Martiri (la classe operaia va facilmente in paradiso)

Martiri (la classe operaia va facilmente in paradiso)

modellini lego per la formazioneSe il modello culturale imperante riduce il lavoro a merce disponibile e di conseguenza considera la risorsa umana come oggetto subordinato, se l’attuale modello di organizzazione del lavoro è concepito da managers e imprenditori sulla scorta del modello culturale di cui sopra, non ci saranno Testi Unici sulla Sicurezza che tengano,poichè il rischio d’infortunio è tutto inscritto in quella sorta di stortura originaria e nel suo non prevedere spazi  per la cultura della sicurezza.Penso a tutte le buone leggi che abbiamo, comprese quelle che individuano precise responsabilità in materia di sub-appalti.Penso anche di aver visto difficilmente gl’Ispettori del lavoro verificare, soprattutto in quei cantieri in cui insistono,proprio in virtù del sub-appalto,più imprese, e, manco a dirlo, nelle stesse circostanze, pochi managers preoccuparsi di coordinare l’incrocio di lavoratori e macchinari che operano senza conoscersi, condividendo un medesimo spazio produttivo.L’unica speranza per ovviare alle mutilazioni, agl’infortuni e ai decessi sul lavoro è che il Governo investa quante più risorse possibili in Ispezioni.Se i managers si accorgessero che tra mettere o meno in sicurezza un luogo di lavoro c’è una consistente differenza economica a favore di chi osserva le leggi e vitando così multe e salassi, forse si potrebbe avviare una  riflessione sui profitti che non non possono essere fondati esclusivamente sull’intensificazione dei ritmi di lavoro. La fabbrica dei martiri parte da lì.

13 pensieri riguardo “Martiri (la classe operaia va facilmente in paradiso)

  1. si potrebbe anche incentivare le aziende a basso numero di infortuni con degli sgravi, in modo che le aziende stesse tutelino la salute dei lavoratori troppe volte essi stessi “distratti”.

    Sono molti gli esempi di operai che non indossano indumenti di sicurezza perchè scomodi e rischiano ogni giorno di farsi del male.

    L’edilizia poi è un discorso a parte. L’altissimo numero di incidenti è legato strettamente al lavoro nero, il personale non ha alcuna tutela e nessuno controlla a meno che non ci sia una “spiata”. Vedi i recenti fatti di Casalnuovo.

    Le ispezioni sono necessarie ma come si fa se un cantiere è del tutto abusivo?

  2. Inail funziona in parte come un’assicurazione quindi se un’azienda ha pochi infortuni non vede innalzarsi i massimali…però qui vorrei aprire un volume sull’Inail che, non funzionando, spesso viene bypassata (si preferisce,se possibile,mettersi sotto cassa mutua) e precipitare insieme al blog in una sorta di depressione del mar caspio

  3. ovviamente se è una sciocchezza è piu’ comoda la mutua. Se si tratta di un incidente di una certa importanza l’accesso alla mutua non è possibile, non puoi dire che ti sei fatto male giocando a pallone se ti salta via un pollice.

  4. bei pollastri. La mutua non passa nè indennizzo nè pensione, l’Inail si.

    (e non fa neanche cumulo quella pensione)

  5. E’ vero, il metodo dell’ incentivazione delle aziende a basso numero di incidenti potrebbe essere una soluzione, ma io sono per il controllo e le sanzioni, anche severe. Non si deve premiare il datore di lavoro e gli operai che fanno il proprio dovere, altrimenti si da una specie di status di “normalità” a chi ignora bellamente le norme…

  6. Capelli ha ragione,il suo ragionamento non fa un plissè.Quello che è giusto è giusto (invece sugli arredi deve ancora affinare le sue considerazioni)

    A Jenè da qualche parte avevo scritto che molti lavoratori scelgono la via dell’INPS perchè non ce la fanno a sostenere le attese di liquidazione che impone l’INAIL…non sono pollastri…sono poveri disgraziati (io quando posso dare schiaffoni a INPS e INAIL mi sento meglio)

  7. Ottimo proporre controlli e verifiche. Vero, come dice un mio amico di blog siciliano, che nella sua terra non ce ne sono assolutamente.

    Ma credo che molto dipenda anche dalla cultura dell’operaio. Parlo con cognizione di causa, Sed. Ho fatto per anni l’operaio durante gli studi e ho potuto notare come la fretta e anche una certa supponenza porti ad evitare anche i più basilari elementi della 626.

    Si deve partire dai giovani. Ma qualcosa in tal senso, almeno dell’ambiente di cui parlo, forse sta cambiando con le nuove generazioni di lavoratori.

    Buona domenica.

    PS muoio al pensiero di poggiare i miei libri su mensole di formica… ma quella credenza! Lo sai vero che arrivi da una famiglia di notevole gusto? Se mettessi alcune foto dei miei addobbati a festa te pia un colpo! ;)

  8. Più che gusto era una forma di rigore che alla lunga rompeva pure le scatole.

    Io so che qualche nonna avrebbe desiderato agghindare la propria casa con qualche frivolezza, per esempio una toilette vestita di tulle come andava di moda nel dopoguerra ne avrebbe mandata in visibilio una.

    Ma tu capisci che nella stanza dove le tre parche si occupavano del destino e mio nonno leggeva Anna Karenina in russo c’era poco spazio per il tulle bianco.

    Metti le foto dei tuoi.

    Li adorerò.Come adoro tutti quelli che sono se stessi e non pretendono di essere altri.Chi ha generato un figlio così,può avere tutto il cattivo gusto che vuole,il proprio dovere lo ha assolto ampiamente.

  9. La cultura dell’operaio/a, troppo spesso, cozza con l’esigenza di dare il latte al bambino. Bisogna dar da mangiare al figlioletto che magari non vede più il padre (perchè vive con un’altra donna).

    Nelle fabbriche dove ci sono tanti infortuni (dico solo la mia esperienza!), il ritmo e l’ambiente è sempre disastroso. Conseguentemente ci lavora gente che è arrivata lì per disperazione, come ultima spiaggia. Gente disposta a tutto. Che ci rimane perchè si trova con l’acqua alla gola.

    Per fare un esempio banale, nella fabbrica dove lavoro come operaio, molti non usano i guanti che sono obbligatori.

    Oppure tagliano appositamente le dita (del guanto, ovviamente!), per riuscire a sostenere il ritmo della catena di montaggio (altrimenti non riescono a muovere le dita con la stessa velocità!)…

    Pellizzer (anticlericale “fastidioso” e sinistroide)

  10. E anche di questi episodi ne ho un assortimento,non armonizzare la 626 con i ritmi ,abbassandoli equivale a non avere la 626.

    Chissà se il sindacato manda le sue considerazioni al Ministro,chissà se il Ministro riesce ad interloquire con il legislatore…chissà se un po’ del tesoro della corona lo investono in Ispezioni …

  11. è vero, sed

    dimenticavo che le aziende con pochi occupati non hanno l’obbligo di rispettare per intero lo statuto dei lavoratori, laddove prescrive che si devono anticipare le spettanze ai lavoratori in infortunio, salvo conguaglio finale.

    Chi lavora in una grande e media azienda teoricamente è piu’ tutelato. Se i capireparto non chiudono un occhio chi non rispetta le norme di sicurezza acchiappa multe parecchio salate.

    Ovviamente tutto questo non esiste se parliamo di cantieri e fabbriche “invisibili”.

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