La febbre dell’oro

La febbre dell’oro


“In un mondo moderno di carta moneta e finanza non c’è alternativa ad una moneta governata, che lo si voglia o no; la convertibilità con l’oro non modifica il fatto che il valore dell’oro in sé dipende dalla politica delle Banche Centrali. … In definitiva, il gold standard non è che una barbara reliquia.” John Maynard Keynes

A dirla tutta,  l‘oro è un metallo abbastanza inutile. La maggior parte della produzione   (stimata in circa 140
mila tonnellate) è custodita nei forzieri delle banche centrali. Solo una piccola parte (10 mila tonnellate) è nelle mani dei privati che lo ritengono il bene rifugio per eccellenza.
Nonostante ciò, l’idea della riserva aurea, continua ad esercitare un notevole appeal ed è bastato che l’ipotesi di una eventuale vendita di parte dell’oro custodito nei sotterranei di palazzo Koch, inducesse  il premier a dichiarare opportuno il discuterne, che la bagarre sulla dismissione del patrimonio ( così è stata definita l’operazione) si scatenasse sfiorando in alcuni casi il ridicolo a suon di buon padre di famiglia ( è il termine con il quale ancora si definisce l’amministratore saggio ed oculato).Germania, Francia, Olanda ,Svizzera, Gran Bretagna hanno venduto il loro oro senza  gli ampi dibattiti e le boutade di casa nostra (l’opposizione si è prodotta in una serie di gag da vero avanspettacolo) e senza che Bruxelles avesse nulla a che ridire. Pertanto in teoria, non ci sarebbe nulla di stravagante se il governo decidesse la vendita per ridurre il debito pubblico o per  altri altri nobili scopi – welfare, sviluppo – emersi in questi giorni.Il nodo magari sarebbe un altro e cioè che il ridimensionamento del debito si dovrebbe affrontare in primis con l’impegno ad una serie di tagli alla spesa pubblica, del che, non v’è traccia nell’ultimo documento di programmazione economica e finanziaria (anche se il Governo si è impegnato a correggere il tiro a settembre).Se così non fosse, la vendita dell’oro ridurrebbe il debito solo virtualmente spostando di qualche tempo il momento della resa dei conti.Finchè la spesa pubblica continuerà a correre non ci saranno misure vincenti.Prima si ricostituisca l’avanzo primario azzerato dai fantasisti Tremonti & Berlusconi e in parte ricostituito da un recente incremento delle entrate e poi si rimetta in discussione la vendita della barbara reliquia.

Nell’illustrazione : Il salone dorato di Palazzo Koch a Roma

5 pensieri riguardo “La febbre dell’oro

  1. Non me ne intendo, ma certo, vendere e poi continuare a spendere senza modifiche, sarebbe davvero sciocco.

    Da parte mia, l’ unico e “poco” oro che avevo ( residuato di vari battesimi e comunioni) ha provveduto ad essere spazzolato da presunti zingari o tossici, durante un’ incursione in casa mia, almeno una quindicina d’ anni fa.

    Attualmente avrei poco da vendere….! ;-))

  2. ..e definiscono i lingotti come ” come pagine di storia”,io non li ho mai visti ma credo siano istoriati,di sicuro ci sono quelli dell’ex URSS con falce e martello,in questi giorni ci hanno detto tutto del caveau di via nazionale, anche che per aprire il blindatissimo forziere ci vogliono tre chiavi affidate a tre diversi funzionari che devono essere tutti e tre presenti al momento dell’apertura.

    A me è bastò anni fa, il bando di gara per l’aggiudicazione del servizio colazioni al Governatore.Una pagina fitta di istruzioni solo sulla gestione dell’ oliera.

  3. Pare essere impossibile riuscire a far lavorare entrambe le mani insieme.

    Quanto all’oliera, Sed, che spettacolo! Era anche specificato quante volte intingere la bustina di té nella deputata teiera dorata? (Che poi, parliamoci chiaro, il baroccco è proprio pesantuccio…)

    PS come te la passi mia bella signora? Sto collare d’agosto ce lo siamo tolti?

  4. Intanto nel capitolato era denominata “ampolla” e non poteva essere rabboccata,il che avrebbe comportato,in caso di aggiudicazione, lo svuotamento la pulizia e il rinnovo dell’olio ad ogni pasto.Taccio sul resto per carità di patria.

    Palazzo Koch dispone di arredi migliori,per l’occasione ho scelto il più eclat e il più cafone (in genere i due concetti collimano)

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