Di poche parole

Di poche parole

 

Primo, non dar retta agli americani che intorno a questo film hanno montato un caso che non finisce più, per le scene erotiche, la giovane età di lui e quella più matura di lei. Esagerati. E moralisti senz’appello.

Secondo, non dar retta alla critica di casa nostra che ha tacciato The Reader di essere un lavoro ambiguo e melenso. Di ambiguità fino ai limiti del fastidio – e comunque sarebbe un disagio che dovremmo tenerci ben stretto – non potrebbe fare a meno questo tipo di storia, mentre un tocco di melo forse attenua la generale atmosfera di dannazione & colpa. Vero è che la musica incalza, s’insinua e allude, moltiplicando l’effetto drammatico ma ciò è esattamente quel che fa una brava colonna sonora quando vuol sostenere l’impegno dello sceneggiatore. E questa obbedisce alla regola senza essere poi troppo ruffiana.

Terzo lasciarsi guidare dalla chiave di lettura nascosta tra le pieghe di in una lezione che il professor Rohl (Bruno Ganz) impartisce agli allievi :  non è l’Etica a sostenere lo spirito di una nazione, ma il Diritto che è figlio della storia. Ergo non si possono giudicare i nazisti con tribunali formati dai vincitori.

Storia, articolata su tre livelli temporali, dell’ iniziazione sessuale del giovanissimo Michael da parte di una misteriosa trentenne che durante i loro incontri, come rito maniacale e propedeutico al sesso, si fa leggere romanzi e racconti.

E della successiva casuale scoperta di una verità più volte atroce, quando otto anni dopo l’improvvisa sparizione, ritroverà la donna coinvolta in un processo per la strage di trecento prigioniere ebree. Assisterà al dibattimento  nell’ambito degli studi in giurisprudenza ai quali nel frattempo si sta dedicando e apprenderà così che Hanna è stata una SS e che il medesimo rito del farsi leggere libri, infliggeva alle sue vittime prima di spedirle nella camera a gas.

 Analfabeta, potrebbe essere scagionata dalla sua stessa condizione – il processo ruota intorno ad un ordine scritto – ma è tale la vergogna di dichiararsi incapace di leggere e scrivere che si farà condannare, mentre Michael che invece  sa, preferirà tacere. La lezione del professor Ganz non lo ha convinto.

Vent’anni di galera, le due vite tornano apparentemente a dividersi segnate ciascuna dal senso di colpa, complici silenziose ed inermi di differenti tragedie. Ma non ci sono assoluzioni ne’ condanne  ne’ redenzioni – non ce n’è del resto bisogno – solo rimangono inalterati interrogativi scabrosi. Certi drammi hanno solo bisogno di spiegazioni.

Winslet di poche parole eppure bravissima ad incarnare la follia di una generazione perduta.

The reader è un  film di Stephen Daldry. Con Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross, Lena Olin, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Karoline Herfurth, Linda Bassett, Hannah Herzsprung, Jeanette Hain, Susanne Lothar, Kirsten Block, Volker Bruch, Matthias Habich. Genere Drammatico, colore 124 minuti. – Produzione USA, Germania 2008.

10 pensieri riguardo “Di poche parole

  1. Ieri sera mi son vista ( col solito annuale ritardo) il film dei Cohen su sky. Ora vado a cercare la tua recensione, che mi ricordo che l’ avevi scritta!!!!

    Fra un po’ ti richiederemo un “indice” sulla colonna laterale del blog eh eh eh

  2. Trovato e letto! Concordo: anch’ io vorrei rivederlo.

    Il marito è rimasto leggermente perplesso, dalla seconda metà in poi. Dice che c’è stato un calo di tensione ( secondo lui) e i “discorsi” dellos ceriffo erano fosrse più chiari nel libro ( che peraltro non ha letto…), che non nel film.

    Anche Micol ( che lo aveva visto in sala a suo tempo), pur apprezzandolo, aveva un minimo di riserva.

    A me è piaciuto in toto e non mi si chieda perché.

    Sono qulle cose a pelle !

    Bello!

  3. Quel libro è da leggere, non mi ricordo se l’ho scritto nella RECINZIONE. Come pure non so se ci sarà il tempo di parlare di Revolutionary Road e di Appaloosa (bel western per il consorte immaginifico… un filmone) ma tu segna …

  4. visto oggi. Merita davvero e la Winslet è veramente brava, un Oscar meritato.

    cmq un film difficile, lascia inquieti. Deve ancora decantare.

    Peccato che Valzer con Bashir non abbia preso premi, è davvero notevole.

  5. crescere? ma no, chi ce l’ha il tempo. Serve ‘na cosa rapida, uno che sia disponibile subito a farmi compagnia a cinema, che son stufa di andarci da sola. Mi sento tanto nonna Abelarda.

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