La casa della vita

La casa della vita

La casa della vita ,bellissimo libro dell’anglista  e  critico Mario Praz, usci nella sua seconda edizione, mentre anche io (assai più modestamente)  mettevo su casa” in  piazza Capranica,uno slargo che si apre nei vicoli,tra piazza del Pantheon e  piazza Montecitorio.L’appartamento di proprietà del Sacro Collegio Romano era in cima ad una specie di torretta ,assai bello, ovvero rispondente a quelli che allora (e forse ancora), erano i miei canoni estetici (travi a vista, finestroni e finestrelle, indivisibilità razionale degli ambienti, ed una scala interna che non portava da nessuna parte ma che successivamente servì, munita di cuscini da salotto verticale ed incomunicabile visto che le persone vi si accomodavano ma non potevano guardarsi in faccia pena scomode torsioni).Anche se infestato dalle pulci e da altri insetti, il cui allontanamento definitivo costò una robusta opera di disinfestazione,  prima dell’arrivo dei pochi mobili ,per me la casa di piazza Capranica, rimarrà invariabilmente legata alla lettura delle cinquecento pagine interamente dedicate ai mobili agli oggetti ai dipinti e alle sculture che Praz aveva collezionato nell’arco della vita.Collezionato è una parola fortemente riduttiva,lo si capisce bene ancor oggi visitando a palazzo Primoli quella casa che,grazie alla generosa donazione che il Professore ne fece dopo la sua morte, è diventato il museo meno museale che ci sia.Pur non mancando gli ambienti di consistente dispiego di mobili Impero,di dipinti,di sculture e finissime porcellane…quella casa ha mantenuto lo stesso aspetto confortevole e vissuto di quando vi abitava il Maestro.La sua idea di abitazione – compendio di oggetti percepiti come tanti minuscoli regni che scortano silenziosamente e fedelmente la vita di una persona e della sua famiglia, mi sembrava assolutamente rispondente alla mia concezione ma soprattutto al forte rimpianto che guerra e deportazione aveva lasciato nella mia famiglia a causa della perdita di oggetti cari o utili o semplicemente ritenuti belli dai proprietari. Gli uomini passano e i mobili, rimangono a evocare coloro che non sono più. Alla mia famiglia era rimasto non moltissimo per evocare ma è sempre stato nelle mie aspirazioni, circondarmi di quel poco per rivitalizzare i tappeti calpestandoli, stipare la libreria con nuovi testi, cucinare nelle vecchie pentole, servire pietanze nelle zuppiere troppo grandi e sfogliare i libri scritti dal prozio velleitario, imitatore ora di Pitigrilli ora di Dannunzio. Non è per questo forte desiderio di rianimare che è  mai stato mortifero il senso di pletora che ha sempre accompagnato le mie case. Piuttosto sul Passato inteso come roba vecchia ed ammuffita, ha sempre prevalso la voglia di ricordare i Miei, di mischiare il mio Disordine col Cipiglio delle nonne, le mie idee balzane con quelle minutamente scritte e organizzate nei quaderni di sconosciuti aspiranti (poeti, giuristi e chissà cos’altro).

 Ma per tornare a Praz il suo libro, è importante e davvero da non perdere, soprattutto il ricco corredo di foto è degno di attenzione. Attraverso la descrizione di ogni stanza non solo è raccontata l’avventura  di uno studioso, intensa e mirabolante ma anche i piccoli episodi relativi alla ricerca e alla sistemazione degli arredi, delle opere d’arte, nonché le circostanze in cui furono scritti alcuni dei suoi saggi. Inoltre questa casa in stile impero riesce ad essere totalmente immersa nella contemporaneità dell’autore che non tralascia di riferire di fatti storici e di costume relativi al proprio vissuto. Luchino Visconti prendendo le mosse da Scene di Conversazione di Praz scrisse il suo film Ritratto di famiglia in un interno. Casa e vecchio professore ne sono gl’indistinguibili ispiratori.

Il ritratto è intitolato “La fanciulla dei canarini” di Elizabeth Chaudet.Occupa la “Camera di Lucia”,la stanza da letto e di giochi della figlia di Mario Praz. Questo ambiente al quale è dedicato un capitolo piuttosto denso del libro, con rievocazioni a volo d’angelo che toccano il sindaco Nathan,i Fratelli Rosselli,o le prime volte al cinematografo ma soprattutto ove si racconta il tenero rapporto con Lucia bambina e di struggenti commiati  tra padre e figlia contiene inoltre una bellissima  barcellonette una culla con l’interno di velluto capitonnée che somiglia molto a quella del Re di Roma custodita a Fontainbleu.

Tra le due finestre del salone sono stati sistemati trofei d’armi intorno ad un quadro a soggetto militare.Mario Praz si definiva un non idolatro di Napoleone,nonostante la spiccata passione per i mobili Impero, tuttavia ammetteva che l’epoca in questione era stata senz’altro  quella in cui gloire  faceva rima con victorie e il Maresciallo di Francia ritratto mentre appunta la legion d’onore sul petto di un ufficiale di cavalleria attorniato da nove militari un po’ di tutte le armi,ne è un discreto indizio.

Un particolare della Galleria con la tipica libreria a ponte e il piano superiore delimitato da balaustre.In fondo una spelndida statua di amore con  faretra di Leopoldo Cicognara

Questa è una veduta parziale del salone con divano e due dormeuses di velluto rosso ai lati del caminetto che ha un parascintille ricamato:all’esterno Nell’alcova della biblioteca bianca e oro,un ritratto di Caterina Murat.Due vedute spagnole di Cannella e miniature Hummel e Le Guay.

La Casa della Vita è un libro di Mario Praz edito da Adelphi (di recente anche in edizione economica)

Il fondo Mario Praz  ha sede a Palazzo Primoli in via Zanardelli a Roma al terzo piano del palazzo che ospita anche l’interessante   Museo Napoleonico .

L’appartamento è aperto tutti i giorni tranne il lunedì con orario 9-14. 14.30 – 19.30.

Poichè sono consentite visite di non più di dieci persone è consigliabile prenotare

2 pensieri riguardo “La casa della vita

  1. Il professore era un intellettuale a tutto tondo rigoroso e autoironico circa la sua mania dei mobili Impero.Quando vieni a Roma la puoi visitare ( e poi anche il museo napoleonico al piano di sotto è interessante)

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