Buon 1957
Cravatte bianche tra i drappi e i decori della Crown Room al Romanoff’s Restaurant di Beverly Hills. Si festeggia l’inizio del 1957, l’anno che sarà di Arianna, de L’Ultimo treno per Yuma, di Aquila solitaria, di Passaggio di notte e de La Banda degli angeli. La foto di Slim Aarons suggerisce allegria – mai visto Gary Cooper ridere così – eleganza e nonostante la location infiocchettata, una certa sobrietà.
Non avendoli vissuti, non posso rimpiangere quei tempi ma il solo fatto che a questi divi non passasse per l’anticamera del cervello di sembrare uno di noi facendosi ritrarre mentre mangiano un supplì o si allacciano una scarpa, mi fa sembrare tutto meraviglioso. Si lo so che trattasi di quattro conservatori repubblicani (Stewart più moderato) etcetc ma che sollievo vederli, ciascuno nei propri panni, esprimere un’identità precisa.Buon 2019.
2 pensieri riguardo “Buon 1957”
Che meraviglia! Quando un personaggio pubblico veniva seguito proprio perchè rappresentava qualcosa di distante e diverso dalla massaia di Trezzo sull’Adda. Ora invece – come dici tu – più tendi alla mediocrità più la gente si riconosce in te. Tristezza infinita!
Fra i 4 il mio preferito è Jimmy (ma che lo dico a fare, con un blog come il mio)… però “Aquila Solitaria” non è un flm all’altezza dei migliori Wilder, ed anche “Arianna” sarebbe stato un’altra cosa se Cary Grant avesse accettato il ruolo…
Eserciti di addetti si preoccupavano di sorvegliare le vite dei divi, tenevano a bada la Stampa, pagavano per evitare che un bicchiere in più, una frequentazione sbagliata, una relazione ritenuta pericolosa potessero scalfire l’Immagine Pubblica del Divo/a. A cosa serviva tutto questo ? A vendere il Prodotto. Ovvero a consentire il prosieguo di un’Attività in alcuni anni più redditizia del mercato delle automobili. A me, ciascuno per una ragione diversa, piacciono tutti e quattro. Arianna con Cary Grant sarebbe stato un altro film – vero ! – ma la legnosità di Gary Cooper ben si adatta al personaggio di Flannagan, play boy di mezza età, una stagione della vita che, pur essendo vissuto ben oltre, Cary Grant non ha mai conosciuto (forever young).