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Mese: Aprile 2007

Douce France

Douce France

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La seconda buona notizia è che Le Pen è furibondo.Una partecipazione eccezionale al voto lo ha ricacciato all’11%.La prima  è che Segolene passa al secondo turno con un’affermazione insperata che sfiora il 26 %.I giochi sono di nuovo aperti. Quel che succederà di qui a quindici giorni, sarà interessante da osservare, poichè Ségolène che già dalle prime ore, ha incassato l’indicazione di voto dei partiti di sinistra,per vincere ha bisogno dei voti di Bayrou con il quale dovrà costruire un accordo.Si ripropone anche in Francia il tema del rapporto con il centro con l’incognita delle possibili richieste che Bayrou potrà avanzare. La sua eventuale vittoria rappresenterebbe un fatto del tutto rivoluzionario.Intanto hanno comunque vinto la sua tenacia,la sua volontà,il suo saper parlare agli elettori di problemi che li riguardano da vicino,il suo chiedere loro, di continuo, sostegno ed ispirazione e il suo saper ascoltare.Ma soprattutto ha vinto la sua indipendenza e il suo essere libera a cominciare da quel partito che non ha mai creduto in lei.

Cantieri a sinistra (senza piagnistei)

Cantieri a sinistra (senza piagnistei)

07Ottimisticamente, ieri Anna Finocchiaro, dopo aver delineato i connotati della nascente formazione politica, ha concluso “questa volta non siamo incalzati dalla storia” alludendo probabilmente alla temperie che sospinse il PCI allo scioglimento, dopo la caduta del muro. In realtà la nascita del PD, altro non è se non la tappa largamente annunciata di un percorso che,sempre incalzato dalla storia, indusse Togliatti a richiamare all’ordine e alla legalità le migliaia di militanti scesi in piazza in armi,per vendicare il suo attentato,suggerì ad Enrico Berlinguer lo strappo con Mosca e il riconoscimento della Democrazia come Valore e impose a Occhetto la svolta della Bolognina.Lo sapevano molto bene tutti coloro che, assai prima  della dismissione dei simboli e del nome “comunista",erano fortemente critici nei confronti del partito di Berlinguer, preconizzandone fin dagli anni 60, le derive odierne.Oggi, non un solo evento catastrofico e dirompente, ma mille cataclismi sparsi per il mondo, incalzano ed  esigono risposte.La sinistra tutta  è di fronte ad un problema speculare.La nascita di una formazione democratica e riformista, così come è stata prospettata all’interno del Quarto Congresso dei Democratici di Sinistra,producendo una scissione al proprio interno,pone automaticamente la necessità dell’ Unità a sinistra.In questa direzione si colloca un bell’articolo di Armando Cossutta sul Manifesto di ieri. “Che si aspetta per creare aggregazione,massa critica,operatività collettiva,massa unitaria?Si unifichino i gruppi parlamentari,i gruppi consiliari e si chiarisca che si sta producendo unificazione della sinistra senza aggettivi.Si dica che il panorama è cambiato in maniera radicale e dunque va compiuta una scelta adeguata”.Quasi mai sono stata d’accordo con Cossutta ma gli ho sempre riconosciuto una certa qual lucidità d’analisi.Se la sinistra radicale e/o antagonista, cogliesse quest’occasione,finirebbero tutti i mal di pancia identitari e i dubbi se diventare forza di lotta o di governo o tutte e due le cose.Se l’effetto PD riuscisse a produrre almeno  unità a sinistra  (oltre che suggerire soluzioni federative a destra)sarebbe già un risultato apprezzabile.Persistere nell’aggregazione come da molte parti, richiedono coloro i quali sentono il peso del Distacco,ha logorato la nostra capacità di generare.Nella convivenza forzata, isterilita dai battibecchi, rischiamo la nostra sopravvivenza .Il problema è politico.E laico deve essere l’approccio. Senza piagnistei. Grazie.

Saluti comunisti

Saluti comunisti

12Questa volta –  tutti dicono – non c’è la stessa  tensione emotiva dell’altra volta.La tensione emotiva dell’altra volta fu raccontata,con la verve e l’ efficacia loro congeniali, dai registi Ettore Scola, con Mario Maria Mario  e Nanni Moretti  con  La Cosa.Nel primo, la vicenda di un gruppo di militanti del PCI alle prese con lo strambuglione politico esistenziale che investì il popolo comunista dopo l’annuncio di Occhetto alla Bolognina, il secondo, il filmato – verità, che più verità non si potrebbe, di una delle assemblee precongressuali della sezione di Testaccio.Il PCI alle soglie di quello che veniva definito  passaggio epocale, era proprio così: militanti incazzati  perplessi,malinconici,  preda di stati d’ansia da salto nel buio o di esaltazione da nuovo che avanza,  il Politico che s’insinuava nel Privato (e viceversa) a condizionarne, in qualche caso decisivamente, addirittura gli eventi. All’epoca Fabio Mussi, occhettiano della prima ora,di quel marasma  ,dal quale sembrava non saremmo  mai usciti vivi  ,aveva trovato una colorita  sintesi.Con alcuni compagni rattristati dalla possibile dimissione di simboli e bandiere, esplose " Ma insomma, basta ! Sembra che vi abbiano tolto la bambola di pezza”. Diciassette anni dopo, la nascita di una nuova formazione non poteva avvenire nello stesso clima di emotività scoperte, ne’ sarebbe,a mio avviso, salutare rimpiangere quella stagione contrassegnata da appassionati conservatorismi e  da velleità di rinascita.In mezzo un’antica questione romanticamente definita identitaria ma che allora,come ora, concerneva problemi di Sopravvivenza  Politica nel mondo che cambia .L’operazione verticistica, come è stata definita quella relativa al Partito Democratico, è passata nei congressi di sezione senza particolari drammi. Credo che su molti abbia agito quell’ansia  di chiarezza che negli ultimi tempi si era fatta Urgenza.Che siano state Palpitazioni al Senato o Malumori o Manifestazioni  organizzate Per ma anche Contro,ogni volta ci si è domandati se fosse poi così complicato  essere in una coalizione e se il sacrosanto diritto a critica e a dialettica interna, dovesse essere esercitato necessariamente in corso d’opera e come mai, nelle elaborate sedute della Fabbrica del Programma,non si fossero assunti accordi precisi su temi dirimenti quali missioni all’estero, costruzione di caserme,coppie di fatto o quel che è. Ma soprattutto perchè, una volta raggiunta faticosamente la postazione di Governo, non funzionasse per tutti quel collante che si chiama via via Appartenenza,  Priorità, Bene Comune, Fedeltà ai Patti. Allora succede che di quasi nulla possiamo dirci veramente soddisfatti, se non dell’avvio di un processo di chiarificazione.Da una parte una fase Costituente dai confini definiti solo in parte, come del resto è giusto che sia . Dall’altra, ipotesi altrettanto indefinite di cartelli o fusioni  ma la raggiunta libertà, per i dissenzienti, di costruire la propria casa.Liberi tutti dunque.Senza incubi di mediazioni,identità e sensibilità ferite, senza dismissioni di armamentari da glorioso passato,senza traditi e traditori,  lontani da tentazioni di Realpolitik da combinare con l’Ideale,senza preoccupazioni da difficile Rappresentanza di chi, di come e di perchè. L’esperienza di governo avrebbe dovuto essere un banco di prova ben differente,se non si è riusciti a trovare un terreno comune nemmeno in questa circostanza,sarà bene prendere atto di una difficoltà insormontabile.Noi pensavamo che una compagine variegata garantisse ricchezza e abbondanza di correttivi a tentazioni estreme,così perlomeno intendevamo l’idea di  Sintesi.Così non è stato. Non c’è tristezza nei saluti,quel che ha davvero rattristato, caratterizzando malamente  questo ultimo periodo, è stata la discesa agl’inferi della banalità e dell’impolitica  del cosidetto dibattito interno.Chi vive in questo mondo soffrendone la complessità e le ingiustizie non può essere attratto da un dibattito dal quale il fare politico  è perennemente assente o si considerano dirimenti questioni marginali di nomi o collocazioni.Dopo la Sopravvivenza viene il Salvare il Salvabile con chi vuole, con chi c’è e con chi ci crede.

La France Présidente

La France Présidente

segolene zapatero

Jean Marie Colombani, direttore de Le Monde nell’ editoriale di ieri, intitolato Impératif démocratique, elencando le gravi questioni che attanagliano la società francese ( non dissimili dalle nostre) e alle quali il secondo mandato Chirac, non ha saputo dare risposte, conclude : Tradizionalmente in una votazione presidenziale si dice che al primo turno si sceglie e al secondo si elimina.Questa volta bisogna eliminare al primo turno per essere sicuri di poter scegliere al secondo.A dispetto della confusione che ha accompagnato la campagna elettorale,il solo progetto che si oppone a quello di Nicolas Sarkozy e che poggia su una forza politica capace di governare è quello di Ségolène Royal.E’ ancora di ieri la visita di Zapatero a Toulouse, sempre per sostenere la candidatura Royal che, stando all’imprevedibilità tipica dei consensi che Le Pen  è capace di far saltar fuori dal cappello,rischia di non arrivare nemmeno al secondo turno.I motivi potrebbero essere diversi ,dal fatto che pur avendo stravinto alle primarie e convogliato sul partito socialista migliaia di iscritti, non è stata da questo  sostenuta a sufficienza o per l’eccessiva frammentazione delle candidature a sinistra o semplicemente perchè è una donna e allora vale la solita regola secondo la quale Sarkozy, il piacione, può esibire un programma ambiguo e articolato a slogan ,Ségolène   no, e a dispetto di un impegno profuso in una campagna elettorale defatigante ,di un programma ben fatto, esaustivo, espresso in un linguaggio comprensibile, di decine incontri ,  dei siti e dei blog e dell’enorme sforzo organizzativo per coordinare il dibattito in rete ( faccenda questa, non delle più semplici ) ,se poco poco si azzarda a non sapere quanti sottomarini ,di preciso ha la Francia,com’è capitato in un intervista con domande a trabocchetto, in televisione,il suo programma è vago e la sua capacità di governare dubbia.Basta addentrarsi nei forum di Liberation, storico giornale della sinistra francese ,niente affatto generoso con Ségolène,  per rendersi conto di come le critiche, se non concernono le competenze in campo militare,di sicuro riguardano il tradimento e l’imbarbarimento della causa socialista, una trama, che seppure fosse, sarebbe stata ordita  da una sola donna, in una sola campagna elettorale.Ha ragione Colombani : Scartare oggi per poter scegliere domani è un motto da tenere a mente.Mica solo in Francia.

L’altermondialiste

L’altermondialiste

Josè Bovè

Ose Bovè è lo slogan del candidato all’Eliseo più informale che la Francia abbia mai potuto immaginare.Chiedere agli elettori di osare, significa già annunciare una campagna in controtendenza e forse qualche dispiacere sui risultati ma se altrove, si cerca di tranquillizzare, smorzando i toni o glissando sulle tematiche più controverse, nella speranza di acchiappare quanti più voti è possibile, Bovè, mantiene il suo stile incaricandosi  di una  stagione elettorale molto appassionata, generosa  (e senza mezzi termini) sui temi dell’ambiente,della globalizzazione , del precariato e dell’antirazzismo .I suoi 125 punti per vincere – sottotitolo – Ce que nous voulons – Quello che vogliamo – portano il segno di questa schiettezza e pur conservando i toni  appassionati delle forti spinte ideali, di  un  notevole imprinting politico.Così se qualcuno pensasse di accostarsi al programma di Josè Bovè e di trovare solo qualche sviolinata ambientalista,sbaglierebbe.Ne’ sfugge a Bovè l’enorme opportunità che  le presidenziali offrono all’intero movimento ambientalista di porre tematiche importanti e, al di là del risultato finale di cominciare a gettare le basi per l’attuazione di politiche future Come nel caso della prevista costruzione del reattore nucleare in Normandia :

Le Réseau Sortir du nucléaire, Federazione di 772 associazioni ambientaliste ieri ha presentato sul sito elettorale di Josè Bovè un comunicato stampa  contro la costruzuone del reattore nucleare EPR a Flamanville in Normandia.A qualche giorno dalle elezioni presidenziali – vi si legge –   le Réseau Sortir du nucléaire invita a NON votare i seguenti candidati che si sono pronunziati a favore della costruzione del reattore :

Marie George Buffet (del Partito Comunista Francese)

Arlette Laguiller (di Lutte Ouvriere)

Fréderic Nihous (Chasse Pêche Nature et Tradition)

Nicolas Sarkozy (UMP)

Gérard Schivardi (Parti des Travailleurs)

Ma quel che è più interessante è l’appello a Ségolène Royal et François Bayrou, che rispetto al costruzione del reattore hanno,in passato , riconosciuto la necessità di aprire un confronto  democratico, a dichiarare ciascuno,immediatamente, la propria volontà di annullare il Decreto e di sospendere i lavori già avviati. Provvedimento questo che secondo la Federazione dovrebbe essere assunto, dopo l’elezione presidenziale e prima delle legislative e della designazione del primo ministro (che in Francia è di competenza del Presidente della Repubblica).Mi è molto piaciuto il piglio e il tono circostanziato dell’appello che in buona sostanza può essere letto come un’offerta di sostegno al secondo turno.Speriamo che il movimento ambientalista riesca ,se non ad avere un rappresentante all’Eliseo,lo stesso a vincere la battaglia del reattore.