Guardare, Inquadrare,Filmare
Hai visto l’Eclisse?Io ci ho dormito.Una bella pennichella.Bel regista Antonioni.C’ha una Flaminia Zagato.Una volta sulla Fettuccia di Terracina m’ha fatto allungà il collo.
Michelangelo Antonioni non ha mai perdonato a Dino Risi questa battuta tratta dal film Il Sorpasso, dal canto suo Risi ha sempre risposto che quell’espressione era strettamente funzionale alla sceneggiatura :serviva a meglio definire la superficialità del personaggio interpretato da Gassman . Al di là delle antiche ruggini (ogni film di Antonioni era puntualmente celebrato dalla critica, quelli di Risi, un po’ meno) il sentimento del Comune Spettatore rispetto ai film di Antonioni, era proprio quello descritto nel Sorpasso.Michelangelo Antonioni che raccontava i silenzi e l’incomunicabilità – come si diceva allora – in pellicole di una lentezza estenuante non faceva film molto popolari.Ne’ dal tratto fortemente sperimentale del suo cinema, ci si sarebbe potuto attendere di più.Ma le diciassette macchine da presa che nel 1970 filmarono l’esplosione dei simboli del benessere e del consumismo con sottofondo di musica dei Pink Floyd in Zabriskie Point, scrissero egualmente una pagina memorabile della storia del cinema anticipando di parecchio i contenuti,le idee e i drammi del futuro.Antonioni mancava da molto tempo,il suo ultimo film – Al di là delle nuvole – nato da un consorzio artistico incredibile con Wim Wenders e Tonino Guerra è del 1995 ed è dedicato alla rinuncia dello sguardo che s’interroga su cosa c’è al di là delle nuvole dopo aver tentato invano di portare in scena la vera immagine della realtà assoluta.La cronaca di un tormento ed insieme un saggio in forma di fiction su cosa significhi guardare,inquadrare,filmare.
4 pensieri riguardo “Guardare, Inquadrare,Filmare”
Bergman,non importa se ha avuto 5 mogli,la sua vita privata è sua, quello che mi interessa dire è che è stato il regista che ha dato voce alle donne,le ha mostrate come esseri pensanti,lucide ,intellettualmente ricche oltrechè emotivamente, insomma migliori degli uomini, Fellini,vogliamo parlare dei ricchi dialoghi delle donne felliniane? o di quelle rappresentate come statue di sale da Antonioni?o di tanti altri grandi del cinema. I o credo che per gli uomini italiani del profondo sud dell’Europa queste donne con i loro problemi apparissero delle aliene e per questo bollassero come noioso il cinema di Bergman.No,io allora quindicenne italiana ero colpita dalla ricchezza dalla complessità, dalla profondità di questi personaggi femminili,c’era qualcuno in qualche parte del mondo che pensava parlava immaginava, soffriva come me; neanche Visconti,che pure ho tanto amato, neanche Pasolini hanno saputo raccontare l’anima femminile con tanta sensibilità.E’Bibi Anderssen che accompagna il vecchio Isaac nel posto delle fragole a ricordare che la vita di solo successo(Il Nobel) senza gli affetti ha poco valore, è una donna che come nella Pietà di Michelangelo aiuta Agnese a morire abbracciandola con lo stesso gesto in sussurri e grida(la donna come colei che genera e che con le sue cure può da sola darci la forza di affrontare il momento estremo). E la predominanza del rosso cosa sta a significare se non il cuore, il sangue, gli affetti? E allora testa e cuore sono le donne di Bergman.Ho provato sollievo nel sapere che Bergman stesso è morto circondato dalle cure e dall’affetto di 4 delle sue donne.
non è vero, anche Antonioni ha valorizzato le donne, in modo diverso ma sicuramente sensibile.
Ho rivisto poco tempo fa Cronaca di un amore, con Girotti e la Bosè, un thriller molto coinvolgente e raffinato.
http://www.cinematografo.it/cinematografo/s2magazine/index.jsp?idPagina=4607
Lo sguardo che s’interroga su cosa c’è al di là delle nuvole (cioè dell’immagine ) è la chiave.
Nel caso di registi come Antonioni,Fellini,Visconti,Pasolini ed altri, qualsiasi cosa mostrassero dell’animo femminile, rappresentava un’angolatura della realtà.La madre di Rocco,Nadia,la Serpieri,Giulietta,la Volpina etc non sono personaggi cui difetta spessore,sensibilità e dramma.Bergman era più esplicito e al tempo stesso più intellettuale.
I dialoghi tra Marianne e Johann non erano quanto di più comune nemmeno per una evoluta coppia svedese dell’epoca.Ma il disagio che traspare è lo stesso disagio che Antonioni aveva messo in scena assai prima del 1973.
Morale : porsi il problema dell’immagine della donna ( o dell’uomo) con registi che cercano la verità “al di là delle nuvole” è un falso problema.Nessuna,nemmeno i movimenti più agguerriti, ha mai contestato a Fellini il fatto di mostrare l’harem come ideale maschile e quindi una serie di donne “oggetto”, poichè la premessa a tutta quella galleria di personaggi era una sessualità infantile ed immatura da parte dell’uomo (il regista in primis).Non c’era bisogno di dire altro insomma.
Mi sto accorgendo che di Antonioni ho visto ben poco e, a parte Zabrinkie Point, quello che ho visto l’ ho assolutamente dimenticato…
Cosa che non mi è assolutamente successa con Bergman.