Lo strano caso delle mancate estradizioni
Qui il caso di Cesare Battisti c’entra poco, sia chiaro, inutile soffermarsi sulle caratteristiche del singolo episodio, magari per rifare il processo o cogliere l’occasione per chiamare in causa strumentalmente chi invece andrebbe sostenuto nel difficile compito di rielaborare un lutto. Come pure non sono interessanti le liste degli Esimi Sostenitori o quelle dei Convinti Detrattori, entrambe interne ad una medesima logica che comunque non sostiene l'indispensabile, in questi casi, sforzo raziocinante.
Men che meno coloro i quali ogni volta che viene respinta una richiesta di estradizione, sostengono essere il paese dal quale proviene il rifiuto, poco titolato alla bisogna, per non avere la necessaria civiltà e tradizione giuridica. Se tutti sono indegni di decidere, non si capisce bene che li facciamo a fare i trattati internazionali. Scambiamoci i prigionieri e non se ne parli più.
Più scomposte sono le reazioni, più si allontana l’idea del superamento dell’ottica punitiva come centrale, più il filo conduttore è la punizione, più sfuma la finalità che gli ordinamenti liberali attribuiscono alla sanzione penale.
Speriamo dunque che di fronte all’ennesimo rifiuto da parte di un paese straniero, di trasferire un detenuto nelle nostre carceri, ci sia la possibilità di una riflessione più approfondita, così da rendersi conto che le ragioni di contrarietà siano tutte riconducibili ad un unico tipo di problema. Poichè non è solo il Brasile, ma anche il Canada, la Gran Bretagna, il Giappone, l’Argentina, il Nicaragua, tutti paesi che salvo rarissime eccezioni, non concedono estradizioni all’Italia. Ecco, in massima parte, il perché :
Un nodo chiave è dato dalla difficoltà di rendere difendibili sul piano internazionale norme varate negli anni dell’emergenza, tra i settanta e gli ottanta, e ancor di più la cultura e la prassi che ne sono derivate : la collaborazione premiata, l’assunzione delle dichiarazioni dei collaboratori come elemento probatorio, l’attribuzione di responsabilità in concorso morale in una accezione piuttosto estesa del concetto, l’automatismo nell’attribuzione del massimo della pena edittale, senza bilanciamento con possibili attenuanti. Il persistere di tali elementi è riscontrabile nel gran numero di sentenze tendenti al massimo della pena. Il che contribuisce a determinare un quadro di inaffidabilità nell’amministrazione della giustizia presso i nostri interlocutori stranieri. In qualche caso anche in maniera eccessiva e preconcetta ma non si può dire sia la norma.
Di qui la recente decisione del Brasile di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti. Analoghi motivi di perplessità del resto, avevano animato le scelte della Francia da Mitterand a Chirac nei confronti di altri soggetti, proprio in considerazione del particolare contesto culturale in cui in Italia avvenivano attribuzioni di responsabilità penale.
E’ insensato che per correre dietro alla suggestione forte del colpevole a spassarsela sul lungomare di Bahia, si rinunzi ad analizzare il problema nella sua interezza a fornire ai cittadini elementi di riflessione. Particolarmente laddove si dimostra che un atteggiamento teso a fare i conti col proprio passato, sarebbe utile proprio nell’ interesse dell’ amministrazione della giustizia che certo non si avvantaggia di questa cattiva reputazione sul piano internazionale.
Per quanto possano far sorridere le dichiarazioni del ministro di giustizia brasiliano Stavo cercando informazioni sul tipo di punizione che hanno sofferto gli apparati illegali di repressione che agirono in Italia in quel periodo, e che erano legati alla mafia e alla Cia. Devo saperlo perché, se questi apparati sono ancora intatti, c’è un rischio per Battisti, in analoghi casi, anche l’Italia si è rifiutata di concedere estradizioni.
Nell’illustrazione la citata spiaggia di Bahia
6 pensieri riguardo “Lo strano caso delle mancate estradizioni”
Su Battisti non posso che dire Vergogna. Però mi sembra che qualche tempo fa” IL PICCONATORE” avesse scritto una lettera semiseria che forse ha motivato la scelta dei brasiliani.
Ingenui..l’hanno preso sul serio…mah!
La signora G.
Purtroppo la scelta dei brasiliani è motivata differentemente.
Ma qui come ho già detto Battisti non c’entra.
Sul piano internazionale l’amministrazione della giustizia in Italia gode di una pessima reputazione. Non del tutto a torto peraltro.
Negli ultimi venticinque anni si contano sulla punta della dita le estradizioni e non è solo il Brasile a porre rilievi, ma l’Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti
Una riflessione e un cambio di passo s’impongono.
E vero quello che dici Sed sulla cattiva reputazione della giustizia italiana… quanto al Giornale, è tutta colpa di Carla B. Vedi fin dove può andare una fine analisi politica :-)
Dizzy …e la sorella…? dove la mettiamo la sorella? Valeria Bruni Tedeschi…
( e meno male che tutta la famiglia è andata a vivere in Francia perchè durante gli anni di piombo, temeva i rapimenti)
Sed, è un po’ che non tengo d’occhio la sorella :-) … divento troppo italianizzante e faccio pure dei post per rispondere al Giornale :-)
Io direi Dizzy che tu questo rischio non lo corri.
Tuttavia essendo un’estimatrice della Trêve
de diplomatie, non posso fare a meno di registrare un certo consistente progresso nell’uso della lingua italiana, tanto da suggerirti l’uso del copyright per alcuni creativi neologismi.
Ad esempio “stile Pleonasmagorico®”
è talmente bella, che me la sono segnata.
Non scherzo Dizzy, tu sì che hai capito in quale povertà di linguaggio si naviga in questo paese.
Mes compliments!!!