Tough guys don’t dance ( e nemmeno muoiono)
Norman Mailer (come pure James Baldwin ed altri) rappresenta una specie di Scoperta dell’America almeno per un paio di generazioni di lettori.C’è una vena e una struttura narrativa che Mailer ha mantenuto viva e attiva fino al suo ultimo The Castle in Forest, che allora smentiva due convinzioni pregiudizievoli : uno che l’America fosse solo quello che ci veniva raccontato : il razzismo, il Viet-nam, la durissima repressione dei movimenti di protesta ,l’altra che il Grande Romanzo fosse un fenomeno esclusivamente europeo.L’America che mi piace è cominciata, assai prima della musica,della poesia e delle Black Panthers,proprio da lui. Da Il nudo e il morto, dalla Costa dei barbari dal Parco dei Cervi e dalla biografia di Marilyn Monroe. Norman Mailer è di quegli scrittori che regalano il piacere del leggere, quel senso di soddisfazione che si prova quando ci si siede e si apre il libro e in cui è nascosto un impercettibile brivido sulla schiena.
3 pensieri riguardo “Tough guys don’t dance ( e nemmeno muoiono)”
Ecco lo dico . Io non ne avevo mai sentito parlare…..e non ho mai letto nulla di lui! D’ accordo che una generazione non può seguire “tutto” quello che accade intorno a lei, ma mi domando perché non sia mai saltato fuori questo autore, all’ interno dei numerosi dibattiti e incontri e gruppi con cui rallegravamo le nostre serate…Vabbeh, ne prendo atto adesso.
Non mi stupisce,Mailer non è lo scrittore della tua generazione ma di quella precedente,avendo io vissuto fin da piccola all’istituto geriatrico , con mio nonno ma anche il mio fu marito, di vent’anni più vecchio …tutti lettori bulimici e possessori di biblioteche considerevoli,Mailer l’ho trovato grazie a loro e alla mia passione per il romanzo “de sostanza” .Poi non scherziamo..la letteratura internazionale è un pozzo senza fondo ,qualcosa scappa sempre.
anche io. Mai sentito nominare e logicamente mai letto nulla di lui.
Però (e questo vale per tutto, non solo i libri) penso che piu’ vado avanti negli anni e piu’ mi rendo conto di quante cose perdo.