteva che funzionare :c’è una voce narrante che perseguita unagente delle tasse un po’ scialbo,metodico  e con il tic di contare tutto,descrivendone l’esistenza e predicendone la morte.Disperato,l’agente delle tasse si rivolge  ad un professore di letteratura per  capire, attraverso la conoscenza dei meccanismi del Racconto, se stia vivendo  una commedia o un dramma e chi potrebbe esserne l’autrice.Si scoprirà che la voce appartiene a una scrittrice depressa con il problema di far morire il protagonista del romanzo che sta scrivendo.Incisiva sintesi del rapporto tra finzione e realtà,letteratura e vita raccontata attraverso  l’abbandonodi schemi rassicuranti e la conseguente scoperta e messa in gioco di se stessi da parte del protagonista.Efficace anche l’allusione alla responsabilità dell’autore nei confronti del proprio talento.Bellissime le scene surreali,l’utilizzo di segni grafici sulle immagini e la recitazione, piuttosto impegnativa visto il non semplicissimo gioco narrativo e il finale che viene più volte annunciato e sempre disatteso.

Vero come la finzione è un film USA di Marc Forster con Emma Thompson,Will Ferrel,Dustin Hoffman

I guerrieri della notte

I guerrieri della notte

Il piatto  forte del programma è l’ultras catanese con  il cappuccio della felpa d’ordinanza calato fino coprire  mezzo volto .La camera lo inquadra prima di tre quarti poi di spalle, ne protegge l’anonimato. Di fronte, un inviato che per incoraggiarne invece le rivelazioni, ammicca,insinua,a tratti finanche sorride,poco ci manca che non gli dia di gomito.Nel corso dell’intervista l’incappucciato avrà modo di esprimersi liberamente, con il linguaggio tipico da malavita organizzata,racconterà a modo suo la dinamica dei fatti ,dirà fatalisticamente “capita” commentando l’accaduto (che poi è un omicidio) approfitterà  per condannare comunque  il comportamento delle forze dell’ordine in tali circostanze e imbeccato dal giornalista, definire “codice d’onore” la rete di complicità con la quale i teppisti da stadio si offrono l’un l’altro sostegno e copertura attraverso il silenzio (che poi sarebbe Favoreggiamento).Il “servizio” è all’interno di un contenitore sportivo più vasto,che comprende un dibattito  in studio ed è stato intitolato dagli autori “I Guerrieri della notte”.Quando, finita l’intervista,il magistrato titolare dell’inchiesta chiamerà al telefono il Conduttore per indignarsi, gli verrà opposta la solita cavatina risentita sulla libertà d’informazione.In un programma dove con tutta la retorica del caso, si sono messi sul piatto i Valori dello Sport (ma si è contrari a sospendere il campionato) e si cantilena di far “tornare le famiglie allo stadio” ci si sarebbe aspettato una modalità più sobria,un cenno di disapprovazione,il bel gesto di rinunzia al Sensazionale, al pezzo di “colore” e ciò, già che si parla d’Informazione, a tutto vantaggio della Concretezza o quantomeno di un racconto coerente. Finchè i messaggi saranno così contraddittori, sarà inutile pensare a misure eccezionali,a porte chiuse e a divieti di trasferta.Inutile investire energie per governare un fenomeno che poi viene spettacolarizzato e in qualche maniera proposto all’attenzione dei telespettatori con toni epici e compiaciuti.Mentre scorrevano i titoli di coda sul dibattito che ancora spaziava dal calcio inglese,alle leggi speciali, alla proposizione di valori positivi, l’unica voce “stonata” è risultata essere quella del magistrato.E probabilmente lo era.