Antonio, Roberto, Angelo, Bruno (Acciai Speciali Terni )

Antonio, Roberto, Angelo, Bruno (Acciai Speciali Terni )

AntonioDi lavoro non si deve più morire.Certo.Ma di lavoro non si dovrebbe nemmeno vivere perché non c’è estintore carico e norme di sicurezza che tengano..alla quarta ora di straordinario cioè alla dodicesima di servizio, Ferriere , ThyssenKrupp in dismissione, a tirare gl’impianti più che si può , fino a farli scoppiare, ore due del mattino, criminale è il modello produttivo, quello economico e quello sociale. E allora più insultante della retorica è chi appunta l’attenzione sulle Regole che ci sono e sulle quali semmai sorvegliare,spostando il tiro su uno degli effetti , rimuovendo così dalla coscienza la Causa. Adesso arriveranno i risarcimenti e le donazioni (chissà se una volta spente le luci invece, ci scapperà una pensione) perchè questi quattro ragazzi sono morti sul palcoscenico giusto,al momento opportuno ma che ne è delle novecentottanta famiglie alle quali quest’anno il Lavoro ha sottratto  un congiunto ?

Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino e Bruno Santino,per trovare i loro nomi e cognomi sui giornali ho durato fatica, mentre invece abbonda tutto il resto del corredo.

Antidoti minoritari

Antidoti minoritari

Impegnata com’è a dar conto delle nascite di nuove formazioni,nuove ipotesi di riforme elettorali,nuove dichiarazioni e nuovi possibili scenari,la stampa ha quasi sorvolato sul rapporto annuale del Censis. Men che meno, se ne è accorta la Politica (antagonista,di governo, più o meno impegnata in assise , esecutivi e convegni ) che a fronte di espressioni forti ed allarmanti  che definiscono la società  poltiglia di massa impastata di pulsioni, emozioni, esperienze e, di conseguenza, particolarmente indifferente a fini e obiettivi di futuro, quindi ripiegata su se stessa, non ha fatto una piega incassando l’inevitabile conclusione e cioè che l’intera società civile non è migliore della sua politica e della sua economia.Ma non basta : il benessere piccoloborghese degli ultimi decenni ha creato un monstrum alchemicum che ci rende impotenti come ad una generale entropia.Tant’è.E mai come questa volta il linguaggio del Rapporto trova rispondenza nella sensazione diffusa di una deriva verso il peggio in ogni campo della vita sia individuale che collettiva. Ne’ è lecito sperare in antidoti poichè  – prosegue il Censis – l’offerta culturale e politica che oggi tiene banco è un’offerta taroccata dalla logica vuota degli schieramenti. L’unica cosa che si salva ,sempre secondo il Censis, in questa mucillagine oscura è il silenzioso boom di una minoranza industriale : cresce l’export manufatturiero,il fatturato delle imprese e il PIL, peccato però che tutto ciò non riesca a creare Sviluppo. Pertanto in una società così inconcludente appare difficile attendersi l’emergere di una qualsivoglia capacità o ripresa di sviluppo di massa, di “sviluppo di popolo” come si diceva una volta; e le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive, ovvero:

–  la minoranza che fa ricerca scientifica e innovazione tecnica è orientata all’avventura dell’uomo e alla sua potenzialità biologica;

–  la minoranza che, nella scia della minoranza industriale oggi rampante, fa avventura personale e sviluppo delle relazioni internazionali (si pensi ai giovani che studiano o lavorano all’estero, ai professionisti orientati ad esplorare nuovi mercati, agli operatori turistici di ogni tipo, ecc.);

–  la minoranza che ha compiuto un’opzione comunitaria, cioè ha scelto di vivere in realtà locali ad alta qualità della vita;

–  la minoranza che vive il rapporto con l’immigrazione come un rapporto capace di evolvere in termini di integrazione e coesione sociale;

–  la minoranza che si ostina a credere in una esperienza religio­sa insieme attenta alla persona e alla complessità dello sviluppo ai vari livelli;

– e le tante minoranze che hanno scelto l’appartenenza a strutture collettive (gruppi, movimenti, associazioni, sindacati, ecc.) come forma di nuova coesione sociale e di ricerca di senso della vita.

Si tratta senz’altro di una sfida faticosa, che le citate diverse minoranze dovranno verosimilmente gestire da sole. Ma sfida desiderabile, per continuare a crescere forse anche con un po’ di divertimento; sfida realistica, perché non si tratta di inventare nulla di nuovo ma di mettersi nel solco di modernità che pervade tutti i Paesi avanzati. Non so dire se una simile visione contenga la chiave per uscire dall’impasse,la sensazione piuttosto è che forse non rimanga altro da fare. Le piccole realtà virtuose e volenterose,vadano avanti comunque, da sole, incuranti della generale disgregazione, incoraggia il Censis…E’ possibile ? Nel frattempo la fiducia nella Politica sfiora i suoi livelli più bassi ne’ si può dar torto ai cittadini disinteressati ad un dibattito nazionale che non riesce a uscire fuori dalle secche dell’autoreferenzialità o da un Calendario dell’Iniziativa gestito esclusivamente dall’Emergenza – ieri la Sicurezza a fronte di un omicidio  oggi la Sicurezza sul Lavoro a fronte di altri , quasi novecento all’anno oramai, omicidi sul lavoro.Senza che, in nessuno dei due casi, pur negli strepiti emozionali, si riesca comunque a far altro che tappare una falla.

Il mestiere dell’avvocato (lealtà divisa)

Il mestiere dell’avvocato (lealtà divisa)

L’avvocato è una figura problematica. Perchè la sua lealtà è divisa tra il dovere di rispettare le leggi dello Stato e quello di difendere il proprio assistito.Qualunque siano le accuse. Eppure proprio per questo,l’avvocato è garanzia indispensabile di libertà.

Può sembrare un ossimoro che nasconde  chissà quali ambiguità ma praticare con rigore e dedizione la lealtà divisa, significa manifestare l’identità forte della professione di avvocato, un ruolo che solitamente viene interpretato come soldato del nemico più che che come garante della Giustizia.Eppure proprio l’avvocato che difende il colpevole è garanzia essenziale per il cittadino onesto. Finché l’avvocato è libero di scegliere il cliente che vuole, il cittadino che non ha commesso reati sa che qualsiasi cosa gli accada, in qualsiasi circostanza si trovi, potrà avere un difensore. La garanzia che il colpevole sia difeso rassicura l’innocente. E alimenta la democrazia.

L’avvocato necessario è un libro di Fulvio Gianaria e Alberto Mittone edito da Einaudi

Mi piace stare sola

Mi piace stare sola

Nello spazio entro i confini stabiliti,  tra  Moro  perchè non  moro  a Morirò d’amore,  si articola  l’esperienza artistica di Giuni Russo. Concetto questo assai bene espresso nel docufilm Giuni Russo. La sua figura, da madre Emanuela della madre di Dio,carmelitana scalza e amica di Giuni. In meno di venti brani scelti dall’intero repertorio (inclusa Un’ estate al mare e Smoke in your your eyes , dunque rispettando anche il versante apparentemente più commerciale ) montati in ordine  acronologico (ma ciascuna interpretazione contiene in sè una piccola cronologia essendo a sua volta, un collage di immagini di diversi concerti), questa pregevole iniziativa curata da Franco Battiato, ci racconta Giuni studiosa, autrice, sperimentatrice, cantante in cima alla hit per una sola stagione, tuttavia mai sottomessa alle regole di mercato, quindi Libera da tutti i lacci che soffocano creatività e talento e impediscono di essere davvero padroni della propria arte . E sola .Come si conviene a chi nella severità esistenziale trova il suo modo, il suo stile.

Giuni Russo la sua figura è un docufilm di Franco Battiato prodotto da Radiofandango

Lo spazio grande e il tempo lungo

Lo spazio grande e il tempo lungo

 

Alla fine del percorso, io voglio riconoscere al Pd il diritto a trovarsi gli alleati che vuole, ma voglio garantire a noi il diritto di tornare all’opposizione.

Supero con riluttanza la perplessità che mi suscita un Presidente della Camera alle prese con problemi di tattica e strategia politica.Ma se il mio modo di pensare è antiquato soprattutto nella convinzione che un maggiore rispetto delle Regole e dei Ruoli aiuti  non poco a districarsi nel caos schizofrenico di cui è preda la Politica, nondimeno Fausto Bertinotti,  nella sue esternazioni a Repubblica , esprime concetti superati, già dibattutti nel corso, oramai, dei secoli  dai socialisti prima e dai comunisti, con maggior sofferenza, dopo . E se è pur vero che nel nostro paese ,e non da un giorno , è in discussione l’esistenza stessa di quel soggetto politico, culturale e sociale che usiamo definire ” sinistra”, è altrettanto vero che garantirne l’autonomia e il futuro destinandola all’Opposizione, va al di là del riconoscimento di una sconfitta politica :  è la negazione stessa di ogni strategia, a meno che condannare la sinistra ad una posizione eternamente minoritaria non risponda, secondo Bertinotti , ad un criterio di utilità che al momento mi sfugge e che non evinco dal suo discorso.Ora il punto non è tanto di disporre o meno di quello spazio grande e tempo lungo del quale secondo la dinamica bertinottiana , necessita la costruzione del Disegno, piuttosto sventare il rischio che a forza di parlare di strategie, non si rimanga imbrigliati nelle tattiche.Quelle di sopravvivenza.Hic et nunc.