Tutta l’erba del fascio
Vorrei tanto dire che la fine di Stefano Cucchi mi lascia esterrefatta ma così non è. Superflue si rivelano sin le registrazioni – vere o inventate – su quale sia il luogo più idoneo per eseguire un pestaggio a regola d’arte, a sfatare eventuali dubbi.
Qualcuno mentre infuriava il dibattito sull’indulto scrisse che le pareti del carcere sono normalmente sporche di sangue. Non era una metafora. E non solo di autolesionismo, fenomeno comune tra i detenuti, si tratta.
Non c’era dunque bisogno di aggiungere onta al disonore – tanto più se ci sono indagini in corso, se autopsie sono state eseguite, se una famiglia soffre, e da ultimo, se i cittadini che avrebbero diritto ad una corretta informazione, vogliono sapere – con dichiarazioni opinabili sulle presunte cause della morte.
Anoressia, tossicodipendenza, sierpositività. Alla faccia della riservatezza, seppure fosse vero . Ma il co-autore di una delle leggi riempigalera più inutili e dannose d’Europa non si smentisce mai quanto a modalità di approccio scientifico al problema : di tutta l’erba un fascio, è la sua griffe.
E pensare che l’erba oramai la fumano solo i nostalgici, data la vasta gamma di prodotti da sballo offerta dal mercato, in pochi si rivolgono ad una variante così obsoleta. Resta inteso che quel mercato, questa legge così saggia, severa e punitiva, non scalfisce minimamente.E che secondo quello stesso articolato, cocaina e Hashish non c’è differenza, come pure tra spacciatore e consumatore.
I risultati di una buona legge subito si vedono. Trentamilacinquecentoventotto sono i tossicodipendenti in carcere. Più, ventiseimilanovecentotrenta incriminati per spaccio. Un incremento del 6% in un solo anno. Ma magari questa è una buona notizia per i fautori della galera come misura unica di contenimento dei problemi.