Avant de partir ( n’oublie pas, tu es là pour travailler )

Avant de partir ( n’oublie pas, tu es là pour travailler )

Pensando a François Truffaut che cinquanta anni fa  con Les quatre cents coups vinceva la palma d’oro inaugurando ufficialmente una stagione rivoluzionaria per il cinema mondiale , comincia anche quest’anno la caccia ai tesori del Marchè du film .

I film in catalogo sono circa 9600 – alla faccia della crisi che però da che mondo è mondo, svuota le tasche e riempie le sale – il che rende le 16 proiezioni al giorno del programma ufficiale che vede impegnati oltre 4.000 giornalisti – sempre a lamentarsi – praticamente una passeggiata di salute.

Dunque un breve periodo di assenza da queste pagine . Sperando di riportare a casa il risultato. Avec un peu de cul, come dicono da quelle parti. 

A bientôt.

La foto de le tapis rouge – guai a chiamarlo red carpet – è da Libération come pure la raccomandazione tra parentesi contenuta nel titolo del post…

Storico e senza precedenti

Storico e senza precedenti

Sonno della ragione –  per dirla con Minniti ma stavolta il mostro è legislativo –  ed esaltazione dell’ipocrisia soprattutto, basta leggere qualche passaggio  del decreto legge cosidetto della sicurezza, per capire quanto il dispositivo serva più da omaggio alla paranoia nazionale – ad arte sollecitata nei mesi addietro – che a regolare la civile convivenza. Ovvero come spot elettorale. Che non guasta mai. Come pure Bossi ha candidamente ammesso di recente.

In attesa di registrarne le storture, l’impraticabilità o il conflitto con altri Provvedimenti o Principi, possiamo senza tema di essere definiti catastrofisti, apocalittici o buonisti, – come se ad essere davvero buoni avessimo da perdere qualcosa  - festeggiare anche la caduta dell’Universalità.

E questo grazie all’incredibile e vergognoso comportamento tenuto dal nostro governo, in occasione del rifiuto di concedere lo status di rifugiato a possibili richiedenti intercettati in acque maltesi e diretti verso Lampedusa . Consegnando gli stessi in massa, alla violenza della polizia libica, in spregio di  trattati, convenzioni, della nostra stessa Costituzione e finanche della Bossi – Fini, abbiamo compiuto quel capolavoro politico e umanitario che Maroni ha definito storico e senza precedenti. E che qualcuno sostiene essere perfettamente leggittimo, anche se non spiega bene in quale sogno si potrebbe mai verificare una simile circostanza.

Spot per spot, arroganza per arroganza, visto che si è anteposto il problema materiale d’identificare i migranti, al rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, si potrebbe affermare che non è un problema dei cittadini di buona volontà, la localizzazione dei benedetti uffici dove i rifugiati possano avviare le loro pratiche, se nei paesi d’origine, tra una strage e una carestia o su una piattaforma in mezzo al mare. Tantomeno che donne in gravidanza, minori o rifugiati, debbano pagare con la vita per la nostra schizofrenia politica e legislativa.

Non è forse la Politica a dover offrire almeno soluzioni logistiche adeguate? Ma più che stabilire essere la cittadinanza italiana o occidentale, il requisito necessario per godere di diritto alla vita o di diritti in genere, questo governo non fa.

Prova ne sono, i tre emendamenti fiume che trasformano l’immigrazione clandestina in reato – con tutta una serie infinita di ricadute – legalizzano le ronde, allungano i tempi di detenzione nei Cie.

 Quale idea di società abbiano per il capo costoro è oramai chiara. Nessun governo dei processi, nessuna considerazione delle cause che sospingono i flussi migratori, solo repressione e propaganda. Ce ne sarebbe di che non rinnovar loro fiducia e mandato per l’Europa.  Ma, temo, così non sarà.

Se non ci sei.. non esisti

Se non ci sei.. non esisti

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In attesa di tempi migliori che di sicuro arriveranno non appena Angels & Demons avrà percorso in lungo e in largo le sale della penisola  sbancando il box office – nelle prossime due settimane escono qui da noi, solo cinque film, contro i quindici o venti abituali – ci si può intrattenere con questa garbata commediola tratta dall’autobiografia del giornalista inglese Toby Young titolata  How to Lose Friends and Alienate People.

Divertente presa per i fondelli di un mondo, quello del glamour,con personaggi  dai molti tics, compresi  fieri detrattori che in realtà subiscono il fascino dello star system e non vedono l’ora di esserne parte, dive svampite e stramberie Hollywoodiane del tipo produrre un film dal titolo The making  of a Saint con la star più sexy del momento nel ruolo di Madre Teresa di Calcutta.

Di trovata in trovata, di citazione in citazione  – La dolce vita, come se piovesse, ma anche Il grande Lebowsky e Con air – il film funziona e anche se ci si sarebbe potuto aspettare maggior cattiveria, alla Diavolo veste Prada, per intenderci , i dialoghi sono lo stesso esilaranti ed il plot movimentato.

Abbiamo dunque un ex impertinente ed anarchico giornalista che, come spesso capita ai giorni nostri, dirige un’impresa miliardaria : la rivista Sharps –  che nel libro invece  è direttamente Vanity Fair – e il suo amico, un maldestro e casinaro, Simon Pegg, venuto appositamente dall’Inghilterra ed entrato a far parte della redazione, con il suo carico di improbabili T- shirt, la sua fantasia e il suo gusto – poco statunitense e molto inglese, per il paradosso.

Accadrà quello che nella vita difficilmente capita : scalato il successo, frequentato il potere, adagiatosi comodamente nel mondo del jet set, ne sarà infine disgustato e mollerà tutto.

E qui forse casca l’asino, nell’improbabile –  e nel contempo, scontatissmo – finale e in qualche battuta un po’ grossier a disarmonizzare l’insieme. Imperdibile Kirsten Dunst mascherata da Louise Brooks – come sia venuto in mente agli sceneggiatori è un mistero  - ad una festa. Simon Pegg in forma smagliante.

(Nell’illustazione la divina Fox passeggia vestita in una classica piscina hollywodiana  in cui galleggiano composizioni di  lilium)

How To Lose Friends & Alienate PeopleStar System, se non ci sei, non esisti è un  film di Robert B. Weide. Con Simon Pegg, Kirsten Dunst, Jeff Bridges, Danny Huston, Gillian Anderson, Megan Fox, Max Minghella. Genere Commedia, colore 110 minuti. – Produzione Gran Bretagna 2008. – Distribuzione Mikado

 

Détruire, dit-lui

Détruire, dit-lui

gioi

Da una parte la vendetta passa per l’esecuzione a mezzo stampa della moglie ingrata oltre che visionaria e plagiata – quindi instabile e sciocca –  dall’altra la difesa  televisiva del farfallone amoroso, ingenuo e intruppone,  è affidata a dipendenti fedeli, coordinando le operazioni il legale di famiglia, onore e vanto del Foro di Milano – Milano sì, e non c’è Lodo, ne’ Ricusazione che tengano, la sentenza verrà emessa per competenza territoriale, ironia della sorte, propriomin quelle aule – nonchè Secondo leguleio d’Italia, giacchè il Primo, credo, non abbia ancor finito di vedersela con i servizi sociali.

Il gioco è quello antico – e assai comune –  di delegittimare lei, sottraendo al dibattito gli argomenti più brucianti e pericolosi contenuti nelle sue dichiarazioni – la sfrontatezza senza ritegno del potere che offende tutte, per esempio – e a trasformare l’intera partita nel puntatone di una delle tante Dynasty televisive. Vedi alla voce Una storia di corna . Per il resto si sfrutta il paradosso, l’enormità degli addebiti :

Monomaniacale? Infedele ? Narcisista? Pedofilo? Un uomo così paterno, spontaneo, generoso, affettuoso, galante. Suvvia.

Insomma si parla d’altro come sempre quando c’è di mezzo lui.

Un’occhiata alla stampa rosa – milioni di lettori – di questa settimana – soprattutto quella di proprietà – e il quadro si delinea per quel che è  : Chi  paragona il premier  a Pericle –  così sua moglie giustamente è costretta a diventare Aspasia – Diva e Donna intrattiene i più romantici  con i bei ricordi. Sempre la fine di un amore è. Novella 2000 e Oggi che sono del gruppo RCS, sono meno retorici e lacrimevoli mentre si contendono la palma del cali il silenzio, intanto pubblicano foto ed elenchi di favorite presidenziali nel corso del primo, secondo e terzo mandato.

Ma per tutti sono Veronica e Silvio, come dire : due di noi. Che a ben vedere, nell’ambito degli esercizi d’identificazione, sarebbe il pià difficile al mondo. Eppure funziona. Perché come ci viene ripetuto da commentatori saggi ed avveduti . La metà del paese è come lui, l’altra metà aspira a diventarlo. Comincio a pensare che senza Berlusconi il Paese di cui sopra non sarebbe migliore. Magari con qualche  possibilità in più di migliorare. 

Sotto..sotto…strapazzato da analogo destino

Sotto..sotto…strapazzato da analogo destino

SOTTO-SOTTO-STRAPAZZATO-DA-ANOMALA-PASSIONEBella la fotografia di Dante Spinotti, belle le scene di Job e azzeccata la scelta delle locations –  l’area intorno al Teatro Marcello, una specie di zona franca, antica per sovrapposizione di varie epoche,  incastrata nel traffico tra il Ghetto, le Botteghe Oscure e la via, allora detta del mare, oggi Petroselli e poi ancora gli studi di  Cinecittà e il giardino dei mostri di Bomarzo –  Bellissima la musica di Paolo Conte.

Bella la rappresentazione dell’aria  che tirava a Roma agl’inizi degli anni 80, con l’Effimero di Nicolini, Massenzio, i teatri e i film sperimentali, le scuole di samba brasiliane in parata ai Fori Imperiali,  la discussione delle femministe sull’estasi di Santa Teresa e infine una delle stazioni più controverse e delicate della rivoluzione cultural – sessuale, giunta dopo un’irresistibile avanzata, a riflettere sui rapporti amorosi tra persone dello stesso sesso.

Bella anche la regia di Lina Wertmüller e bravi gli attori, Montesano un po’ sopra le righe mentre Luisa de Santis, Isa Danieli  e Veronica Lario che con  voluta cadenza bolognese interpretava il ruolo della moglie sognatrice e cinefila, erano talmente efficaci  da riacchiappare le sorti di un film che tra tante cose buone  aveva un unico imperdonabile difetto : i dialoghi,  in alcuni momenti talmente straripanti da invadere campi minati di noiose e cervellotiche considerazioni.

Anche in quel caso Esterina – Veronica, metteva a soqquadro il tran tran coniugale rivelando ad Oscaretto – Montesano che la persona – tipica e pudibonda espressione d’epoca – protagonista delle sue fantasie erotiche , non era un uomo ma una donna, provocando così nel coniuge comunista doc, le reazioni inconsulte e perbeniste tipiche della virilità dell’orgoglio offesi. 

Nessuno dei capisaldi comportamentali della pratica maschilista – dalle botte, alle coltellate, passando per gl’insulti più volgari ed infamanti – veniva risparmiato ad Ester, colpevole nemmeno di vero e proprio adulterio ma soltanto di essere stata sincera. Evidentemente senza accorgersene aveva mirato diritto al cuore del problema. Secca e precisa, come solo una moglie sa fare.

A vederla così, Veronica Lario, allora come ora, non sembra proprio di quelle che senza  matrimonio  con un uomo ricco ed importante, si sarebbe persa. Non come i detrattori ed i teorici dell’ingratitudine – sono un tipico di ogni divorzio – vorrebbero far credere. Alla fine comunque la si pensi, tra le tante lezioni di questa vicenda che quanto a volgarità, prepotenze ed insulti, è solo all’inizio, una soprattutto brilla ed è quella che oltre i soldi e il potere c’è ancora vita. E dignità. Non poco in epoca di asservimenti di tutte le specie.

 

Sotto… sotto… strapazzato da anomala passione è un film di Lina Wertmüller del 1984, con Enrico Montesano, Veronica Lario, Luisa De Santis, Mario Scarpetta, Massimo Wertmüller, Alfredo Bianchini, Sergio Solli, Jole Silvani, Dario Cantarelli, Umberto Zuanelli. Prodotto in Italia. Durata: 105 minuti.