Libera nos,Massimo

Libera nos,Massimo


Se le telefonate sono, come sembra, sempre quelle, la complicità consapevole dovrà essere dimostrata.Come non ho idea, ma sarebbe interessante seguire l’iter. Fossi , però, D’Alema, Fassino e quant’altri, pur di evitare il riproporsi periodico del medesimo tormentone, starei al gioco. Ragazzi, fatelo per noi, liberateci dall’incubo dell’esame in diretta tivvù ,delle inflessioni della voce nel dire “abbiamo una banca” (che poi manco avete avuta).Pretendete di essere iscritti nel registro degli indagati : è l’unico modo per difendersi, nell’unico luogo che conta in questi casi. E non state a perdere tempo con inutili considerazioni procedurali, la legge Boato, il ruolo del pm, quello del gip : se sia o meno lecito in un’ ordinanza pronunciarsi su persone non indagate.A chi volete che interessino questi bizantinismi ?Tanto il Garantismo è un vecchio arnese e presto lo diventerà anche lo Stato di Diritto.L’importante è friggere i presunti colpevoli sulla graticola, possibilmente coram populo e per l’intima soddisfazione dello stesso, ferma l’opportunità di chiunque di dire la propria  : prima, durante e dopo l’operazione .La libertà di espressione connessa alla delegittimazione della politica, innanzitutto. E questo è quanto sul tema : i Barbari, più che alle porte, sono tra noi.

La traccia aperta di una ferita

La traccia aperta di una ferita

 

 

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita

Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)

Carlo quand’era un ragazzo

Carlo quand’era un ragazzo

Ricordiamo Carlo Giuliani con una foto diversa da quelle  in cui è abitualmente ritratto : riverso sul selciato di Piazza Alimonda in un lago di sangue o mentre sposta i cassonetti in via Caffa o mentre osserva  il corteo che  sta scendendo da via Tolemaide. Non è tanto la vista del  sangue, elemento, del resto, immancabile nei filmati e nelle immagini che raccontano  quei giorni a Genova, quanto l’aria indifesa accentuata dalla magrezza e dall’essenzialità dell’abbigliamento.Un corpo privo di vita che ispira una pietà meritevole del più stretto riserbo. Noi abbiamo fatto molto poco per Carlo e per i suoi tenacissimi genitori, ne’ sappiamo al momento se la tanto auspiacata Commissione d’ Inchiesta sui fatti inerenti alla sua morte,vedrà mai la luce.Promettiamo,c’impegnamo ma poi ..non solo da noi dipende…nel frattempo conserviamone una memoria affettuosa.Carlo non è vivo tantomeno può lottare in mezzo a noi. Sia questa la terribile presa d’atto.L’unica che ci suggerisce di chiedere giustizia.