I guerrieri della notte

I guerrieri della notte

Il piatto  forte del programma è l’ultras catanese con  il cappuccio della felpa d’ordinanza calato fino coprire  mezzo volto .La camera lo inquadra prima di tre quarti poi di spalle, ne protegge l’anonimato. Di fronte, un inviato che per incoraggiarne invece le rivelazioni, ammicca,insinua,a tratti finanche sorride,poco ci manca che non gli dia di gomito.Nel corso dell’intervista l’incappucciato avrà modo di esprimersi liberamente, con il linguaggio tipico da malavita organizzata,racconterà a modo suo la dinamica dei fatti ,dirà fatalisticamente “capita” commentando l’accaduto (che poi è un omicidio) approfitterà  per condannare comunque  il comportamento delle forze dell’ordine in tali circostanze e imbeccato dal giornalista, definire “codice d’onore” la rete di complicità con la quale i teppisti da stadio si offrono l’un l’altro sostegno e copertura attraverso il silenzio (che poi sarebbe Favoreggiamento).Il “servizio” è all’interno di un contenitore sportivo più vasto,che comprende un dibattito  in studio ed è stato intitolato dagli autori “I Guerrieri della notte”.Quando, finita l’intervista,il magistrato titolare dell’inchiesta chiamerà al telefono il Conduttore per indignarsi, gli verrà opposta la solita cavatina risentita sulla libertà d’informazione.In un programma dove con tutta la retorica del caso, si sono messi sul piatto i Valori dello Sport (ma si è contrari a sospendere il campionato) e si cantilena di far “tornare le famiglie allo stadio” ci si sarebbe aspettato una modalità più sobria,un cenno di disapprovazione,il bel gesto di rinunzia al Sensazionale, al pezzo di “colore” e ciò, già che si parla d’Informazione, a tutto vantaggio della Concretezza o quantomeno di un racconto coerente. Finchè i messaggi saranno così contraddittori, sarà inutile pensare a misure eccezionali,a porte chiuse e a divieti di trasferta.Inutile investire energie per governare un fenomeno che poi viene spettacolarizzato e in qualche maniera proposto all’attenzione dei telespettatori con toni epici e compiaciuti.Mentre scorrevano i titoli di coda sul dibattito che ancora spaziava dal calcio inglese,alle leggi speciali, alla proposizione di valori positivi, l’unica voce “stonata” è risultata essere quella del magistrato.E probabilmente lo era.

10 pensieri riguardo “I guerrieri della notte

  1. Non conosco le “misure” prese in Inghilterra, per liberarsi da quei diabolici hooligans…però so che ci sono riusciti.

    Se un rimedio è risultato “vincente”, perché non applicarlo anche da noi?

    Non ho visto la trasmissione, ma se i binari sono stati quelli….non andremo proprio da nessuna parte, hai perfettamente ragione!

    E non parliamo, poi, delle scandalose code livornesi e piacentine…!

  2. ho seguito solo qualche stralcio dell’intervista oggi.

    non è definibile come uno scoop ma come una vergogna..il ragazzo è un ultras col cappuccio al venerdì sera davanti allo stadio e poi indossa il sacco per partecipare alla processione di Sant’Agata…e la Chiesa oggi anche nella persona del Papa non ha detto una sola parola in proposito.

    Io non avrei festeggiato la patrona della città domani..perché domani ci sarà anche un funerale.

    siamo di fronte al degrado.

    Catania è una città con tutti i problemi del sud ma il malessere è generale..poteva accadere a Milano come a Firenze o Bergamo.

    che fine ha fatto il decreto Pisanu?perché gli stadi a norma sono solo 4?e i biglietti nominali?non basta fermare il calcio per due giornate e pensare di giocare a porte chiuse se non si hanno proposte valide e manca la volontà di renderle efficaci.

    lo stadio sembra essere un luogo di impunità..un delitto commesso lì non è punito nello stesso modo se commesso altrove.

    nessuno sarà incriminato per un omicidio che sembra essere premeditato se pensiamo che quel poliziotto aveva testimoniato qualche giorno prima contro un gruppo di ultras.

    di sicuro era premeditata la guerriglia..tutto era stato organizzato secondo me.

    il problema è anche la responsabilità oggettiva che mette in mano ai gruppi di ultras la possibilità di ricattare le società.

    poi il modello inglese è tutta un’altra storia…quello nasce sulle ceneri di tre tragedie con centinaia di morti,sì (ma non è determinante il numero,ovvio) ma soprattutto dalla volontà di cambiare.

    c’è un senso civico che forse qui molti hanno perso.

    non ho fiducia..non credo che cambierà qualcosa.

    troppi sono gli interessi in gioco

    asietta

  3. Sempre molto puntuale e precisa nel denunciare i fatti e misfatti della cronaca italiana. Brava.

    Per quanto riguarda il tema calcio, ci sarebbe parecchio da fare. Basterebbe però iniziare a smetterla con l’indulgenza con cui noi italiani trattiamo i fanatici dello sport e in genere i delinquenti. La galera ci va per certa gente. Invece a furia di patteggiamenti, indulti e buone condotte è tutto un dentro e fuori.

    La signora G.

  4. Mi sono messa nei panni di quel magistrato (giuro che per me è una discreta ginnastica) : ventiquattr’ore d’interrogatorio per far funzionare la giustizia e quelli mandano in onda il delinquentello che parla come nei film (quindi uno steretipo e allora dov’è lo scoop?).L’Informazione deve fare la sua parte,invece butta benzina sul fuoco nei dibattiti televisivi di fine partita.Persino i provvedimenti di esclusione dalla serie A, a fronte di episodi di corruzione,sono stati oggetto di critiche feroci.Secondo alcuni bisognava metterci una pietra sopra.E anche qui, se non ci fosse stato il morto, la vita sarebbe continuata come prima : con l’Esecrazione e con le Note di colore.

  5. Sensazionalismo. Cannibalismo. Voyerismo. C’è un po’ di tutto in quelle reti. Un’altra domanda, Sedlex: non credi che la politica stia continuando su un piano unicamente repressivo? Penso anche a Fioroni e ai suoi bulli. La domanda è: serve solo la repressione?

  6. No certo Samuele,la repressione da sola non serve.

    Tuttavia il problema della messa a norma degli stadi, con la sicurezza in senso lato, c’entra,ci sono strutture fatiscenti che diventano trappole,qualcosa del genere successe all’Heysel con il crollo di un muro e nel caos la gente che scappava inseguita dai tifosi del Liverpool,morì schiacciata.Le società utilizzatrici devono farsi carico dei costi di messa a norma e della gestione della sicurezza.Ripartire come prima sarebbe assurdo.

  7. Ci sono troppe cose che mi infastidiscono profondamente di questo contesto, di questa faccenda.

    Una settimana prima esatta della morte di Raciti era morto in Calabria un dottore accompagnatore di una società di bassa categoria, su uno dei classici campi sportivi terribili di periferia (e qui in Campania ce ne sono a bizzeffe, mio padre mi racconta anche lui che da giovane ha assistito a grandi risse, quando era dirigente accompagnatore di una squadra di prima categoria).

    Ora, il dottore Li Cursi è morto in campo, pestato sul campo dai tifosi entrati in campo in una superrissa tra tifosi e dirigenti.

    Filippo Raciti è morto in dei tafferugli che, a quanto pare, facevano parte dello stile della parte più sciolta e temibile della tifoseria catanese, ma è morto in scontri tra tifosi e polizia, e non tra tifoserie contrapposte, ed è stato colpito a morte fuori dallo stadio.

    Non per dire che ci siano morti tragiche e ingiuste diverse le une dalle altre (cosa che siccome Caruso ha giustamente non affermato, gli sono piovute addosso delle critiche – una volta che la azzecca, poverello), però ci dovrebbero essere reazioni proporzionate e giustificate a seconda delle circostanze.

    Il fatto che si sia collegato il discorso sulla sicurezza degli impianti, lo stop ai campionati, la tristezza di Stato (per l’amore del cielo, sacrosanta) all’episodio più sensazionale e contestuale a una partita di serie A, ma assolutamente meno legato allo sport e alla violenza del calcio in quanto tale, e non all’episodio di violenza più propriamente calcistico, mi fa pensare piuttosto male.

    Mi fa pensare, nell’ordine, che:

    1) in Italia se non muore un uomo delle Forze dell’Ordine non si ferma mai nessuno, e il più delle volte ci si ferma per un senso di retorica che difficilmente si concretizza in un progresso civile

    2) è eccessiva la misura di fare disputare a porte chiuse le partite negli stadi non a norma, una norma che casualmente spunta fuori soltanto dopo un morto di Stato (e non è spuntata fuori dopo la morte di Li Cursi, la morte di un uomo di calcio avvenuta su un campo di calcio per motivi davvero legati al calcio) e che casualmente è collegata a un discorso sulla sicurezza degli stadi accompagnato quasi sempre dall’argomento dell’inadeguatezza strutturale, e quindi della necessità di nuovi stadi, casualmente in vista degli Europei.

    3) E’ folle scaricare così tante responsabilità sulle società di calcio come in questo momento si sta ipotizzando: è giusto affidare loro esclusivamente la sicurezza interna, ma se fuori a uno stadio un gruppo di teppisti si raduna deliberatamente (in quanto spazio più adatto – socialmente e urbanisticamente – a una azione di guerriglia) e decide di assaltare le forze di polizia mi pare francamente difficile attribuirne una qualche responsabilità a delle incolpevoli società.

    Nell’emergenza collettiva il troppo zelante Luca Pancalli aveva – pare – ipotizzato persino di radiare il Catania Calcio dal campionato di Serie A.

    Già mi vedevo folle di facinorosi tifosi della Paganese (Pagani, provincia di Salerno) andare a Castellammare di Stabia a determinare con dei tafferugli la fine calcistica degli acerrimi rivali, e viceversa (per fare un esempio tra i tanti possibili)

    4) ricordo uno smagliante Ignazio La Russa alla testa di un altrettanto smagliante (di rabbia e di populismo) corteo al fine di ottenere un (del tutto ingiustificato) ripescaggio della squadra del Catania in serie B: la comunità locale fu prontamente accontentata, insieme alla Fiorentina e al Genoa e alla Salernitana, forgiando ad hoc un incredibile e paradossale campionato di serie B a 24 squadre.

    Lo stesso La Russa si mobilitò contro la ristrettezza del decreto Pisanu sulla violenza negli stadi.

    Si cercano ora le tracce dell’onorevole La Russa, difensore delle forze dell’ordine, della certezza della pena e del rispetto delle regole.

    Almeno con un governo di centrosinistra vorrei vedere il mio Paese un po’ più vicino alla normalità, e un po’ più lontano dalle classiche emergenze del tutto strumentali alle quali ci ha abituato il pessimo centrodestra degli ultimi 5 anni.

  8. Quando per anni, o meglio, per legislature e legislature non si governano i fenomeni,c’è da una parte una sedimentazione di problemi e dall’altra l’esplosione degli stessi solo a fronte di un’ emergenza grave.

    Il che purtroppo non vuol dire recuperare sul tempo perduto.Molti dei provvedimenti assunti sono di pronta risoluzione, altri investono attività di governo separate,la privatizzazione degli stadi per esempio, richiede una regolazione apposita ma nel contempo non capisco come possa essere accaduto che utilizzatori di pubbliche strutture, non siano stati tenuti alla manutenzione e messa a norma come capita in altri casi,pena la sospensione delle attività.

    Si può riflettere su questi argomenti sull’ondata emotiva procurata dalla morte di un agente?

    E’ così che s’intende l’attività di governo?

    E soprattutto : passato il furore mediatico,saremo in grado di verificare sui provvedimenti assunti?

    Ora il criterio sembrerebbe essere quello di contenere l’ingresso negli stadi, vuoi con la contingentazione dei biglietti, vuoi con il deterrente per le trasferte ,quando non con il gioco a porte addirittura chiuse.

    Giusta o no è l’unica misura che si può attuare in tempi brevi, eppure a ben riflettere le ricadute negative possono essere infinite e al dunque vedrai se da tutto ciò, non se ne avvantaggerà il Mercato,cioè Sky.

    Non entro nel merito della violenza e dei morti di serie A B C e via dicendo.

    Dirò solo che in una situazione di anarchismo diffuso,di deroghe indistinte,in cui il custode dello stadio è un personaggio tutto interno alla logica dei teppisti e di fronte agli episodi di corruzione di questa estate, per i quali più o meno sono state comminate sanzioni pari alle bacchettate sulle manine,non mi meravigliarebbero nemmeno gli squadroni della morte,figuriamoci la teppaglia fascista nell’esercizio delle sue funzioni.

  9. temo che il gioco a porte chiuse possa non risolvere i problemi di ordine pubblico: ho paura che incidenti come quelli si possano verificare dovunque, se organizzati.

    Più volte i tifosi della Lazio, ad esempio (sia quando si opposero alla cessione del calciatore Signori, sia quando fu paventato il fallimento del club), hanno dato vita a scontri di piazza.

    Per gli scontri gli stadi non servono, per giocare a calcio invece sono indispensabili.

    Almeno gli abbonati devono poter entrare da subito, e a patto che entro 4-5 settimane si adottino delle nuove ripartizioni di competenze per la sicurezza interna ed esterna, per consentire quindi anche afflussi maggiori di paganti per singole partite.

    Gli abbonamenti sono nominativi, non pongono nessun problema di riconoscibilità, non vedo perché debbano stare fuori gli abbonati: tanto oramai sono decenni che gli scontri tra tifoserie si verificano negli autogrill, e non agli stadi, dove le tifoserie se la prendono quasi sempre con le forze dell’ordine.

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